Non solo epatite C: cresce
la Rete epatologica siciliana
La Rete epatologica siciliana amplia le sue competenze, con l’obiettivo di creare dei team multidisciplinari che lavorino insieme per la gestione completa delle malattie del fegato. Nata come Rete regionale dell’epatite Hcv, progetto per migliorare la gestione e il trattamento dell’epatite cronica e della cirrosi da virus C in Sicilia, adesso si arricchirà di nuove reti per la gestione di altre patologie epatiche.
A spiegare quali sono le novità e i progetti in cantiere è Vito Di Marco, professore ordinario di Gastroenterologia del Dipartimento Promise dell’Università degli studi di Palermo e responsabile scientifico della Rete Hcv Sicilia. “Abbiamo iniziato un percorso con la rete per l’epatite C e il bilancio è assolutamente positivo, con 18mila pazienti registrati in rete e 15mila curati – spiega il gastroenterologo – , adesso la tappa successiva è prima di tutto la costruzione di una rete per la gestione dell’epatocarcinoma, un progetto già in fase avanzata, che fa parte di un Psn, Progetto sanitario nazionale finanziato dalla Regione Siciliana”.
Il progetto coinvolge cinque centri “Hub”: il Policlinico di Palermo, ente capofila; gli Ospedali Riuniti Villa Sofia-Cervello; l’Ismett; l’Ospedale Garibaldi di Catania e il Policlinico di Messina. Ogni centro è costituito da un team multidisciplinare che comprende, unità di epatologia, di radiologia, oncologia e chirurgia. “L’obiettivo – aggiunge Di Marco – è di raggiungere una gestione dell’epatocarcinoma in Sicilia che si unitaria ed efficace. I team multidisciplinari, congiunti e coordinati, possono offrire un accesso equo alle cure, migliorare l’appropriatezza delle procedure diagnostiche e terapeutiche, facilitare la gestione del paziente, migliorare l’efficacia e l’efficienza delle cure, ridurre i costi diretti legati a percorsi diagnostici e terapeutici appropriati e migliorare il rapporto rischio-costo-beneficio delle terapie”.
Sull’esempio della rete dell’epatite da Hcv, poi, è stato progettato un altro modello per la gestione dei pazienti con malattia cronica di fegato da Hbv (epatite B). Il progetto dell'”Ambulatorio Hbv Sicilia” prevede una piattaforma web dove tutti gli specialisti possono registrare i pazienti con epatite cronica o cirrosi da Hbv e possono gestire la loro terapia e i controlli durante le cure. La rete sarà condivisa con gli stessi 41 centri che partecipano alla Rete Hcv Sicilia.
A queste reti si aggiungerà quella per la gestione della Nalfd, la steatosi epatica non alcolica. Si tratta di una patologia derivante dall’accumulo di grasso nel fegato, indicata da recenti studi scientifici come la causa più comune di malattia cronica di fegato dei prossimi anni, nonché causa crescente di epatocarcinoma e di indicazione a trapianto di fegato. La rete della Nalfd sarà condivisa fra specialisti di gastroenterologia, infettivologia, di medicina interna e diabetologia che operano negli ospedali della Sicilia e in seguito sarà aperta anche agli specialisti del territorio e ai medici di medicina generale. La piattaforma web consentirà la raccolta dei dati epidemiologici relativi ai soggetti con Nalfd e la valutazione del danno epatico mediante test invasivi e non invasivi.
Infine, con 17 centri di riferimento, nascerà la rete per la diagnosi e la terapia delle epatiti autoimmuni e delle epatiti colestatiche, patologie più rare, ma spesso più difficili da diagnosticare e da gestire. I centri di gastroenterologia e epatologia della rete ospedaliera siciliana saranno i centri di riferimento per la diagnosi. “Il progetto che stiamo portando avanti – spiega ancora Di Marco – è l’evoluzione di una rete di terapia per una singola malattia, a una rete clinica per tutte le patologie del fegato. Si tratta di un miglioramento di grande rilevanza, che consentirà un accesso equo alla diagnosi e alla terapia in qualsiasi zona della Sicilia. Tra gli obiettivi della rete dei tumori primitivi del fegato è quello di evitare gli spostamenti da un capo all’altro della Sicilia o verso altre regioni, permettendo al Sistema sanitario regionale di misurare la qualità degli esiti di salute in rapporto alle strutture organizzative e ai finanziamenti messi a disposizione”.
Ci sono infine, altri aspetti legati alla ricerca e alla didattica, che vano di pari passo con la diagnosi e la terapia. “Da tutto questo lavoro, – sottolinea il gastroenterologo – costruiamo evidenze cliniche e ricerca scientifica. I risultati della terapia dellìepatite C, ad esempio, sono stati pubblicati in riviste scientifiche internazionali di alto impatto. A questo si affianca la didattica, perché le attività multidisciplinari della rete epatologica sono anche un momento di formazione per i medici specializzandi della scuola di gastroenterologia della Sicilia che fa capo al nostro Dipartimento”.