“Violenta dottoressa della guardia medica”, arrestato 26enne
Una dottoressa di turno alla guardia medica di Trecastagni, nel Catanese, è stata aggredita e violentata da un 26enne arrestato dai carabinieri di Acireale. La procura di Catania ha aperto una inchiesta. Il giovane sarebbe entrato con la scusa di farsi curare. Sarebbe invece andato in escandescenze, danneggiando arredi della stanza, e poi sequestrando e violentando la dottoressa che era in servizio.
Un passante sentendo urla di donna provenire dalla guardia medica ha avvisato i carabinieri che sono subiti intervenuti. La dottoressa, che sarebbe riuscita a fuggire, è stata soccorsa da militari che hanno fatto irruzione nella guardia medica e arrestato il 26enne.
Sulla vicenda è intervenuta la presidente della Federazione degli Ordini dei medici (Fnomceo), Roberta Chersevani. “Contro le aggressioni ai camici bianchi – ha detto – “perché non spostare le guardie mediche all’interno delle stazioni dei carabinieri, che sono capillari sul territorio, o delle postazioni di polizia? Lancio una proposta, valutiamone la fattibilità. Non occorrono attrezzature sofisticate, è sufficiente quella di un normale ambulatorio”.
“È finito il tempo delle parole, delle dichiarazioni d’intenti e di vicinanza – dice la presidente – è finita anche quell’inclinazione, naturale per un medico, di comprendere le ragioni, le paure, gli istinti del paziente, persino quando, spaventato da una diagnosi o dalla malattia, diventa aggressivo. Quello che è successo a Catania, e non si tratta purtroppo di un caso isolato, ha ucciso ogni sentimento di comprensione: qui non si tratta di aggressività, ma di violenza gratuita; qui non si tratta di pazienti, ma di delinquenti; qui non si tratta di prendere provvedimenti sul caso specifico, ma di ridisegnare, con interventi strutturali e di sistema, l’intero servizio di guardia medica e di mettere finalmente in sicurezza i nostri professionisti”.
“Dobbiamo renderci conto che l’assistenza sanitaria è sempre più nelle mani delle donne: non possiamo lasciarle sole, non possiamo permettere che vadano al lavoro con la paura di essere picchiate, violentate, massacrate. Le farmacie notturne possono prestare il loro servizio a porte chiuse. Un medico no, ha bisogno di contiguità con il paziente. Per questo dobbiamo agire sugli ambienti di lavoro, rendere i contesti più protetti, ponendoli in luoghi presidiati, dove ci sia altra gente – sottolinea Chersevani – Lo stress di un’aggressione ti resta addosso per sempre. Questa collega, quando si troverà di fronte un paziente, lo vedrà sempre come un potenziale aggressore e questo toglierà serenità, aumenterà la fretta e il rischio di sbagliare. Dobbiamo agire subito: se salta la fiducia, la relazione di cura, salta non solo il servizio di guardia medica, che sarà sempre più disertato, ma tutto il sistema sanitario”.
(Fonte: Adnkronos)