Sanità, furto di dati costa
all’Italia 3,5 milioni all’anno
La mancata sicurezza dei dati informatici costa ogni anno all’Italia 3,5 milioni di dollari con la perdita o il furto di oltre 24.500 documenti sanitari. È quanto hanno fotografato gli esperti riuniti a Lignano Sabbiadoro (Udine) per l’incontro ‘Dati sensibili in sanità e sicurezza informatica’, tenutosi durante la manifestazione ‘Economia sotto l’ombrellone’. Gli specialisti in sicurezza informatica hanno sottolineato l’importanza di un confronto aperto tra i programmatori e gli utilizzatori per difendere un patrimonio di dati prezioso.
“Garantire la sicurezza dei dati sensibili in sanità, per ridurre i ‘data breach’ – hanno spiegato – è principalmente una questione culturale e di consapevolezza, anche se ovviamente servono strumenti tecnici e normativi adeguati e maggiori controlli. Nel nostro Paese negli ultimi anni si sono fatti molti passi in avanti, ma molto c’è ancora da fare perché in troppi, sia nel sistema sanitario sia fra gli utenti, sottovalutano il problema”.
“Quello che si può fare nelle aziende sanitarie per contrastare la perdita e il furto di dati sensibili – ha precisato Michele Bava, amministratore delegato di Karmasec, fra i principali esperti italiani di sicurezza informatica – è sicuramente alzare il livello di consapevolezza. Ci sono poi aspetti normativi che possono aiutarci a seguire un percorso utile a proteggere le informazioni che riguardano le persone. Va anche detto – ha aggiunto – che il ramo della sicurezza informatica è uno di quelli in cui le aziende fornitrici stanno investendo di più e quindi, per fortuna, abbiamo a disposizione sempre migliori soluzioni tecnologiche per cercare di arginare il problema degli attacchi ai sistemi informatici sanitari che purtroppo sta dilagando non solo in Italia, ma in tutto il mondo”.
“L’aspetto principale – ha osservato Manuel Cacitti di Zulu Medical, azienda trevigiana che ha realizzato un sistema mobile wireless per la raccolta e gestione dei dati in emergenza, utilizzato dal 118 dell’Azienda sanitaria universitaria integrata di Udine e che sta venendo progressivamente adottato da altre aziende sanitarie – è rendersi consapevoli che oggi il dato assume un’importanza fondamentale, al punto che qualcuno parla del dato come quinto elemento dopo acqua, aria, terra e fuoco. I dati, infatti, permettono di descrivere chi siamo e al contempo possono essere ‘monetizzati’, tant’è che l’economia digitale si basa principalmente sulla capacità di generare valore dai dati, compresi quelli sanitari e sensibili di ciascuno di noi. Può non piacere, ma è fondamentale esserne consapevoli. Va detto, comunque, che in tutto il settore sanitario ci sono diverse figure professionali che lavorano costantemente per garantire al meglio la sicurezza dei dati sensibili”.
Riccardo Furlanetto, responsabile commerciale di Zulu Medical, ha sottolineato dal canto suo come lo sforzo principale da fare per migliorare la sicurezza dei dati in generale, e di quelli sanitari in particolare, sia soprattutto culturale. “Qualsiasi gestore di dati sensibili, dal privato al pubblico, deve crearsi una cultura di attenzione alla sicurezza dei dati. Fino a pochi anni fa, infatti, la sicurezza dei dati digitali sensibili era un tema che non veniva considerato. Oggi, invece, viviamo di dati: pensiamo solo alla facilità con cui scarichiamo app o entriamo in siti lasciando in nostri dati in rete, spesso in modo molto ‘leggero’. Dal punto di vista di un’azienda come la nostra, dobbiamo utilizzare tutti gli strumenti giuridici e di controllo esistenti certificandoci secondo gli standard più elevati disponibili e dobbiamo aggiornarci giorno dopo giorno sulle minacce possibili per rendere i device che produciamo sempre più sicuri”.
“Il mondo della sanità e quello dell’informatica sono mondi che hanno approcci e vivono situazioni spesso opposte – ha evidenziato Furlanetto – I sanitari sono, giustamente, concentrati sulla cura dei pazienti e non possono né vogliono perdere tempo con ‘sofisticazioni’ informatiche che fanno spesso la felicità dei programmatori e degli esperti del settore. Chi, come noi, sviluppa i prodotti deve fare uno sforzo notevole operando in stretta sinergia con medici e sanitari per evitare di creare soluzioni ‘bellissime’, ma che poi rischiano di rivelarsi poco utilizzabili nella pratica quotidiana e, quindi, con il rischio di portare alla perdita di dati importanti a causa delle difficoltà di inserimento e trasmissione degli stessi”.
(Fonte: Adnkronos)