Vaccini, lettera di un primario ai pazienti: “Oggi l’untore è l’ignoranza”
“Caro paziente, la mia è una lettera accorata, ma non di pancia. Con i miei collaboratori da tempo parliamo di come e cosa fare per difendere scienza e conoscenza. Mi sono deciso a scendere in campo dopo le minacce (ennesime) di morte al professore (pro vax – che senso ha poi tale ‘etichetta’?) Roberto Burioni, dopo settimane di reazioni scomposte alla condivisione sulla nostra pagina Facebook di appelli alla vaccinazione per ridurre in questo modo i rischi dei bambini immunodepressi”. Esordisce così Enrico Maria Ferrazzi, presidente di Fondazione Cure Onlus, professore di Ostetricia e Ginecologia dell’università degli Studi di Milano e storico primario da anni attivo nella metropoli oggi in forze alla clinica Mangiagalli del Policlinico. La sua è una lettera aperta.
E il messaggio è chiaro: “Chi è oggi l’untore, dal momento che per fortuna molte malattie sono scomparse grazie alle innovazioni mediche e scientifiche? – si chiede Ferrazzi che è anche tra gli esperti del think thank ‘Ama nutri cresci’ – L’untore oggi è più che mai l’ignoranza. Un’ignoranza di cui nessuno si vergogna. Ecco che allora gli untori diventano le forze oscure che tramano per produrre vaccini da far pagare ai cittadini”.
Ferrazzi spiega di scrivere “da medico, da scienziato e da padre” e domanda: “Dove vogliamo arrivare? Che futuro vogliamo per i nostri figli? Siamo sicuri che in futuro non ci vergogneremo?”. Oggi, continua in un altro passaggio della lettera, “non si possono ‘fisicamente’ bruciare i dottori né lapidare i ricercatori, ma stiamo assistendo a una gogna mediatica simile alla caccia alle streghe, frutto di ignoranza e strumentalizzazione”. L’ignoranza del passato come quella “della caccia all’untore durante la peste del 1600” si riproduce oggi, incalza, “attraverso l’assoluta ignoranza di cosa sono i vaccini, il sistema mondiale di controllo delle epidemie virali”.
L‘ignoranza, ragiona Ferrazzi, “porta a una rete di notizie prive di ogni fondamento e cariche di odio, quell’odio alimentato da chi cerca facili ‘like’. E proprio sull’odio una politica incapace di dare risposte costruisce un facile e folle consenso, che quasi arriva a dire alle persone ‘puoi costruire un ponte, anche se non sei un ingegnere ma per il semplice merito di esserci passato sopra’; ‘puoi guidare un aereo, perché ci hai viaggiato’ o ‘puoi prescrivere un farmaco perché hai letto qualcosa su Facebook'”.
Il sapere medico-scientifico e la malattia “si scontrano con le emozioni e le paure umane più profonde”. Si parla di “vita, ma anche di morte”, ragiona lo specialista. Proprio “per la dimensione del tema trattato, da sempre tutti vogliono sapere e parlare di medicina e salute. Da sempre, quindi, si rincorrono miti e dicerie”. “Dobbiamo constatare – prosegue – come in Italia e nei Paesi sviluppati siano scomparse alcune malattie virali a trasmissione diretta: nessuno vede più per strada volti butterati dal vaiolo di giovani ragazze, quindicenni destinati a zoppicare tutta la vita e a non muovere gli arti superiori per la poliomielite. Le polmoniti da virus influenzale H1N1 le vediamo noi medici nelle gestanti ricoverate in rianimazione che riusciamo a non far morire. All’inizio del secolo scorso sarebbero sicuramente morte, come morirono venti milioni di persone nel 1914 per la cosiddetta ‘influenza spagnola’”.
Per lo specialista, “la salute e la malattia di milioni di bambini e di noi tutti non possono essere oggetto di chiacchiere da bar come quelle che riceviamo sul nostro sito e leggiamo su molti altri. L’abuso della medicina è un grave danno per la salute pubblica”. I vaccini “rimangono, a oltre un secolo dalla loro introduzione, uno dei più grandi sogni realizzati dalla scienza medica. Perché quindi siamo così attenti a ridurre il numero di vaccini e poi ci imbottiamo di antibiotici, anche contro le indicazioni del medico? La cura per l’umanità è tanto semplice quanto complessa da realizzare. Un mondo più istruito – in cui l’istruzione è severa e autorevole – è un mondo in grado di generare un futuro di sviluppo e non banalmente un mondo capace di andare avanti. Allora – conclude Ferrazzi – perché noi tutti non studiamo un po’ di più?”.
(Fonte: Adnkronos)