Osteoporosi, ossa fragili
per un uomo over 50 su cinque
“Su 1.000 densitometrie ossee più di 900 sono su donne, ma anche gli uomini soffrono di osteoporosi, anche se spesso non lo sanno”. A spiegarlo all’AdnKronos Salute è Carlo Foresta, ordinario di Endocrinologia all’Università degli Studi di Padova, in occasione di un convegno sull’osteoporosi maschile, “malattia subdola caratterizzata dal deterioramento della qualità dell’osso: la sua prima manifestazione è spesso caratterizzata da una frattura”, avverte l’esperto. Ebbene, “anche l’uomo può manifestare l’osteoporosi, e infatti dopo i 50 anni uno su 5 risulta esserne affetto. Ma pochissimi lo sanno”.
Per diagnosticare la presenza di osteoporosi ci si avvale della densitometria o dell’esame della mineralometria ossea computerizzata (la Moc), indagine che viene effettuata come screening nelle donne in menopausa. “Anche l’uomo può manifestare l’osteoporosi – ribadisce Foresta – tuttavia non esiste nell’immaginario degli uomini e dei medici un’attenzione alla ricerca di questa patologia, tanto che di tutte le densitometrie effettuate in Italia, oltre il 90% è appannaggio delle donne”.
Lo studio ‘Amos’, nell’ambito del progetto di screening dell’osteoporosi maschile condotto a Padova dalla Fondazione Foresta Onlus in collaborazione con l’azienda ospedaliera di Padova, Ulss 6 e Cnr, ha dimostrato che su 300 soggetti ultrasessantenni, il 38% manifesta una riduzione della densità dell’osso (osteopenia, osteoporosi). Ma soltanto il 9% di questi uomini ne era a conoscenza, per aver eseguito un’indagine densitometrica in precedenza.
Dallo studio emerge inoltre che i fattori di rischio più evidenti per lo sviluppo dell’osteoporosi maschile sono l’obesità e l’ipogonadismo (ridotta produzione di testosterone). “Negli ultrasessantenni alle prese con la condizione clinica definita andropausa – sottolinea Foresta – si verifica una riduzione dei livelli di testosterone. La sintomatologia associata alla deficienza di questo ormone si confonde molto con la comune sensazione di ‘essere anziani’, pertanto la diagnosi di ipogonadismo nell’adulto viene rilevata molto raramente”.
La conseguenza della mancata individuazione di bassi livelli di testosterone comporta, tra l’altro, l’assenza di una valutazione della struttura dello scheletro, e quindi la mancata rilevazione dei segni di osteoporosi. Nella donna, invece, dopo la menopausa lo screening per l’osteoporosi è considerato routinario e diffuso. “E’ assolutamente necessario che anche gli uomini dopo i 60 anni si sottopongano a questa valutazione, soprattutto in presenza di segni clinici di questa patologia”, raccomanda l’esperto.
Le conclusioni dello studio suggeriscono una maggiore attenzione alla sintomatologia dell’ultrasessantenne, per cogliere i segni clinici dell’anziano che, se suggeriscono la presenza di andropausa, dovrebbero prevedere il dosaggio del testosterone. I ridotti livelli di testosterone sono un fattore di rischio molto importante per l’osteoporosi, pertanto in questi casi è opportuno approfondire con l’esecuzione della densitometria ossea.
(Fonte: Adnkronos)