Violenze su operatori sanitari,
alpini “scortano” guardie mediche
Due alpini di ‘scorta’ ad ogni guardia medica impegnata nel turno di notte, come deterrente contro aggressioni e violenze. È l’iniziativa ‘Amico alpino accompagnami’, che sarà presentata sabato 30 giugno dalle 9.30 alle 13 al Teatro Pasolini del Comune di Casarza della Delizia (Pn). Il progetto è stato messo a punto dall’Ordine dei medici di Pordenone in collaborazione con la sezione provinciale dell’Associazione nazionale degli alpini, ed è stayo approvato dagli esperti di risk management della Asl e condivisa dal Prefetto, dal Questore e dai comandanti dei Carabinieri e della Guardia di Finanza.
“Le conseguenze delle aggressioni, fisiche o verbali, perpetrate ai danni dei colleghi e delle colleghe di guardia medica sono pesantissime, in termini di danni alla salute psicofisica e di demotivazione – spiega il presidente dell’Ordine dei Medici di Pordenone, Guido Lucchini – Per questo, lo scorso novembre, il consiglio dell’Ordine ha deciso di intervenire e ha messo in campo questo progetto, che presto potrà essere esteso ad altre province”.
Anche la Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri (Fnomceo) appoggia l’iniziativa. Sarà Guido Marinoni, componente del Comitato Centrale, a rappresentare, sabato, le diverse strategie operative messe in atto dalla Fnomceo, dall’Osservatorio attivato presso il ministero della Salute, ai tavoli permanenti della professione, al sostegno a progetti di legge.
“Abbiamo chiesto al ministro della Salute Giulia Grillo di voler riattivare al più presto l’Osservatorio per la sicurezza degli operatori sanitari, che aveva avviato, attraverso le Regioni e i Nas, un percorso di monitoraggio delle sedi, oltre che di approfondimento del fenomeno – afferma il presidente della Fnomceo, Filippo Anelli – Con la stessa urgenza dovrebbe, a nostro avviso, essere affrontata la riorganizzazione del servizio di continuità assistenziale, per consentire a tutti i medici di poter operare in condizioni di sicurezza, senza trovarsi da soli ad affrontare situazioni che vanno ben oltre l’assolvimento dei loro compiti sanitari e che – conclude Anelli – mettono a rischio la loro incolumità e quella dei pazienti”.
(Fonte: Adnkronos)