Epatite A, epidemia in 13 paesi
fra cui l’Italia: 179 casi in 8 mesi
Epidemia di epatite A in 13 Paesi europei, fra cui l’Italia. Tra giugno 2016 e febbraio 2017 sono stati segnalati in Europa 179 casi di epatite A (Hav) associati a tre differenti ceppi di virus di genotipo IA. Lo riferisce l’Istituto superiore di sanità, ricordando che il 23 febbraio è stato pubblicato il documento di valutazione del rischio dell’European Centre for Disease Prevention and Control (Ecdc).
L’Iss e i Servizi di prevenzione regionale “sono in prima linea nelle indagini epidemiologiche e virologiche sul territorio italiano. I ricercatori dell’Iss, impegnati nelle indagini in Italia, partecipano ad un gruppo di lavoro internazionale che include esperti del settore, con l’incarico di analizzare l’epidemia di epatite A nei diversi Paesi europei”, ricorda l’Istituto. Ebbene, l’infezione è stata osservata prevalentemente in uomini che hanno rapporti sessuali con uomini (Msm). “L’entità dei focolai è con buona probabilità sottovalutata, poiché i casi segnalati si riferiscono solo a persone che si rivolgono alle strutture sanitarie e per i quali il ceppo virale è stato definito”.
In Italia la presenza dei ceppi epidemici è stata confermata in 69 casi di epatite A, segnalati tra agosto 2016 e febbraio 2017. I pazienti provengono da 9 regioni, nell’87% dei casi sono maschi e, tra quelli che hanno risposto al questionario epidemiologico, il 68% dichiara di avere rapporti con altri uomini. La comunicazione del rischio e la vaccinazione rappresentano due strumenti efficaci per il controllo dell’epidemia, aggiunge l’Iss che pubblica sul sito un approfondimento sull’epatite A.
“In genere – scrivono gli esperti – il contagio avviene per contatto diretto da persona a persona o attraverso il consumo di acqua o di alcuni cibi (crudi o non cotti a sufficienza) contaminati dal virus. Nei Paesi europei si sono verificati negli ultimi anni alcuni focolai, principalmente tra adulti Msm (uomini che hanno rapporti sessuali con uomini). In questi casi, la trasmissione del virus può avvenire attraverso il contatto anale e oro-anale, se praticato in assenza di misure di protezione”.
Molto spesso la malattia decorre in maniera asintomatica, soprattutto nel corso di epidemie e nei bambini. L’epatite A, dopo un periodo di incubazione di 15-45 giorni dall’infezione, si manifesta con la comparsa di inappetenza, malessere generale, febbre e nausea. Dopo qualche giorno compare l’ittero, cioè la presenza di colorito giallognolo della pelle e delle sclere (la parte bianca dell’occhio) e delle mucose, dovuto all’aumentata concentrazione di bilirubina nel sangue a causa della diminuita funzionalità del fegato. La malattia ha generalmente un’evoluzione benigna, dura dalle 2 alle 10 settimane, in rari casi si possono avere ricadute con decorsi più lunghi. L’infezione conferisce un’immunità permanente. Non cronicizza mai.
Esiste un vaccino che protegge da questo tipo di infezione, altamente efficace e ben tollerato. La protezione si raggiunge già dopo 14-21 giorni dalla prima dose, è quindi molto importante per proteggere rapidamente persone venute in contatto con un soggetto affetto da epatite A o persone in procinto di recarsi all’estero in Paesi a rischio. Una seconda dose a distanza di 6-12 mesi dalla prima ne prolunga l’efficacia protettiva, fornendo una protezione per un periodo di 10-20 anni. Come indicato nel Piano di prevenzione vaccinale 2017-2019, la vaccinazione è raccomandata nei soggetti a rischio, fra cui: coloro che sono affetti da malattie epatiche croniche, coloro che viaggiano in Paesi dove l’epatite A è endemica, coloro che lavorano nei laboratori dove ci può essere contatto con il virus, gli uomini che hanno rapporti sessuali con uomini, i soggetti che fanno uso di droghe e i contatti familiari di soggetti con epatite A in atto.
(Fonte: Adnkronos)