L’indagine: una persona su cinque
“sotto scacco” della rosacea
La rosacea, malattia infiammatoria cronica della pelle, ha un forte impatto sulla qualità di vita di chi ne è affetto. Indipendentemente dal modo in cui si manifesta, influenza fortemente la vita di 1 persona su 3 e, in oltre la metà dei casi, ha ripercussioni sulla produttività lavorativa. Una persona su 5 modifica in modo sostanziale le proprie abitudini quotidiane e quasi il 90% rinuncia a quelle attività che possono peggiorare i sintomi o causarne la ricomparsa. Tra queste, la prima è l’esposizione solare, nel 50% dei casi, seguita dall’assunzione di alcol e cibi speziati, rispettivamente nel 33% e 26% dei casi. E’ quanto dimostra un’indagine internazionale, promossa da Galderma e condotta su oltre 700 pazienti con rosacea e 500 medici.
L’analisi ha valutato il reale impatto di questa malattia, le cui manifestazioni, secondo quanto dichiarato dagli interessati, rimangono costantemente visibili nel 60% dei casi ma sono i periodici peggioramenti l’aspetto più temuto, nel 90% dei casi. “I risultati di questa indagine – spiega Giuseppe Micali, direttore della Sezione di Dermatologia e Venereologia, Dipartimento di Specialità Medico-Chirurgiche, Università di Catania – confermano l’impatto psicologico che la rosacea ha sui pazienti, che molto spesso non è strettamente legato alla gravità dei sintomi. Questo aspetto ha portato i dermatologi a un cambiamento nel razionale per il trattamento della rosacea. Le nuove indicazioni terapeutiche raccomandano di dare sempre più importanza alle problematiche del singolo paziente e a quegli aspetti della malattia che vengono percepiti come più invalidanti. I trattamenti, per essere considerati ‘di successo’, dovrebbero determinare una totale remissione delle manifestazioni cliniche e della sintomatologia e di conseguenza, devono essere rivolti ad ottenere il più alto grado di risoluzione clinica possibile, al fine di ridurre o minimizzare l’impatto della malattia e delle così tanto temute recidive”.
Le persone in totale remissione (clear), che quindi non hanno più lesioni infiammatorie o eritema, rispetto a quelle quasi in remissione (almost clear) – informa una nota – dichiarano un minore impatto psicologico e sociale riferendo una maggiore libertà nei comportamenti. Di queste, circa il 50% non ritiene che la malattia influenzi la qualità di vita. Questo risultato è supportato da una recente revisione analitica dei dati in letteratura relativa ai soggetti che raggiungono il clear con terapie topiche. La percezione soggettiva di miglioramento da parte dei pazienti è influenzata negativamente dal conseguimento di una quasi remissione rispetto a quanto riferito da quelli che hanno ottenuto la completa remissione clinica (42% almost clear vs 77% clear). Visto l’impatto che hanno le ricadute sulla vita dei pazienti, un ulteriore aspetto importante emerso da questo studio è che la completa remissione rispetto alla quasi remissione risulta associata a un periodo più lungo “libero da patologia in cui non sono necessari trattamenti” (8 mesi vs 4 mesi).
Se si confronta il modo in cui medici e pazienti valutano l’impatto delle diverse manifestazioni cliniche, emerge come i medici diano un maggiore peso a quelle tipicamente associate alla malattia, quali ad esempio il rossore persistente, il gonfiore, la presenza di papule e pustole, desquamazione, mentre sottovalutino i sintomi quali dolore, prurito e bruciore. Questo si riflette nell’insoddisfazione dei pazienti con rosacea: l’82% sente infatti che la malattia non è sotto controllo nonostante i trattamenti e il 29% non si sente ascoltato dal proprio medico. È interessante rilevare che spesso chi soffre di rosacea non si rivolge al dermatologo, ma preferisce lo scambio di consigli con altre persone online. Questo ha portato uno dei più seguiti profili Facebook (Rosacea Italia) a raccomandare sempre di rivolgersi a un medico per avere una diagnosi certa.
La rosacea è una comune malattia infiammatoria della pelle che presenta caratteristiche cliniche variabili, e che riguarda per lo più le aree centrali del viso, come guance e naso. La malattia riguarda sia maschi sia femmine adulti, spesso dopo i 30 anni. Tra i sintomi più comuni ci sono arrossamento, eritema persistente e lesioni infiammatorie, oltre a dolore, bruciore e aumentata sensibilità della pelle. Spesso possono essere colpiti anche gli occhi, apparendo rossi, secchi e irritati. Le cause sono ancora dibattute, ma sono noti diversi fattori scatenanti, tra i quali cibi speziati, alcol, stress, esposizione solare, bagni caldi. Nelle persone con rosacea si è inoltre osservata un’elevata quantità del microrganismo Demodex, generalmente innocuo negli altri soggetti.
La rosacea può peggiorare se non trattata. Le persone che sospettano di soffrirne dovrebbero consultare il proprio dermatologo per una diagnosi certa e discutere il miglior trattamento. La diagnosi e la classificazione della rosacea si basano sulla valutazione clinica del paziente (esame fisico, storia clinica ed esclusione di altre patologie che possano entrare in diagnosi differenziale).
Non esiste a tutt’oggi una cura definitiva. È tuttavia disponibile una serie di terapie (molte delle quali sviluppate negli ultimi anni) che, utilizzate nel contesto clinico adeguato, consentono di migliorare i sintomi, le manifestazioni cliniche e la percezione del malato verso la sua malattia. Nell’ampia gamma di terapie disponibili vi sono approcci di natura diversa, sostanze farmacologiche e terapie fisiche. I trattamenti topici comprendono brimonidina per l’eritema e ivermectina, metronidazolo o acido azelaico per la forma papulo-pustolosa. Tra le terapie sistemiche, l’unico farmaco approvato ad oggi è la doxiciclina al dosaggio antinfiammatorio di 40 mg indicato per il trattamento delle lesioni infiammatorie papulo-pustolose. Le terapie fisiche sono utilizzate soprattutto per il trattamento delle teleangectasie. Oltre alle terapie farmacologiche, la routine cosmetologica e la cura quotidiana della cute rivestono un ruolo accessorio ma importante per il mantenimento dei risultati ottenuti.
(Fonte: Adnkronos)