Gestire ansia e depressione,
vademecum dell’esperto
Sono oltre 300 milioni le persone che soffrono di depressione nel mondo, e molte di queste hanno anche sintomi di ansia. È quanto emerge dai recenti dati dell’Organizzazione mondiale della sanità, che mettono in evidenza come questi problemi siano molto diffusi, ma anche che, solo in un terzo dei casi, coloro che ne soffrono riescono ad arrivare a una diagnosi e a ottenere una terapia appropriata. Di ansia e depressione si parla ancora troppo poco, e per questo motivo lo scorso 7 aprile l’Oms ha dedicato la Giornata mondiale della salute proprio alla depressione, con lo slogan: “Let’s talk”, “parliamone”. Esattamente quello che chi soffre di questi disturbi ha difficoltà a fare, come emerge dall’inchiesta che Altroconsumo ha realizzato per ‘Diritti in Salute’, il progetto nato dalla collaborazione con Acu, Associazione consumatori utenti, e finanziato dal ministero dello Sviluppo economico per dare una risposta ai dubbi più comuni in materia sanitaria.
Altroconsumo ha sottoposto un questionario a un campione di più di 1.000 persone tra i 20 e i 74 anni equamente distribuite nella penisola. Le risposte fotografano uno scenario in cui circa il 10% dei partecipanti dichiara di avere o avere avuto una depressione importante, e il 28% riporta la presenza di sintomi di ansia da moderata a severa. Inoltre, il 47% di coloro che hanno sofferto di problemi di ansia o depressione durante gli ultimi 12 mesi non ha seguito alcun trattamento/terapia, convinti che potessero “passare da sé”, oppure spaventati all’idea di doverne parlare con qualcuno.
“Infatti – osservano da Altroconsumo – la sensazione che più spesso si accompagna a questi disturbi, che finisce in realtà per esserne uno dei principali sintomi, è il senso di colpa, la convinzione di essere sbagliati, di mancare di qualcosa, per esempio del coraggio e della forza d’animo che tutti gli altri intorno sembrano avere. Così, spesso si vivono gli episodi depressivi e i disturbi d’ansia, come per esempio gli attacchi di panico o le fobie sociali, in una solitudine che si può fare più profonda mano a mano che i sintomi peggiorano, rendendo più difficile andare nel mondo, interagire con gli altri, continuare ad avere una ‘vita normale'”.
Ma come si riconoscono ansia e depressione? “La depressione di rilievo clinico non è l’essere giù di umore, quello è solo un sintomo e non è l’unico – spiega Armando D’Agostino, psichiatra e ricercatore dell’Università degli Studi di Milano – La depressione è una sindrome con un corteo di segni e sintomi, che vanno dai problemi della sfera del sonno a problemi di appetito, difficoltà nel regolare le emozioni, difficoltà nella sfera del piacere, del desiderio, dell’iniziativa. E naturalmente i disturbi di ansia, che spesso si accompagnano agli altri sintomi depressivi”.
“Infine – prosegue – ci sono il senso di colpa e la tendenza all’autosvalutazione. Per arrivare a una diagnosi di depressione di ordine clinico diversi sintomi devono presentarsi insieme per un periodo di almeno qualche settimana e devono essere tali da limitare la persona nelle sue attività quotidiane. Un segnale molto efficace della presenza della malattia è una chiara discontinuità rispetto al proprio normale modo di essere”.
Per valutare la presenza di ansia o depressione nel campione di persone coinvolte nell’inchiesta – spiega Altroconsumo – all’interno del questionario non c’erano solo domande che chiedevano di descrivere il proprio stato soggettivamente, ma anche una serie di quesiti standard che consentivano una valutazione più oggettiva della presenza di questi disturbi. Circa il 20% di coloro che sostenevano di non aver fatto esperienza di ansia e depressione presentava però sintomi comportamentali di uno dei disturbi, riscontrati con il questionario oggettivo.
“Per quanto le risposte a questo questionario non bastino a diagnosticare la depressione o l’ansia – puntualizza l’Associazione -sicuramente sono strumenti che aiutano la diagnosi e che ci dicono qualcosa sul reale stato di salute mentale della persona. Quindi, oltre ai tanti che soffrono di ansia e depressione ma non vogliono parlarne, si può ipotizzare che vi sia anche una quota di persone che non sono consapevoli di avere un problema”.
Dall’indagine emerge inoltre come chi è ansioso sia facilmente anche depresso e viceversa. “Ansia e depressione – sottolineano da Altroconsumo – non conoscono distinzioni di età, di genere, di credo religioso o livello di istruzione: colpiscono tutti più o meno allo stesso modo. La variabile più fortemente associata a un alto indice di ansia e depressione sono le difficoltà economiche. I più sereni sono coloro che dichiarano di avere una situazione economica ‘confortevole’ e hanno più di 60 anni, non a caso una generazione che può vantare una situazione reddituale assai più stabile rispetto ai quarantenni, o ai millennial”.
Chi soffre di disturbi d’ansia e depressione spesso paga un prezzo altissimo nella vita di tutti i giorni: per il 47% degli intervistati l’impatto sulla qualità della vita è stato molto forte, il 72% sostiene che ne ha compromesso letteralmente la funzionalità, sul lavoro, nella vita familiare e sociale. Emerge una più forte associazione tra depressione e ansia con il fumo e il consumo di alcolici, e una più bassa con l’attività fisica e una dieta sana. “Questo peraltro – precisano da Altroconsumo – non prova necessariamente che fumare faccia venire l’ansia o correre protegga dalla depressione”.
La prevenzione è possibile? “Chi ha già avuto un episodio depressivo può imparare a riconoscere eventuali peggioramenti e anticipare un nuovo episodio ricorrendo per tempo ai giusti strumenti terapeutici – ricorda lo psichiatra – Nelle forme lievi può bastare anche solo un intervento psicologico ben strutturato, le forme da moderata a severa richiedono di solito un trattamento combinato con terapia farmacologica e terapia psicologica”.
Per la prevenzione primaria non ci sono evidenze chiare, “comunque è preferibile mantenere stili di vita sani, una dieta equilibrata, fare esercizio fisico regolare e avere una buona rete socio-relazionale: sapere con chi parlare quando si hanno delle difficoltà; la verità è che esiste una predisposizione – sostiene D’Agostino – e che noi tutti abbiamo una diversa soglia di vulnerabilità”. Chi è predisposto a sviluppare disturbi di questo tipo ha un soglia più bassa e può bastare uno stimolo leggero per scatenare gli episodi. “La maggior parte degli episodi guarisce – rassicura comunque D’Agostino – e la persona riesce a tornare alla normalità ed essere quella di prima”.
(Fonte: Adnkronos)