Aids, 112mila italiani in trattamento: persiste “stigma” sociale
In Italia “le persone in trattamento antiretrovirale sono circa 112mila. In grande maggioranza – con punte ben oltre il 90% nei centri maggiori – presentano una viremia stabilmente non misurabile, come effetto di una terapia efficace e correttamente assunta. Tuttavia lo stigma contro le persone sieropositive rimane ben vivo, figlio di un’ignoranza che l’insufficiente informazione mantiene inalterata. Circa il 70% delle persone che vivono con Hiv-Aids ha un lavoro regolare ed è completamente inserita nel tessuto sociale”. Lo ha sottolineato Massimo Galli, past president Simit, la Società italiana malattie infettive e tropicali e responsabile scientifico di Anlaids, tra i relatori del convegno ‘Le politiche sull’Aids in Italia e la loro applicazione territoriale’ organizzato con il contributo non condizionato di Gilead a Roma al ministero della Salute.
Il convegno è stata l’occasione per fare il punto non solo sulle novità scientifiche e sociali prodotte dai recenti sviluppi della ricerca, ma anche per verificare cosa manca dell’attuazione del Piano nazionale Aids già varato nel 2017 e per presentare due relazioni scientifiche, il rapporto Europe5 e il rapporto Apri, utili a inquadrare al meglio la situazione epidemiologica in Italia. Il rapporto Europe5, commissionato e patrocinato da Gilead Sciences Europe, ha esaminato gli aspetti di consapevolezza, prevenzione, test e screening, trattamenti specifici e gestione di lungo-periodo della salute del paziente inquadrato all’interno del continuum di cura. Sono state identificate le aree di forza, quelle di possibile miglioramento e sono state elaborate alcune raccomandazioni per migliorare la vita delle persone affette e a rischio di Hiv.
“Ciò che è emerso in relazione all’Italia – ha spiega Barbara Suligoi del Centro operativo Aids Iss – è che nel nostro Paese la prevalenza di Hiv è dello 0.2%, più alta rispetto ad altri Paesi di Europe5 come Regno Unito (0.16%) e Germania (0.1%). Circa la metà delle persone con Hiv viene diagnosticata in fase avanzata di malattia, comportando una minore probabilità di successo delle terapie e una maggiore probabilità di aver involontariamente trasmesso l’infezione ad altri. Tuttavia, l’Italia è tra i 5 l’unico Paese che fornisce gratuitamente diagnosi, management clinico e trattamento antiretrovirale a tutti, senza discriminazioni, compresi migranti illegali e persone che fanno uso di sostanze iniettive”.
Nell’ambito del Piano nazionale Aids, il Cergas di Sda Bocconi in partnership con la Società italiana malattie infettive e tropicali ha realizzato il progetto Apri (Aids Plan Regional Implementation). Il progetto, si propone di valutare lo stato di implementazione del Piano a livello nazionale, regionale e aziendale.
Tra i dati più preoccupanti, “è emerso che solo 7 regioni hanno recepito il Piano con delibere regionali: Abruzzo, Calabria, Campania, Lazio, Piemonte, Puglia, Veneto. Nelle altre regioni non è stato possibile identificare un chiaro riferimento normativo che attesti il recepimento del Piano”, sottolinea la Simit. “Il Piano nazionale Aids deve avere una migliore applicazione in Italia su base regionale secondo quanto ha mostrato il rapporto Apri. La Simit potrebbe costituire un elemento coagulante di tutte le forze in campo”, ha sottolineato Massimo Andreoni, direttore scientifico Simit.
(Fonte: Adnkronos)