Crollo delle nascite, 435mila nel 2019:
record negativo in Italia
Il ricambio naturale della popolazione appare sempre più compromesso. E’ quanto evidenzia l’Istat nel suo Report sugli indicatori demografici. Nel 2019, rileva l’istituto di statistica, si registra in Italia un saldo naturale pari a -212 mila unità, frutto della differenza tra 435 mila nascite e 647 mila decessi. Preannunciato dai trend dell’ultimo decennio, si tratta del più basso livello di ricambio naturale mai espresso dal Paese dal 1918. Ciò comporta che il ricambio per ogni 100 residenti che muoiono sia oggi assicurato da appena 67 neonati, contro i 96 di dieci anni fa. L’analisi in serie storica delle nascite, evidenzia ancora il Report dell’Istat, accende i riflettori su un altro record negativo: quello delle nascite. Il dato relativo al 2019, appena 435 mila, risulta il più basso mai riscontrato nel Paese.
Per contro, il numero dei decessi, 647 mila, pur di poco inferiore al record riscontrato nel 2017 (649 mila), rispecchia in pieno le tendenze da tempo evidenziate. Nel lungo termine, i guadagni conseguiti di sopravvivenza allargano la base di coloro che vivono molto più a lungo di un tempo e fino alle età più avanzate dell’esistenza, portando a far crescere il numero annuale di decessi e accentuando oltremodo, in senso fortemente negativo, il bilancio del saldo naturale.
La dinamica naturale è ovunque negativa, a eccezione della Provincia di Bolzano, l’unica in cui il ricambio della popolazione risulta ancora più che in equilibrio (+1,3 per mille residenti). La popolazione residente in Italia continua a diminuire, al 1 gennaio 2020 è scesa a 60 milioni e 317mila. Ininterrottamente in calo da 5 anni consecutivi, registra nel 2019 una riduzione pari a -1,9 per mille residenti. Ciò si deve appunto al rilevante bilancio negativo della dinamica naturale (nascite-decessi), solo parzialmente attenuata da un saldo migratorio con l’estero ampiamente positivo (+143mila). Le ordinarie operazioni di allineamento e revisione delle anagrafi comportano, inoltre, un saldo negativo per 48mila unità. Nel complesso, pertanto, la popolazione diminuisce di 116 mila unità.
Il calo della popolazione si concentra prevalentemente nel Mezzogiorno (-6,3 per mille) e in misura inferiore nel Centro (-2,2 per mille). Al contrario, rileva l’Istat, prosegue il processo di crescita della popolazione nel Nord (+1,4 per mille). Lo sviluppo demografico più importante si è registrato nelle Province autonome di Bolzano e Trento, rispettivamente con tassi di variazione pari a +5 e +3,6 per mille. Rilevante anche l’incremento di popolazione osservato in Lombardia (+3,4 per mille) ed Emilia-Romagna (+2,8).
La Toscana, pur con un tasso di variazione negativo (-0,5 per mille), è la regione del Centro che contiene maggiormente la flessione demografica e comunque l’ultima a porsi sopra il livello di variazione medio nazionale (-1,9). Totalmente contrapposte le condizioni di sviluppo demografico nelle quali versano le singole regioni del Mezzogiorno, la migliore delle quali – la Sardegna – viaggia nel 2019 a ritmi di variazione della popolazione pari al -5,3 per mille. Particolarmente critica, infine, la dinamica demografica di Molise e Basilicata che nel volgere di un solo anno perdono circa l’1% delle rispettive popolazioni.
(Fonte: Adnkronos)