Scoperta la causa dell’estinzione
dell’uomo di Neanderthal
Svelata da un team di ricercatori italiani e statunitensi la causa dell’estinzione dell’uomo di Neanderthal. La scomparsa di questi ominidi strettamente affini all’Homo Sapiens e vissuti nel paleolitico medio, tra 200 mila e 40 mila anni fa, fu provocata da un aumento di radiazioni ultraviolette i cui effetti selezionarono i nostri antenati Cro-Magnon -un’antica forma di Homo Sapiens – a scapito dei neanderthaliani, a causa di una variante genetica di una proteina sensibile ai raggi Uv. E questi effetti hanno portato all’estinzione anche di numerosi mammiferi.
Quarantamila anni fa, durante l’Evento di Laschamp, il campo magnetico terrestre subì un improvviso crollo, a circa il 25% del valore attuale, e le radiazioni ultraviolette aumentarono selezionando i nostri antenati Cro-Magnon a scapito dei neanderthaliani. “La chiave determinante nella selezione è nella variante genetica di una proteina sensibile ai raggi Uv, il recettore arilico (AhR-(Aryl Hydrocarbon Receptor)”, e il “breve intervallo di tempo, pari a circa 2 mila anni, è bastato a decretare la fine dei Neanderthal e a fare invece sviluppare i nostri antenati Sapiens”, spiega in un’intervista all’AdnKronos il geologo Luigi Vigliotti del Cnr-Ismar. “Il recettore, infatti – precisa – era differente fra i Sapiens e i Neanderthal”.
I ricercatori dell’Istituto di scienze marine (Ismar) del Consiglio nazionale delle ricerche di Bologna hanno condotto lo studio con colleghi dell’Università della Florida a Gainesville, guidati da Jim Channell, risolvendo uno dei grandi misteri della paleoantropologia. Il risultato del lavoro, pubblicato su ‘Reviews of Geophysics’, è arrivato “perché abbiamo messo insieme una serie di conoscenze in ambito geologico e paleomagnetico – sottolinea Vigliotti – e abbiamo incrociato i dati con conoscenze in settori come genetica molecolare, medicina e biologia, dati sul genoma, sul Dna. Ovvero conoscenze raggiunte in differenti campi, cioè realizzate da altri scienziati e mai correlate fra loro”.
In particolare, il paleomagnetista Vigliotti e Channell hanno identificato l’Evento di Laschamp, una delle principali escursioni del campo magnetico terrestre, avvenuta 41 mila anni fa (41.300+/-600 anni) come il fattore che probabilmente causò l’estinzione di Neanderthal. Il campo magnetico, infatti, “funziona come schermo di protezione contro i raggi Uv provenienti dal cosmo e la ricerca – continua lo scienziato italiano – dimostra che sono stati gli effetti delle radiazioni Uv a selezionare in modo irreversibile i nostri antenati Cro-Magnon a scapito dei Neanderthal, a causa appunto di una variante genetica della proteina AhR, sensibile agli Uv, che fu loro fatale durante quel breve intervallo di tempo – circa 2 mila anni – di minima intensità del campo magnetico”.
Spiegando come sono arrivati alla scoperta, Vigliotti riferisce che “in 3 anni” si è letto “forse 200 articoli di medicina. Li leggevo – racconta – e li confrontavo con le mie ricerche, ma ho impiegato un certo tempo a collegare tutti i dati”. La svolta, proprio mentre “la ricerca stava stagnando”, è arrivata “il venerdì 17 marzo del 2017, a dispetto di ogni superstizione”. Quel giorno, ricorda, “ho trovato una tesi di una ragazza italiana dell’università tedesca di Heidelberg. La tesi era sulla sclerosi multipla e parlava di esperimenti con topi sugli effetti dei raggi Uv. A quel punto ho verificato un paio di figure e le ho stampate. Poi sono andato a pranzo. Al ritorno la stampante aveva riprodotto tutta la tesi, oltre 200 pagine sulla sclerosi multipla. Era venerdì, non avevo troppo lavoro da fare e ho deciso di leggerla tutta”. La scelta di approfondire è stata fondamentale. “Proprio leggendo tutto il lavoro, ho scoperto che i raggi Uv agivano in particolare su questo recettore arilico AhR. Ho compreso che dovevo mettere in relazione questo dato con tutti nostri studi. Allora ho messo in rete l’informazione”.
“E’ stato così che mi è comparso uno studio del team americano che aveva scoperto che il recettore acrilico AhR era differente fra i Sapiens e i Neanderthal: avevo trovato la chiave che spiegava l’estinzione dei neanderthaliani”, dice lo scienziato.
“Neanderthal e Sapiens – spiega Vigliotti – hanno convissuto, incrociandosi, per alcune migliaia di anni, come dimostrano le ‘impronte’ lasciate nel nostro Dna e i tratti somatici di alcuni individui contemporanei. La loro estinzione “è stata oggetto di numerose ipotesi, incluso l’istinto ‘fratricida’ dei nostri antenati”.
“Nel 2016 – ricostruisce ancora il ricercatore – un gruppo di biologi molecolari ha scoperto l’esistenza di una piccola variante genetica Ala-381 nel recettore arilico dei Neanderthal rispetto al Val-381 dei Sapiens (e dei fossili Cro-Magnon), che fu interpretata come un vantaggio nell’assorbimento delle tossine prodotte dal fumo legato allo stile di vita trogloditico. Il recettore arilico è infatti fondamentale nel regolare l’effetto tossico della diossina. La coincidenza con i tempi dell’estinzione dei Neanderthal suggerisce che invece fu lo stress ossidativo prodotto dalla mancanza dello schermo fornito dal campo magnetico terrestre rispetto ai raggi Uv a essere responsabile della loro scomparsa”, chiarisce Vigliotti evidenziando che “il Laschamp non fu per altro fatale solo ai neanderthaliani.
“Nello stesso intervallo di tempo, in Australia – osserva lo scienziato – si estinsero 14 generi di mammiferi, soprattutto di grossa taglia, come dimostra la drastica diminuzione nei sedimenti delle tracce di sporormiella, un fungo coprofilo che vive sullo sterco di grandi animali erbivori, proprio in corrispondenza del minimo di intensità del campo magnetico terrestre”.
Lo studioso rimarca inoltre che “un altro minimo osservato circa 13 mila anni fa portò alla scomparsa di 35 generi di grandi mammiferi in Europa e soprattutto in Nord America intorno a questo intervallo di tempo, quasi in un ‘istante’ geologico. Questi due focolai di estinzione dipendono dalla diminuzione dell’ozono stratosferico durante gli episodi di bassa intensità di campo magnetico e dal ruolo della radiazione ultravioletta ben più che dall’overkill da parte dell’uomo o dal cambiamento delle condizioni climatiche”.
(Fonte: Adnkronos)