Sindrome “hikikomori” anche in Italia:
120 mila giovani si isolano dal mondo
Timidezza, fragilità, passione per le tecnologie e contatti sociali sempre più rarefatti. Molti giovanissimi ormai si staccano con fatica da computer e smartphone, e alcuni arrivano a stare con gli occhi incollati allo schermo addirittura 16-18 ore. Cominciano così a scambiare il giorno con la notte, ad abbandonare studi e amicizie, finché scatta una vera e propria ‘sindrome da ritiro sociale’ e si corre il rischio di diventare hikikomori, da hiki ‘ritiro’ e komori ‘essere rinchiuso’. Proprio come, secondo le stime, 120 mila giovanissimi italiani.
A raccontare l’incubo di ogni genitore, un incubo che ha un nome giapponese perché il fenomeno è iniziato lì, è Anna Maria Caresta, che in ‘Generazione hikikomori. Isolarsi dal mondo, tra web e manga’ (Castelvecchi) analizza gli hikikomori anche in Italia. Il libro è un viaggio alla scoperta delle persone, dai 12 ai 40 anni, che si sono tagliate fuori dal mondo e vivono in casa prigioniere di se stesse. In Giappone, dove il disagio si è inizialmente diffuso, gli autoreclusi sarebbero almeno un milione; in Italia si stima che i ritirati sociali siano ormai appunto circa 120mila, tra i 12 e i 26 anni.
Caresta ha intervistato sia gli hikikomori giapponesi sia gli operatori sanitari che li prendono in carico, incontrando anche i medici che in Italia si occupano di questo male ormai senza più confini. Così scopriamo che in Giappone questi disturbi riguardano sia adolescenti che persone sulla soglia dei 40 anni. I primi iniziano con l’abbandonare la scuola, i 40enni iniziano con disagi e problemi sul lavoro, per poi ritirarsi da ogni attività produttiva.
Ma scopriamo anche il potere della luce, le strategie adottate in Giappone per aiutare queste persone. E un mondo di ordine, regole, ciliegi in fiore e soprattutto manga e anime, che possono essere importantissimi per gli hikikomori, anche perché questi giovani hanno rapporti inconsistenti con coetanei e adulti. Una passione, quella per i fumetti e i cartoni giapponesi, che forse può fornire degli elementi per ritrovare e recuperare alla vita i ‘ritirati dal mondo’.
(Fonte: Adnkronos)