Studio dell'Isafom-Cnr di Cosenza

La ricerca: possibili tracce
di microbi nelle rocce di Marte

di oggisalute | 15 gennaio 2017 | pubblicato in Attualità
marte

Possibili tracce di microbi nelle rocce marziane. Uno studio dell’Isafom-Cnr di Cosenza, pubblicato sull”International Journal of Astrobiology’, mette in evidenza affinità strutturali tra le microbialiti terrestri (rocce di origine batterica) e i sedimenti marziani, non solo sul piano microscopico, ma anche macroscopico e mesoscopico.

La ricerca, condotta da Nicola Cantasano e Vincenzo Rizzo dell’Istituto per i sistemi agricoli e forestali del Mediterraneo del Cnr di Cosenza (Isafom-Cnr), è basata sullo studio sistematico delle fotografie delle rocce marziane scattate dai rover Opportunity, Spirit e Curiosity, rilevando analogie non solo con le strutture delle microbialiti terrestri alle diverse scale dimensionali, ma anche nelle tracce attribuibili alla produzione batterica di gas e di gelatine adesive altamente plastiche.

“Attestato già nel 2009 che le lamine sub-millimetriche dei sedimenti marziani e le cosiddette Blueberry (sferule ematitiche di dimensioni millimetriche) non erano omogenee, ma costituite da aggregazioni strutturali di grumi e microsferule più piccole, i primi studi si erano concentrati sulla morfologia delle singole microstrutture, individuando altre interessanti aggregazioni, quali polisferule, filamenti e filamenti intrecciati di microsferule”, spiega Cantasano.

“L’attenzione si è poi spostata sulla dislocazione di tali microstrutture sul piano di osservazione – prosegue – la tessitura delle immagini è infatti una sorta di marker genetico che dipende dall’ambiente di sedimentazione e dalla attività batterica. Tale analisi, eseguita su un gruppo di circa 40 coppie di immagini sia dei rover che di microbialiti museali, ha evidenziato l’esistenza di interessanti trame a filamenti intrecciati, con forti parallelismi morfologici alla stessa scala”.

“Tuttavia, poiché le strutture a scala meso e macroscopica sono considerate discriminanti per il riconoscimento di tali rocce, nello studio attuale l’analisi microscopica è stata integrata da osservazioni sistematiche a scala maggiore. La quantità, la varietà e la specificità dei dati raccolti accreditano per la prima volta, in modo consistente, che le analogie non possono essere considerate semplici coincidenze”, conclude Cantasano.

(Fonte: Adnkronos)

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