Omeopati contro “Presa diretta”: “Attacco alla libertà di cura”
Dopo la puntata di sabato scorso del programma di Rai Tre “Presa Diretta” dedicata all’omeopatia, le associazioni di medici e pazienti del settore delle medicine non convenzionali/complementari non ci stanno. E mettono ‘nero su bianco’ la loro ferma replica a quello che definiscono un “grave tentativo di delegittimazione e di attacco alla libertà di cura”, in una lettera indirizzata all’autore e conduttore del programma Riccardo Iacona e per conoscenza al Dg Rai Mario Orfeo, al direttore di Rai 3 Stefano Coletta, ai presidenti della Commissione bicamerale di vigilanza sui servizi radiotelevisivi, delle Commissioni Sanità del Senato e Affari Sociali della Camera, al presidente della Fnomceo Filippo Anelli e al presidente dell’Ordine dei giornalisti Carlo Verna.
Pur ringraziando “per lo spazio garantito ai medici iscritti all’Albo ed esperti in medicina omeopatica, e all’esperienza degli ospedali di medicina integrata della Regione Toscana”, le associazioni e società di settore (Federazione italiana associazioni e medici omeopati, Società italiana di omeopatia e medicina integrata; Società italiana di medicina antroposofica; Società medica bioterapica italiana; Associazione medica italiana di omotossicologia; Associazione medici e farmacisti omeopati e Libera università internazionale di medicina omeopatica Samuel Hahnemann) si dicono “sconcertate”.
E definiscono “l’intera puntata obiettivamente improntata a sostenere una posizione evidentemente preconcetta rispetto all’omeopatia, disciplina che – ricordano – la stessa Fnomceo qualifica invece come ‘atto medico’”. Ritengono poi “deontologicamente non commentabile dal punto di vista giornalistico la scelta di ospitare in studio come unico ospite una personalità di indubbio profilo istituzionale come il dottor Ricciardi, il quale tuttavia non ha mai fatto mistero dei suoi pregiudizi verso la medicina omeopatica. Sarebbe stato ben più corretto – sostengono – affiancargli una personalità di analoga caratura ma tale da poter garantire quel contraddittorio che dovrebbe essere proprio di ogni trasmissione giornalistica e televisiva degna di questo nome”.
Secondo le sette associazioni, inoltre c’è stato un “palese squilibrio informativo, con oltre 3/4 del minutaggio della trasmissione impegnato a tentare di censurare una pratica medica alla quale si rivolgono, come voi stessi avete sottolineato, milioni di cittadini italiani – circa 100 milioni in Europa – che troviamo discutibile derubricare tutti indistintamente a ‘stupidi’, ‘creduloni’ e ‘ignoranti'”. Nella lettera si ritiene poi “non commentabile” “la voce di chi ha tentato di classificare come cialtroni, truffatori o ‘praticanti’ al pari degli ‘astrologi’ decine di migliaia di medici iscritti all’Albo che questo paradigma medico lo praticano quotidianamente”.
Le associazioni sollevano poi dubbi sulle tesi esposte nel programma riguardo agli impatti economici dell’utilizzo della medicina omeopatica nei confronti del Ssn. E riguardo a un passaggio della puntata bollano come “sconcertante” “la pubblicizzazione dello ‘studio australiano’ che avrebbe ‘decretato la fine dell’omeopatia’”, cosa che – osservano – “hanno decretato già in molti, in passato, ma sempre vanamente”. In proposito fanno notare che non si tratta di uno studio “in quanto mai pubblicato su alcuna rivista scientifica, firmato dalla Nhmrc australiana, ente che si trova attualmente denunciato e sotto indagine da parte dell’Ombudsman del Commonwealth proprio per il gran numero di irregolarità con cui è stata condotta quella revisione, ignorando per contro – ad esempio – i lavori della Commissione pubblica svizzera, che pochi mesi fa ha raggiunto conclusioni esattamente opposte”, cosa della quale – riferiscono le associazioni – “Presa diretta” era stata “messa al corrente durante le interviste”, ma che si è “ben guardata dal ricordare ai telespettatori”.
Le associazioni lamentano ancora come, durante la puntata, “non sia stato dato atto delle evidenze scientifiche che un onorato socio e decano di una delle sigle associative firmatarie della presente lettera, il professor Leonello Milani, sappiamo per certo ha consegnato a vostre mani durante una delle interviste realizzate per il servizio”. E come non sia stato “genuino” “affermare che le raccolte di detti studi si limiterebbero a lavori pubblicati ‘su riviste di settore omeopatico’ – a meno di non voler considerare ‘Biomedical Pharmacotherapy’, ‘British Journal of Clinical Pharmacology’, ‘European Journal of Pharmacology’, ‘International Journal of Neurosciences’, ‘Pulmonary Pharmacology Therapeutics’, e molte altre, come riviste omeopatiche. E affermare che dette ricerche siano finanziate da aziende farmaceutiche di settore, che, al contrario di quanto da voi sostenuto, da quanto ci risulta nella maggior parte dei casi ne curano solo la ‘raccolta’”.
E ancora: secondo le associazioni, il programma ha “criticato la carenza di un numero adeguato di ricerche scientifiche in omeopatia, per poi contemporaneamente insistere nel dileggiare le ricerche in corso, fino a ridicolizzare l’attività di un Premio Nobel per la Medicina, sottostimando i progressi nelle ricerche sulle proprietà biofisiche dell’acqua e ignorando il fatto che le diluizioni dei principi attivi utilizzati in omeopatia possono anche essere della medesima massa di quelle correntemente utilizzate dal corpo umano per autoregolarsi”. E “che diversi lavori scientifici in vitro e in vivo – quali quelli del professor Bellavite dell’Università di Verona o del professor Dei dell’Università di Firenze – confermano attività biologica di ‘molecole messaggere’ in diluizioni omeopatiche che sono dello stesso peso delle medesime molecole presenti in natura, risultati questi di straordinario interesse, che dovrebbero stimolare nuove ambiziose sfide per la ricerca scientifica”.
Secondo i firmatari, la puntata di “Presa Diretta” ha poi dato “l’impressione di voler chiudere definitivamente il dibattito secondo un ‘principio di autorità’ degno del peggior periodo dell’inquisizione, invece che improntare le vostre analisi su criteri aperti al confronto, dal quale – nel tentativo di rispondere agli interrogativi che il progresso incessantemente ci pone dinnanzi – può nascere ‘buona scienza’”.
L’inchiesta dunque, secondo le associazioni, “ancorchè apprezzabile in astratto per la dichiarata volontà di fare chiarezza su un tema d’interesse per la pubblica opinione, si è nella pratica tradotta in un elogio al ‘pregiudizio’, che – come qualunque uomo di scienza ben dovrebbe sapere – è il più anti-scientifico degli atteggiamenti”. Nella missiva i rappresentanti delle associazioni chiedono infine “in quanto medici, uno spazio adeguato nel programma per garantire alla cittadinanza un’informazione degna di questo nome su tematiche così delicate quali sono quelle della salute e della prevenzione e cura delle malattie”.
(Fonte: Adnkronos)