Sport e Hiv, 120 mila infetti in Italia: si arriva tardi alla diagnosi
E’ ampiamente dimostrato come l’attività fisica regolare, insieme ad una corretta alimentazione, rappresentino un fattore di cruciale importanza per il mantenimento di un buono stato di salute, per la prevenzione di numerose patologie, in particolare quelle cardiovascolari o metaboliche.
SPORT E COINFEZIONI – Tutti aspetti di grande rilevanza nella popolazione generale ma di particolare importanza nelle persone Hiv-positive o coinfette per Hiv-Hcv (immunodeficenza umana ed epatite virale), in cui la presenza dell’infezione o gli effetti delle terapie possono diminuire la forza fisica, alterare le masse corporee, interferire sui livelli di colesterolo e trigliceridi nel sangue o sull’equilibrio psicologico e, più in generale, sulla qualità di vita.
Lo sport, come sinonimo di beneficio fisico, psichico e sociale ma anche come veicolo di sensibilizzazione alle problematiche legate alla terapia dell’Hiv è stato al centro dell’attenzione di una giornata dedicata alla prevenzione e retention in care “Science, Social and Sport for Hiv and Coinfections”, sabato scorso a Roma, organizzata sotto l’egida di Simit, Società Italiana di Malattie Infettive e tropicali, in collaborazione con i più autorevoli clinici e ricercatori italiani, le Associazioni di Pazienti, il mondo dello sport. Ma si parlerà di Hiv e coinfezioni anche durante il XV Congresso Nazionale Simit, a Baveno, nei giorni 16-19 ottobre.
I NUMERI DELL’HIV – “Un evento che pone il paziente al centro dell’attenzione perché in Italia ci sono almeno 120mila persone che vivono con il virus HIV, di cui circa il 30% sono coinfette anche per Hcv e perché, ancora oggi, si registrano ogni anno circa 4mila nuove infezioni da Hiv con una crescita costante nella popolazione più giovane, soprattutto tra gli omosessuali”, sottolinea Antonio Chirianni, Presidente della Simit.
“Si è meno spaventati dal rischio di trasmissione o dalla mortalità della malattia, non si adottano misure preventive per via di una ridotta attenzione da parte della popolazione alla trasmissione di questa infezione e ancora una parte limitata della popolazione effettua il test anti Hiv – prosegue Antonella Cingolani – Ricercatore Specialista infettivologa Università Cattolica Roma – Questo ha una valenza sia in termini individuali in quanto circa il 50% dei pazienti che seguiamo nei centri clinici italiani arrivano alla diagnosi in fase avanzata, sia in termini di popolazione in quanto le persone che sono inconsapevoli di avere contratto il virus tendono a non proteggersi e quindi a trasmettere il virus stesso”.
I BENEFICI DELLO SPORT – Recenti studi hanno dimostrato che una regolare attività fisica nelle persone con HIV e con coinfezioni migliora la qualità della vita. Tra i benefici fisici si annoverano un miglioramento del funzionamento del cuore e dei polmoni, il rinforzamento della massa muscolare e ossea, una maggiore resistenza alla fatica, una maggiore coordinazione e flessibilità dei movimenti, un miglioramento del sistema digestivo e, di conseguenza, migliore assorbimento dei farmaci.
Tra quelli psicologici, va sottolineata la liberazione di sostanze cerebrali, chiamate endorfine, utili a combattere la depressione, un migliore controllo dello stress e dello stato d’ansia, una migliore organizzazione del tempo e maggiore motivazione quotidiana. Di conseguenza, lo sport è importante anche da un punto di vista sociale, perché consente la conoscenza di un nuovo contesto sociale, nonché la possibilità di fare gruppo senza sentirsi svantaggiati.