Salute mentale, campagna
contro i mezzi di contenzione
Verrà presentata ufficialmente il 21 gennaio 2016 a Roma la Campagna Nazionale per l’abolizione della contenzione “…e tu slegalo subito”. A partire dalla legge 180, cosiddetta “Legge Basaglia”, che prevedeva il superamento delle logiche manicomiali, passando per la più recente chiusura degli OPG (Ospedali Psichiatrici Giudiziari) per l’attivazione di strutture intermedie, si evidenzia sempre più la necessità continua di una revisione e riflessione continua sui temi della salute mentale.
Cosa intendiamo per mezzi di contenzione? Essi indicano un complesso di pratiche e strumenti atti a limitare la possibilità di movimento di un soggetto, tra cui letti di contenzione e fasce. La contenzione, a livello psichiatrico, viene utilizzata ancora oggi laddove si intravedano pericoli per la vita del paziente stesso o di chi vi è intorno, o a causa di una patologia psichica particolarmente grave, oppure ad esempio in alcuni casi di crisi d’astinenza da sostanze stupefacenti.
La pratica di contenzione interroga su numerosi aspetti di ordine tecnico, clinico, deontologico e giuridico. Infatti, la pratica coercitiva, andrebbe esercitata esclusivamente nella gestione, sottolineo momentanea, di momenti di crisi, relegandosi dunque a mera pratica d’emergenza, il che sarebbe comunque da ridiscutere secondo la possibilità di cogliere sul nascere eventuali peggioramenti e modularli contestualmente al trattamento del paziente.
Come evidenziato dal Comitato Nazionale per la Bioetica, “nel nostro Paese, in gran parte dei servizi psichiatrici ospedalieri di diagnosi e cura, la contenzione è pratica diffusa”. Diventa dunque “urgente è necessario un cambiamento radicale. Occorre che chi cura e chi è curato sia consapevole dei propri diritti, e li possa agire. Che una comunità informata e partecipe attraversi i luoghi della cura, riconoscendo ciò che accade alle persone nei momenti di maggiore fragilità e dolore. Non possiamo continuare a non interrogarci di fronte a quanto ogni giorno accade e denunciare, rifiutare, disubbidire”.
La pratica della contenzione si nasconde all’interno di quelli che dovrebbero essere i luoghi privilegiati di cura, che hanno rifiutato per propria natura, il retaggio di quella realtà manicomiale, che tuttavia rivive in queste misure, a cui dovrebbero fare invece posto buone pratiche dei servizi che non fanno uso della contenzione, ma che sanno iscriversi in una pensabilità nuova, e della malattia mentale, e del lavoro del personale all’interno delle strutture.
“Ottantasette ore”, tanto è durata la permanenza di Francesco Mastrogiovanni presso l’ospedale di San Luca, a Vallo della Lucania. Un documentario di Costanza Quatriglio, che racconta con crudo realismo il significato reale del termine contenzione, che nel caso di Mastrogiovanni ha portato alla morte, e che proprio per questo ci interroga sulla necessità di fare il possibile affinché ciò non accada più, affinché si possano ridiscutere i termini per una reale presa in carico del disagio psichico.
È possibile visionare e sottoscrivere l’appello “…e tu slegalo subito” scrivendo a: etuslegalosubito@gmail.com