Il computer che legge nel pensiero
funziona sette volte su dieci
Non è un indovino, ma un computer in grado di ‘leggere nel pensiero’. Analizzando l’attività cerebrale, può predire la frase a cui si sta pensando prima che venga pronunciata. E l’azzecca 7 volte su 10. Sembra fantascienza, ma in realtà un team di scienziati negli Usa ha già messo a punto il programma e sta continuando a lavorarci. Una tecnologia di questo tipo, spiega Andrew Anderson, il ricercatore dell’University of Rochester che sta guidando lo studio, potrebbe in futuro essere utilizzata per aiutare le persone colpite da ictus a comunicare. “Non ora, non il prossimo anno, ma questo filone di ricerca potrebbe essere utile per i pazienti che hanno problemi nella produzione del linguaggio, incluso chi ha avuto lesioni cerebrali di tipo traumatico”, sottolinea.
Intanto un primo studio è stato pubblicato sulla rivista ‘Cerebral Cortex’. Per mettere a punto il sistema gli scienziati hanno arruolato 14 volontari, hanno fatto leggere loro 240 frasi in silenzio e hanno utilizzato la risonanza magnetica funzionale per raccogliere dati sulla loro attività neurale. “Volevamo sapere se da un’intera frase possiamo filtrare quella che è la rappresentazione di una singola parola nel cervello” e se, una volta individuata, è possibile poi prevedere una nuova frase.
Il computer dunque cerca scansioni cerebrali per modelli distinti correlati alle parole e ‘impara’ a riconoscerle dall’attività neurale delle persone che leggono in silenzio. Poi, sulla base di questi dati, diventa in grado di predire le frasi che vengono pensate. “Abbiamo scoperto che possiamo prevedere modelli di attività cerebrale, pur non perfettamente”. La previsione è corretta “in media il 70%” delle volte. Secondo gli scienziati, questo studio permette progressi chiave verso la comprensione di come le informazioni sono rappresentate nel cervello.
“In primo luogo – dice Anderson – abbiamo introdotto un metodo per predire i modelli neurali di parole all’interno di frasi, un problema più complesso di quanto non sia stato affrontato da studi precedenti, quasi tutti focalizzati su singole parole. In secondo luogo, abbiamo ideato un nuovo approccio per mappare le caratteristiche semantiche di parole che poi abbiamo correlato a modelli di attività neurale”.
In pratica gli esperti stanno costruendo una sorta di ‘vocabolario neuronale’. E per prevedere i modelli di attività neurale associati a particolari parole, i ricercatori hanno utilizzato una vasta gamma di frasi (con parole in comune). Per esempio: “La macchina verde attraversò il ponte”, “La rivista era in macchina”, “L’incidente ha danneggiato la macchina gialla”. In questo caso, analizzando i dati della risonanza per identificare i modelli di attività neurale associata a tutte queste frasi, “stimiamo la rappresentazione della parola ‘macchina’”.
Poi c’è stato il lavoro sulla semantica condotto sulla base di un modello creato da un coautore dello studio, Jeffrey Binder (Medical College of Wisconsin), e sondando gli aspetti sensoriali, emozionali, sociali che una serie di parole hanno per le persone. “La forza dell’associazione di ogni parola con i suoi attributi ci ha permesso di stimare come i suoi significati verrebbero rappresentati nel cervello”, spiega l’autore senior Rajeev Raizada (Rochester University). In totale, 242 singole parole sono state valutate con ciascuno di 65 attributi.
(Fonte: Adnkronos)