Gioco d’azzardo, il 33,6% degli under 18 “malato di scommesse”

di oggisalute | 28 giugno 2018 | pubblicato in Attualità
Schermata 2018-06-28 alle 16.22.47

In Italia il 33,6% degli under 18 tenta la sorte con i ‘gratta e vinci’ e frequenta le agenzie di scommesse. Sono allarmanti i dati che emergono dagli studi Ipsad ed Espad del Consiglio nazionale delle ricerche, la fotografia di una realtà che spesso genitori e insegnanti non sono in grado di riconoscere. Per individuare e gestire il problema, l’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma ha realizzato una guida che indica anche i percorsi terapeutici da seguire in caso di vera e propria dipendenza. La guida è stata presentata oggi nel corso di una conferenza promossa da Caritas Roma e Bambino Gesù sul fenomeno del gioco d’azzardo tra gli adolescenti.

L’attenzione da parte della famiglia, sottolineano gli esperti della struttura della Santa Sede, è fondamentale per cogliere tutti i segnali che indicano una possibile dipendenza. Tra questi: l’interesse continuo per il gioco d’azzardo, le ridotte capacità di controllo sul tempo dedicato a questa occupazione, il disinteresse per lo studio e per le altre attività ricreative, il calo della resa scolastica, le frequenti assenze ingiustificate, l’ansia, l’irritabilità, gli atteggiamenti aggressivi non motivati, i disturbi del sonno e l’insorgere di comportamenti fino a quel momento considerati inusuali come mentire ripetutamente o rubare in casa.

Per affrontare il problema gli esperti consigliano a genitori e insegnanti di informare e sensibilizzare i ragazzi rispetto al fenomeno, aiutandoli a comprendere i pericoli della dipendenza, ma senza utilizzare toni proibizionistici e giudicanti. Sarà necessario quindi tenere sotto controllo il comportamento dei giovani più a rischio, e avviare interventi terapeutici specifici (come ad esempio i percorsi di psicoterapia individuale) nelle situazioni potenzialmente critiche.

Per uscire dal vortice del gioco d’azzardo – evidenziano gli esperti del Bambino Gesù – è fondamentale la motivazione che spinge il ragazzo ad aderire al progetto di cura. Per questo motivo, molto spesso, i percorsi terapeutici sono lunghi e complessi.

La cura – spiegano gli specialisti – si basa su incontri di psicoterapia individuali, familiari o di gruppo. L’obiettivo primario è creare un’alleanza con i giovani pazienti per rinforzare la motivazione e l’adesione al trattamento e per renderli più consapevoli del problema. Per proteggerli dal contatto con l’esperienza del gioco patologico, il terapeuta potrà dare alcune indicazioni di comportamento, come ad esempio evitare luoghi (sale scommesse) o situazioni di rischio (frequentare amici dediti al gioco e imitarne l’atteggiamento).

Nel percorso terapeutico – si precisa – possono essere prescritti farmaci che agiscono sulla compulsione (come gli antidepressivi di nuova generazione) o che stabilizzano il tono dell’umore (come il litio). I casi più gravi, invece, verranno indirizzati ai cosiddetti Serd, i servizi socio-sanitari assistenziali dedicati al trattamento delle dipendenze. Per chiedere informazioni sul fenomeno, per segnalare una situazione di rischio o per ricevere l’aiuto, la Neuropsichiatria infantile del Bambino Gesù ha attivato l’indirizzo e-mail iogioco@opbg.net.

(Fonte: Adnkronos)

Lascia un commento

Protezione anti-spam *