Coronavirus, medico in prima linea:
“Nuova sfida che ci sta cambiando”
“Siamo di fronte a una nuova sfida sanitaria, una malattia ancora sconosciuta che incide profondamente sia sui pazienti che sugli operatori sanitari impegnati a fronteggiare l’emergenza”. È la testimonianza di Marco Distefano, epatologo, dirigente medico dell’Unità operativa complessa di Malattie infettive dell’ospedale “Umberto I” di Siracusa, che ormai da settimane cura i pazienti affetti da Covid 19 tra le corsie del nosocomio aretuseo. Numeri fortunatamente ben diversi da quelli della Lombardia e di altre regioni italiane, se si pensa che nella provincia di Siracusa, come si legge nel recente bollettino diffuso dalla Regione Siciliana, sono una settantina le persone positive al virus, di cui circa 30 ricoverate in ospedale.
“Anche i pazienti positivi, ma dimessi perché non destavano particolari preoccupazioni, vengono seguiti costantemente a casa, con un aggiornamento quotidiano – spiega Distefano – . Questo ci ha consentito di decongestionare l’ospedale dove continuiamo a gestire i pazienti in condizioni più gravi”. Ma, secondo Distefano – che tra l’altro è neo presidente dell’associazione Grecas, il Gruppo epatologico clinico associativo siciliano – nonostante i numeri contenuti, non è il momento di abbassare la guardia. “Dobbiamo restare cauti, questa è una malattia che ci mette davanti a criticità nuove e diverse – spiega l’epatologo – chi è ricoverato si trova da un giorno all’altro privato di tutto, lontano dalla famiglia e dagli affetti, ciò ha delle implicazioni anche dal punto di vista umano. Non ci occupiamo, dunque, della sola parte medica, ma cerchiamo di capire i bisogni di tutti i pazienti. Io ho portato, ad esempio, molti libri in ospedale, giornali e altro che possa aiutare ad alleviare la sofferenza. È un momento diverso, occorre viverlo con mente aperta e spirito positivo”.
Ad essere cambiato è anche lo stile di vita di tutti, soprattutto di chi lavora in prima linea a stretto contatto con pazienti affetti dal Covid 19. “Io lavoro tutti i giorni dalle 8 alle 20, domeniche comprese, ho perso la cognizione del tempo – dice Distefano – . Prima di tornare a casa, faccio un passaggio in un’altra abitazione vuota in cui mi sottopongo a una fase di decontaminazione completa, cambiando abiti, lavandomi e disinfettandomi, così da poter tornare a casa dalla mia famiglia, sempre mantenendo la giusta distanza e con tutte le precauzioni necessarie. Avere la possibilità di stare qualche ora con loro, mi consente di ricaricare la batteria ed essere pronto l’indomani ad affrontare una nuova giornata. E il mio pensiero va anche a tutti quei colleghi che sono stati costretti a separarsi temporaneamente dalla famiglia”.
Sulle previsioni per il futuro, l’epatologo non si sbilancia, anche se – ammette – “noi siciliani siamo stati fortunati, perché il virus qui è arrivato quando le misure di contenimento erano già partite e questo ci ha consentito di essere un po’ più preparati”. Nelle prossime settimane sarà più chiara la curva dei contagi, anche se – sottolinea Distefano – “il numero di infezioni che ci viene comunicato è un po’ falsato dalla disponibilità limitata dei tamponi che vengono eseguiti. La mia impressione è che il numero di casi gravi non sia crescente, credo che siamo già in fase di plateau, dunque possiamo sperare bene per il futuro”.