Solitudine ed esclusione spingono al gioco d’azzardo
Solitudine ed esclusione sociale spingono a giocare di più alle slot machine. E’ quanto sostengono i ricercatori dell’Università di Milano-Bicocca che, attraverso uno studio sperimentale, hanno osservato come l’isolamento porti a creare delle relazioni parasociali che simulano le relazioni fra esseri umani per compensare la mancanza di interazioni con le persone. “Queste relazioni – spiegano – possono svilupparsi anche con oggetti inanimati quali le slot machine, cosa che diventa ancor più probabile nel caso vi si attribuiscano qualità umane, come la volontà di decidere gli esiti di gioco”. E fra le categorie più a rischio – avvertono – rientrano anziani, disoccupati e stranieri. L’articolo è stato pubblicato sul ‘Journal of Gambling Studies’.
Il team di studiosi dell’ateneo meneghino attraverso due studi sperimentali in laboratorio ha chiesto ad alcuni partecipanti di giocare con una slot machine online, indagando se l’esclusione sociale e l’antropomorfizzazione della slot (ovvero la sua percezione come un essere senziente, quasi umano) potessero influenzare il numero di giocate in due campioni formati da persone che abitualmente non giocano.
Il primo esperimento ha mostrato che anche solo ripensare e descrivere una situazione in cui si è provato dolore sociale (come episodi in cui si è stati ignorati o esclusi da altre persone) è condizione sufficiente a influenzare la successiva interazione con la slot machine, portando a un numero di giocate quasi doppio rispetto a coloro ai quali era stato chiesto di descrivere situazioni in cui avevano provato dolore fisico o un pomeriggio qualsiasi.
Con il secondo esperimento i ricercatori hanno voluto approfondire questi risultati e indagare se l’esclusione sociale potesse in qualche modo interagire con l’antropomorfizzazione della slot machine. La percezione dell’esclusione sociale – precisano – è stata evocata tramite Cyberball, un paradigma sperimentale che simula un gioco di passaggi di palla fra il partecipante e altri due giocatori in una di due condizioni: inclusione (il partecipante riceve la palla tante volte quanto gli altri giocatori) o esclusione (il partecipante riceve la palla solo un paio di volte all’inizio del gioco, poi non la riceve più).
La percezione dell’antropomorfizzazione è stata manipolata descrivendo la slot machine come una macchina che funziona in base ad algoritmi matematici prestabiliti (basso antropomorfismo), oppure come una macchina che, a seconda della situazione, può decidere se far vincere o perdere chi ha davanti (alto antropomorfismo). I partecipanti socialmente esclusi, e che avevano ricevuto la descrizione ad alto antropomorfismo, hanno giocato più del doppio rispetto a coloro che erano stati inclusi e avevano letto la descrizione a basso antropomorfismo.
“L’Italia detiene il record europeo di slot machine pro-capite, una ogni 143 abitanti, e le caratteristiche estetiche di queste macchine sono già orientate a indurre una loro maggiore antropomorfizzazione – sottolinea Luca Pancani, ricercatore in Psicologia all’Università di Milano-Bicocca – Questi fattori, alla luce dei risultati del nostro studio, richiedono una forte attenzione al fenomeno sia a livello di ricerca, sia in termini di politiche sociali, in modo da affrontare e contrastare efficacemente il problema del gioco d’azzardo patologico”, conclude.
(Fonte: Adnkronos)