Esperti a confronto

Giardini terapeutici per curare
depressione e Alzheimer

di oggisalute | 7 febbraio 2019 | pubblicato in Attualità
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Fiori e piante aromatiche, verde che stimola i sensi dalla vista all’olfatto, per provare ad accendere una luce in una mente sprofondata nel buio, derubata dei ricordi più belli. A Pistoia qualcuno lo chiama “tycoon del vivaismo” o anche “l’uomo che cura la mente con il verde”. E’ Andrea Mati, architetto paesaggista che ha deciso di esplorare le potenzialità dei giardini terapeutici. I primi sono stati quelli per l’Alzheimer. Angoli di natura che avvolgano di profumi e colori e regalino benessere a pazienti alle prese con malattie difficili e invadenti. Dopo i Giardini Alzheimer, quelli per la sindrome di Down e di Asperger (disturbo dello spettro autistico). Mentre l’esperimento più recente con cui Mati si sta misurando è dedicato alla depressione, al mal di vivere.

Ognuna di queste ‘oasi green’ ha le sue specifiche architettoniche e botaniche. E l’architetto del verde, con i vari progetti realizzati da Nord a Sud della Penisola, ha accumulato un bagaglio di esperienze che presenterà per la prima volta alla comunità scientifica in occasione del decimo Congresso nazionale sui Centri diurni Alzheimer, in programma a Montecatini Terme (Teatro Verdi, 1-2 marzo) sotto la guida di Giulio Masotti, presidente emerito della Società italiana di geriatria e gerontologia, con un programma curato dall’Unità di ricerca in medicina dell’invecchiamento dell’università di Firenze e il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia.

Andrea, 58 anni, è il maggiore dei tre fratelli Mati e al lavoro in azienda abbina la militanza da volontario in associazioni assistenziali. In questo contesto, da un incontro avvenuto anni fa con Masotti, si è accesa la scintilla. “Mi invitò a visitare il giardino che aveva fatto realizzare a Pistoia al Centro diurno di Monteoliveto – racconta l’architetto – La trovai un’iniziativa bellissima di straordinaria valenza sociale. Ecco, è cominciato tutto così. I giardini terapeutici ci hanno aperto un mondo permettendoci di diversificare il nostro impegno nel sociale. Va detto che sono tutti investimenti no profit, il che spiega perché siamo ancora i soli dediti ai giardini terapeutici malgrado l’interesse di vari colleghi imprenditori”.

Ma come si declina la ‘terapia green’? I Giardini Alzheimer, per esempio, si basano sul concetto di memoria. E quindi l’esperto ha concepito un ambiente verde tra vialetti, gazebo e cascatelle, ricco di alberi, piante ornamentali e aromatiche comuni, che i pazienti possono riconoscere e collegare al proprio vissuto, così da aiutarli a riattivare appunto la memoria compromessa dalla malattia.

“Diversi – ricorda Mati – i criteri per gli altri disturbi. Per la depressione il progetto studiato con lo psichiatra romano Raffaele Bracalenti si basa sul contatto fisico. Cambiano disegno e vegetazione (cortecce rugose o in disfacimento) la cui funzione non è più di ricordare, bensì di presentare asperità concrete, emblema del mondo reale opposto ai fantasmi della depressione”. L’autismo, prosegue, “richiede spazi verdi chiusi e protettivi, ambienti sereni e ospitali dove ogni paziente è seguito da un operatore specializzato. Il Giardino Down risponde invece al bisogno di socializzare. Quindi prati e spazi aperti, fiori e una grande aiuola che i ragazzi curano insieme”.

I prototipi di questi giardini, si legge in una nota, sono oggetto di visite di specialisti e di personalità internazionali tra cui, di recente, il Nobel per la pace Mohamed Yunus (Bangladesh). “C’è nel mondo – dice Mati – un interesse crescente per questo modello terapeutico gentile, ecologico e non invasivo. Per noi è una bella avventura appena iniziata. Il futuro ci dirà quanto vale”.

(Fonte: Andkronos)

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