La riscoperta di Santa Ildegarda,
la scienza testa i suoi rimedi
C’è una forza vitale che unisce l’uomo alla natura in ogni sua espressione, “un’energia suprema e fiammeggiante” che li percorre insieme come una ‘scossa verde’ fra corpo, anima e creato. Si chiama Viriditas: se la perdi ti ammali, se la ritrovi guarisci. Si può riassumere così il pensiero di Ildegarda di Bingen, badessa benedettina tedesca vissuta a cavallo fra il 1000 e il 1100, Santa e Dottore della Chiesa. Figura eclettica, ispirata fin da bambina da visioni mistiche che diceva “non del cuore o della mente, ma dell’anima”, fu consigliera di Papi e imperatori e lasciò scritti sugli argomenti più svariati. Musica, arte, lingua, scienze naturali, medicina. Campo in cui oggi, a distanza di quasi 9 secoli, viene riscoperta come “l’antesignana delle moderne terapie integrate”.
Basta lanciare una ricerca su Amazon e si ottengono oltre 2 mila risultati per la voce Hildegard von Bingen; più di 80 se il nome della monaca viene digitato in italiano sulla versione ‘tricolore’ del sito. Ce n’è un po’ per tutti i gusti: libri, film, cd su Ildegarda teologa, profetessa, poetessa, artista, ambientalista, filosofa, filologa, naturalista, guaritrice e tanto altro ancora. L’interesse è storico o speculativo per alcuni e di sostanza per altri, perché non manca chi dell’amore per la Santa ne ha fatto un mestiere. Il suo nome è Sabrina Melino, 48 anni il prossimo giugno, una carriera in Big Pharma dopo la laurea in Chimica e tecnologia farmaceutiche. Poi una decina d’anni fa un momento di crisi personale, l’incontro con Ildegarda e l’inizio di una nuova vita da imprenditrice. Missione: interpretare le ricette medioevali dalla badessa e trasformarle in rimedi del Duemila.
Sabrina è fondatrice e titolare dell’Officina medicamentaria Thesaura Naturae, quartier generale a Stresa sulle rive del Lago Maggiore, in catalogo 39 integratori alimentari e cosmetici: 12 formulati seguendo passo passo le indicazioni messe nero su bianco da Santa Ildegarda, 27 comunque fedeli ai suoi testi. La ‘manager ildegardiana’ racconta la sua avventura all’AdnKronos Salute. Una sfida che ha attirato l’attenzione della scienza: “Un team dell’università Sapienza di Roma – annuncia – si è detto disponibile a testare i miei rimedi”. A guidarlo è l’oncologo Mariano Bizzarri del Dipartimento di medicina sperimentale dell’ateneo capitolino, dove dirige il Systems Biology Group Lab. Ildegarda, spiega l’esperto, ci lascia “un ‘tesoretto’ che mette in relazione le proprietà di molte piante con l’osservazione delle loro funzioni sull’organismo”. E ci dice che il nostro corpo va visto come “un insieme, un’integrazione di funzioni, senza dimenticare che esiste anche un altro fattore imprescindibile: la mente”.
Sabrina, originaria di Somma Lombarda in provincia di Varese, sognava il camice bianco già da bambina. “Avevo 5 anni – ricorda – quando una sera dissi a mio padre che da grande avrei fatto il medico”. Con questo proposito si diploma al liceo classico e poi si iscrive all’università Statale di Milano, dove a un certo punto decide di virare verso la chimica e si laurea in Ctf. “Una scelta di cui non mi sono mai pentita” e che l’ha portata a incarichi in diverse multinazionali del farmaco, settore marketing e vendite, e a un ruolo istituzionale in Regione Lombardia. “Io però mi vedevo manager e così intanto ho fatto l’Mba in Bocconi”. Master in Business Administration, 2 anni e mezzo di lezioni serali dopo l’ufficio perché “non potevo permettermi una pausa”. Era il primo passo verso una nuova vita.
La svolta arriva fra il 2007 e il 2008, con “un momento di crisi profonda come avviene in tutte le grandi trasformazioni”, quando si cade e ci si rialza diversi. “La realtà in cui mi muovevo non era più in sintonia con me e sentivo il bisogno di ascoltarmi per capire dove andare”, confida Sabrina. La via della rinascita è stata piena incontri speciali, “di pochi attimi o per sempre”: uno psicanalista junghiano, una terapista ayurvedica, un’imprenditrice filantropa pluridecorata, la badessa di un’isola in mezzo al lago, Ildegarda di Bingen. “Non sono una folgorata, sono molto impostata scientificamente – tiene a precisare la professionista, esperta di fitoterapia e aromaterapia – Quando me ne hanno parlato e mi sono avvicinata ai suoi libri, all’inizio la sentivo lontana. Sapevo però che volevo tornare al passato, al vecchio farmacista, a una medicina più attenta alla persona. Per istinto ho capito che le sue ricette potevano diventare le mie”.
Nascoste in quei “testi latini datati 1100, completamente distanti da me nel linguaggio”, c’erano “tante risposte ai miei bisogni e a quelli dell’uomo di oggi”. Per metterle dentro a una pillola, a un flacone o a un barattolo “dovevo partire da zero, ma sentivo che la strada era quella giusta e mi sono affidata”. E’ così che tra il 2009 e il 2010 Sabrina lascia il lavoro in azienda, decisa ad aprirne una tutta sua. “Sono partita dalle ricette che riuscivo a comprendere meglio, quelle che potevo documentare perché si basavano su piante per le quali in letteratura erano stati pubblicati degli studi scientifici”. Il problema era ‘tradurle’: praticamente bisognava riscriverle perché “Ildegarda non parlava di compresse o di capsule, scriveva di miscele di polveri, di pizzichi, punte di coltello. Non usava le nostre unità di misura. I dosaggi dovevo definirli io, in base al contenuto di principio attivo e al disturbo da trattare”.
Scelti gli ingredienti, fissate le dosi e individuate le formulazioni, servivano le materie prime – “tutte piante da vegetazione spontanea oppure, se non disponibili, da coltivazione biologica” – e i tecnici per farne dei rimedi. “Mai un solo cliente, mai un solo fornitore”. In Bocconi le avevano insegnato questa cosa e tenendola bene a mente Sabrina si è messa in viaggio per cercare, “perlopiù nel Centro Italia, dall’Emilia fino a Frosinone”. L’opera di ‘scouting’ è stata “meticolosa, focalizzata sulla qualità del prodotto e della persona che lo maneggia. Mi sono mossa per andare a conoscere i titolari delle realtà che adesso lavorano con me e che considero partner del mio progetto”: 6 laboratori, ognuno impegnato su una parte diversa della linea Thesaura Naturae.
Nel ‘portafoglio’ dell’erede di Ildegarda ci sono prodotti contro disturbi respiratori, digestivi, epatici, circolatori, articolari, muscolari, delle vie urinarie o del sonno; rimedi per l’umore, per la pelle, per rafforzare la memoria o il sistema immunitario; preparati anti-dolore, anti-invecchiamento, antistress, antiossidanti, depurativi, disintossicanti, energizzanti, rivitalizzanti, rilassanti, contro i sintomi mestruali o della menopausa. Problemi senza tempo, che hanno attraversato i secoli da Ildegarda ai giorni nostri. “Più approfondisco il suo pensiero e più mi rendo conto che le patologie di cui scrive sono le malattie dell’uomo di oggi”, osserva la manager. Ma per risolverle la Santa cercava di parlare al corpo come all’anima, “di agire insieme sugli aspetti fisici e su quelli emozionali, che anche la scienza di oggi sta riscoprendo come un tutt’uno”.
Il suo primo negozio Sabrina l’ha aperto nel 2011 a Orta San Giulio nel Novarese, un pugno di case che si specchiano nel Lago d’Orta, tappa del circuito dei Borghi più belli d’Italia, bandiera arancione del Touring Club Italiano. “Un luogo mistico e magico, pieno di calma e pace – lo descrive – che mi ha aiutata a familiarizzare in punta di piedi con i miei rimedi” e con chi li cerca, “gente diversa e di ogni età, alla ricerca di un percorso di cura e benessere che parta da un’attenzione profonda alla persona”. Nel 2015 il trasloco a Stresa, nel Verbano. Un altro lago, la stessa parola d’ordine: “Accoglienza benedettina, fatta di sorrisi e ascolto”. Dietro la porta “musica e profumi, in un ambiente che non è una farmacia, non è un’erboristeria e non è una spa”, ma forse è un po’ di tutte le tre cose insieme. “Entri e ci sei soltanto tu, tutto il resto rimane fuori”.
“A Stresa c’è la nostra vetrina nazionale, ma i nostri prodotti si possono trovare anche in una serie di farmacie e negozi convenzionati in tutta Italia”, prosegue la creatrice degli ‘Hildegardis Remedia’. Al suo fianco lavorano Carlotta, farmacista, e due esperte di terapie olistiche e massaggi, Michela e Laura che di Thesaura Naturae cura anche la comunicazione. L’unico uomo è “mio marito Simone, papà del mio bimbo Marcello che ha 4 anni. In questo mio progetto mi ha sostenuto fin dall’inizio”, per quanto singolare potesse magari sembrare a una mente pragmatica. “E’ un ingegnere ambientale – sorride la moglie – però in fondo, nel suo eclettismo geniale, Ildegarda è stata anche la prima ambientalista della storia”.
“Per Ildegarda – chiarisce l’esperta – non si può comprendere l’uomo, tantomeno le sue malattie, se non si comprende l’universo e cioè l’ambiente in cui vive. All’uomo moderno lei ora direbbe ‘sii responsabile, di te e di quello che ti circonda’, perché tutto ciò che esiste è utile e necessario al nostro benessere e alla nostra salute”. Anche per questo “non è affatto un caso che Ildegarda ritorni adesso: il suo pensiero può parlare agli scienziati di oggi perché è solo oggi che può essere capito”. Ma va spiegato con rigore, con le parole della scienza, specie “in un’epoca in cui la gente è smarrita, si fa tante domande” e rischia di fidarsi di “pseudoprofessionisti che pensano di poter dare risposte”.
Capelli rosso fuoco, occhi azzurri che assomigliano a quelli dipinti sul volto di Ildegarda in alcuni ritratti, proprio come la sua ‘musa’ che ha atteso i 40 anni prima di parlare delle sue visioni, anche Sabrina non ha avuto subito voglia di raccontarsi agli altri. “Ora è il momento”, dice. Ha scelto di cominciare nel settembre 2017, il 16 e il 17 (giorno in cui il calendario ricorda Santa Ildegarda), organizzando a Stresa il primo Convegno nazionale di medicina ildegardiana. In ottobre è stata invitata all’università Urbaniana di Città del Vaticano come relatrice a un evento internazionale sul futuro delle scienze biologiche (fra i promotori ‘Organism’, rivista scientifica della Sapienza di Roma). E quest’anno ha promosso sempre a Roma, presso la Basilica di San Paolo Fuori Le Mura, un seminario di due giorni sulla medicina di Ildegarda quale ‘Nuovo modello di efficacia per le patologie dell’uomo contemporaneo’. Bizzarri è stato relatore del secondo appuntamento, in febbraio.
“Il nostro laboratorio – spiega all’AdnKronos Salute il docente di Patologia generale della Sapienza – lavora sui rimedi naturali da più di vent’anni e si dà molto da fare per far riemergere l’antica tradizione della medicina ildegardiana”. Il motivo è che, “nonostante i proclami e le fake news, contro le malattie cronico-degenerative, prima causa di morte e di invalidità nel mondo occidentale, negli ultimi 30 anni sono stati fatti pochi veri progressi rispetto al denaro investito”. Bizzarri ne fa una questione di strategia: da un approccio basato sulle terapie mirate al singolo bersaglio, occorre passare al concetto di “network polypharmacology: una o più sostanze capaci di intervenire sul sistema, piuttosto che sui singoli componenti”. E visto che “il 90% dell’attuale farmacopea si fonda su principi attivi di origine naturale, più o meno modificati”, per l’esperto è alla natura che bisogna tornare e Ildegarda può guidarci in questo viaggio.
Fra gli esempi Bizzarri cita l’artemisia, pianta da cui negli anni ’70 la cinese Youyou Tu riuscì a estrarre l’artemisinina, poi diventata trattamento di prima scelta contro la malaria. Nel 2005 la scoperta valse alla scienziata il Nobel per la Medicina, ma “a nostra conoscenza fu Ildegarda la prima a parlare di artemisia”. La stessa Youyou Tu, prima cittadina del Paese del Dragone premiata a Stoccolma, “fu ispirata da testi antichi che descrivevano l’artemisia come arma anti malaria – evidenzia l’oncologo – e ottenne l’artemisinina usando metodi di estrazione che risalivano alla Cina imperiale, dopo che con quelli del XX Secolo aveva fallito”. Ma non poteva permetterselo, perché a premere per il successo c’era il presidente Mao, deciso a risolvere una grave epidemia di infezione delle regioni meridionali.
Come a dire che il passato va riscoperto quale “ottimo database da interpretare e sfruttare”, esorta Bizzarri che dal 2011 al 2014 è stato anche presidente del Comitato scientifico dell’Agenzia spaziale italiana, in prima linea in alcune sessioni sperimentali durante la missione di Samantha Cristoforetti. E’ proprio dall’artemisia che intende iniziare i suoi studi sui prodotti di Sabrina. La lezione di Ildegarda, conclude, è che “bisogna osservare segni diversi e integrarli perché noi non curiamo un organo o il Dna, bensì la persona. E per farlo dobbiamo recuperare la capacità di guardare al paziente come a un sistema complesso”, con un corpo e un’anima, calato nell’ambiente che lo circonda. “Negli ultimi decenni ce lo siamo scordato, ma adesso è tempo di procedere diversamente”.
(Fonte: Adnkronos)