Protoni per curare l’aritmia,
primo caso al mondo
Cuore curato con i protoni a Pavia. “Per la prima volta al mondo – annuncia il Centro nazionale di adroterapia oncologica (Cnao) della città lombarda – un paziente con aritmia ventricolare è stato trattato con un fascio di protoni che ha colpito, in modo mirato e con un ridottissimo impatto sui delicati tessuti circostanti, la porzione cardiaca responsabile dei battiti cardiaci irregolari”. L’intervento, messo a punto in collaborazione con la Fondazione Irccs Policlinico San Matteo di Pavia, è stato eseguito su un paziente di 73 anni al Cnao, uno dei 6 centri al mondo (l’unico in Italia) dotati di acceleratori capaci di generare fasci di protoni e ioni carbonio, utilizzati in genere per la cura dei tumori radioresistenti e non operabili.
L’uomo protagonista di questa ‘prima mondiale’, spiegano dal Cnao, soffriva di una grave forma di cardiomiopatia dilatativa che gli causava “aritmie ventricolari condizionanti ripetuti arresti cardiaci”. Il paziente è stato trasferito in novembre al Policlinico San Matteo di Pavia da un ospedale milanese dove era ricoverato. E considerate le sue condizioni, e il fatto che i trattamenti anti-aritmia (farmaci, ablazione invasiva e denervazione cardiaca) non erano stati efficaci, il 13 dicembre su richiesta del San Matteo è stato sottoposto al trattamento di adroterapia con protoni: in un’unica seduta, un fascio di queste particelle pesanti ha colpito la sede dell’aritmia.
“La scelta di optare per la prima volta sui protoni, una metodica del tutto incruenta – sottolineano gli esperti Cnao – è nata dal fatto che i protoni, rispetto ai fotoni, hanno un impatto molto inferiore sui tessuti circostanti che devono essere risparmiati dalle radiazioni”. Per l’intervento – approvato dal Comitato etico del Policlinico pavese, cui anche il Cnao fa riferimento – l’équipe di cardiologi del San Matteo ha collaborato con i radioterapisti Cnao alla preparazione della procedura. Attraverso l’utilizzo di mappature ad alta definizione dell’attivazione cardiaca, integrate con immagini Tac, è stata identificata la porzione di cuore da colpire con i protoni.
Dopo l’intervento l’uomo è stato tenuto sotto stretto monitoraggio presso l’Unità di terapia intensiva coronarica (Utic) del San Matteo, “senza che si siano verificate recidive dell’aritmia trattata – riferiscono i sanitari – e senza ulteriori episodi di arresto cardiaco”. Pochi giorni fa è stato dimesso dalla Cardiologia “in buone condizioni generali e in buon compenso cardiocircolatorio”, ed “è stato possibile trasferirlo presso un reparto riabilitativo vicino al domicilio”.
“Fino a oggi l’utilizzo di particelle pesanti (protoni, ioni carbonio)” contro le aritmie cardiache “è documentato nella letteratura scientifica internazionale solo su modelli animali. Il nostro intervento risulta essere il primo al mondo sull’uomo e i primi risultati sono davvero incoraggianti. Per questo motivo, insieme al Cnao (Centro nazionale di adroterapia oncologica) stiamo valutando la fattibilità di uno studio clinico sperimentale”. Lo spiega Roberto Rordorf, responsabile dell’Unità di Aritmologia, Uoc Cardiologia del Policlinico San Matteo di Pavia.
“In genere l’approccio farmacologico, la chirurgia e la radiofrequenza sono efficaci nel contrastare l’aritmia – sottolinea Rordorf – In questo caso particolarmente grave, tuttavia, queste soluzioni terapeutiche si sono rivelate inefficaci e si è reso necessario un intervento diverso. Anche se la radioterapia con fotoni è già stata utilizzata seppur in maniera sperimentale e in rari casi per trattare alcune forme di aritmia, è stato scelto questa volta di procedere con i protoni che garantiscono un impatto molto più basso sui tessuti delicati circostanti”.
“Abbiamo accolto la richiesta dei colleghi del San Matteo – afferma il presidente del Cnao, Gianluca Vago – con la convinzione che l’applicazione della terapia con protoni potesse essere uno strumento efficace, sulla base dei dati sperimentali e del razionale fisiopatologico, per aiutare il paziente in una condizione clinica ormai totalmente compromessa. L’esito dell’irraggiamento con protoni ci sembra molto positivo, a riprova del qualità tecnica dell’intervento e della competenza degli operatori coinvolti. Per Cnao si tratta di una via del tutto nuova, ma che conferma la straordinaria potenzialità di questa forma di radioterapia anche al di fuori della sua applicazione in campo oncologico, vocazione per cui è nato il nostro Centro, e lo spirito di piena collaborazione con il mondo della cura italiano ed internazionale che lo anima”.
“Anche questo primo intervento terapeutico – dichiara il presidente della Fondazione Irccs Policlinico San Matteo, Alessandro Venturi – evidenzia la nuova e forte vocazione all’integrazione scientifica e assistenziale tra l’Irccs San Matteo di Pavia, struttura di riferimento per prestazioni di ricovero e cura ad alta specialità, e il Cnao, ente accreditato a erogare prestazioni innovative sul territorio italiano, utilizzando metodologie altamente sofisticate e tecnologicamente avanzate. Questa rinnovata alleanza amplia l’offerta terapeutica per i pazienti che quotidianamente si rivolgono al San Matteo”.
(Fonte: Adnkronos)