La birra, un bicchiere di salute:
ecco tutte le sue proprietà
Amata già dagli antichi Sumeri, la birra è una delle bevande più antiche prodotte dall’uomo. La sua scoperta, circa 4000 anni fa, è ancora avvolta nel mistero, sembra sia avvenuta in modo fortuito facendo fermentare l’orzo contenuto nel pane comune.
La sua fama non è diminuita nel corso dei secoli arrivando a noi attraverso il medioevo, periodo in cui la ricetta base con malto d’orzo e cereali si arricchisce introducendo un nuovo componente: il luppolo (Humus lupulus). Questo ingrediente non è solo responsabile del sapore amaro della birra ma è una vera e propria riserva di antiossidanti tra cui spiccano gli acidi amari ed i flavonoidi(o bio-flavonoidi) appartenenti alla grande famiglia dei polifenoli.
Lo Xantumolo è il principale flavonoide finora studiato prodotto dalle ghiandole che si sviluppano nelle inflorescenze femminili della pianta del luppolo. I componenti dello Xantumolo sono stati più volte testati quali antinfiammatori epatici e modulatori cellulari in caso di stress. Un noto studio nordeuropeo ha recentemente misurato la risposta allo stress in adulti consumatori abituali di birra rispetto ai non consumatori. I risultati hanno confermato che i livelli plasmatici di alcuni importanti elementi infiammatori, come le interleuchine, sono rimasti bassi durante il periodo di defaticamento dopo il consumo di birra rispetto ad un’altra bibita analcolica.
I bassi livelli di ormoni dello stress come cortisolo e corticotropina hanno dato un’ulteriore dimostrazione positiva rispetto al recupero dello stress endocrino. Il composto biochimico dello Xantumolo non è il solo flavonoide ad aver destato interesse. La PrenylNaringenina è stata da poco identificata come uno dei più potenti fitoestrogeni finora conosciuti. Similmente allo Xantumolo la Naringenina viene metabolizzata dal nostro organismo grazie alla flora batterica intestinale e può rappresentare un valido coadiuvante nell’alleviare i sintomi menopausali. Sull’onda delle prime conferme si sono susseguite ulteriori ricerche sui flavonoidi della birra quali fattori di prevenzione nelle malattie neurodegenerative, grazie all’attivazione di molecole neuronali, e fattori di prevenzione delle patologie cardiovascolari. In quest’ultimo caso si è osservata una curiosa conferma: i benefici sono stati osservati anche negli individui astemi!
Un consumo moderato di birra in età adulta apporta, quindi, un elevato potenziale antiossidante unito ad un basso apporto calorico che le permette di essere parte integrante della nostra pluri-premiata dieta mediterranea dichiarata dall’Unesco patrimonio culturale dell’umanità.
Esistono varie tipologie di birra che possiamo classificare essenzialmente in due grandi categorie: la prima comprende le Ale, birre ad elevata fermentazione legate alla formula produttiva antica, la seconda include le Lager a bassa fermentazione prodotte con una modalità più recente. La diversità tra le due è data dalla risalita a galla del lievito, nelle birre ad elevata fermentazione, rispetto a quelle caratterizzate da bassa fermentazione in cui il lievito ristagna sul fondo dei contenitori. L’agente lievitante utilizzato ed i trattamenti a cui è sottoposto sono ulteriori indici di qualità e proprietà antiossidanti della birra.
Sappiamo, infatti, che il lievito migliore per la produzione di una buona birra è il Saccharomyces cerevisiae . Durante la fermentazione ed il successivo imbottigliamento questo componente lega molti dei polifenoli antiossidanti benefici che abbiamo citato prima. Se nella produzione vengono utilizzati pesticidi o fungicidi per trattare l’orzo, l’attività metabolica del lievito viene compromessa e con essa la quantità e qualità di antiossidanti presenti.
Ultimo importante fattore qualitativo è rappresentato dalla procedura di imbottigliamento legata alle scelte commerciali delle industrie alimentari. Una maggiore limpidezza della birra non è sempre sinonimo di qualità. Per ottenere una bevanda più nitida alcune industrie introducono agenti di sintesi o gelatine schiarenti come la carragenina che, legandosi al lievito durante la fermentazione, catturano una grande quantità di polifenoli antiossidanti, in parte responsabili della torbidità della bevanda, facendo così abbassare le proprietà nutritive. La scelta della birra migliore da consumare non è,dunque, così scontata! Occhio all’etichetta, quindi, controllate la presenza del lievito migliore (Saccharomyces cerevisiae), l’utilizzo di un malto possibilmente d’origine biologica e dell’assoluta assenza di gelatine (sigla E407) o simili.