Il 70% degli italiani si sente bene,
meno soddisfatte le donne
Gli italiani si sentono bene. Il 70,1% dà un giudizio positivo sul proprio stato di salute, in linea con l’anno precedente. I più soddisfatti sono gli uomini, il 73,9% rispetto al 66,4% delle donne. Questa la fotografia scattata dall’Annuario statistico italiano 2016 dell’Istat, diffuso nei giorni scorsi.
A parità di età, già dai 45 anni il gentil sesso appare svantaggiato, ma le differenze maggiori si hanno tra i 60 e i 64 anni, quando si considera in buona salute il 58,3% degli uomini contro il 49,7% delle donne, e i 75 anni e oltre (28,7% contro 20,9%). Sul podio Bolzano (84,5%), Trento (78,5%) ed Emilia-Romagna (73,5%), mentre per stato di salute non brillano Calabria (62,1%) e Sardegna (63,0%), in coda. In generale, il 39,1% degli italiani dichiara di soffrire di almeno una fra le 15 patologie croniche più diffuse, in lieve aumento rispetto al 2015 (+0,8%). I disturbi prevalenti sono l’ipertensione (17,4%), l’artrosi/artrite (15,9%), le malattie allergiche (10,7%), l’osteoporosi (7,6%), la bronchite cronica e l’asma bronchiale (5,8%) e il diabete (5,3%).
Poi, il fumo. Si è fermato il declino del vizio: nel 2016 si dichiara fumatore il 19,8% della popolazione over 14, contro il 19,5% nel 2014 e il 20,9% nel 2013. Fuma un giovane su 3.
Secondo l’Istat, inoltre, gli italiani rimangono fedeli al pranzo in casa. Anche quest’anno il pasto di mezzogiorno si conferma come quello principale, consumato fra le mura domestiche in oltre 7 casi su 10. La quota più bassa di chi pranza a domicilio si registra tra gli uomini di 35-44 anni (48,9%).
Confermato anche un alto gradimento del Belpaese per la prima colazione. La consuetudine di farla, e bene, è diffusa e stabile nel tempo: circa 8 connazionali su 10 abbinano al caffè o al tè alimenti nutrienti come latte, biscotti, pane. Un comportamento salutare più diffuso fra le donne (84,6%) che tra gli uomini (78,6%).
Tende a stabilizzarsi, inoltre, il numero di ricoveri in Italia. Secondo l’Istat, nel 2014 le dimissioni ospedaliere per acuti (escluse riabilitazione e lungodegenza) in regime ordinario e in Day hospital sono state 8.682.042, pari a 1.428 dimissioni ogni 10 mila residenti, riferisce l’Istituto. Prosegue la diminuzione dei ricoveri, sebbene con ritmi decrescenti: -5% tra il 2010 e il 2011 e tra il 2011 e il 2012; -4,3% tra il 2012 e il 2013; -3,3% tra il 2013 e il 2014.
“Il sistema ospedaliero – commenta l’Istat – dopo un lungo periodo di riorganizzazione che ha portato a deospedalizzare i casi meno gravi e quelli che potevano essere presi in carico dalle strutture sanitarie territoriali, tende ad una stabilizzazione del numero di ricoveri, anche considerando il progressivo invecchiamento della popolazione che pone un freno ad un ulteriore calo della ospedalizzazione”.
(Fonte: Adnkronos)