Laparoscopia gass-less salvavita in pazienti obese con tumore ginecologico
La laparoscopia ‘gass-less’ può rivelarsi un “salvavita” per le donne obese colpite da un tumore ginecologico, come dimostra la pratica quotidiana dell’Istituto nazionale tumori (Int) di Milano che annuncia uno studio per allargarne l’impiego. Si tratta di una metodica chirurgica mini-invasiva che, evitando di immettere nell’addome del gas usato invece nella procedura laparoscopica tradizionale allo scopo di visualizzare meglio gli organi interni, permette anche alle pazienti in forte sovrappeso di essere sottoposte a laparoscopia in sicurezza.
La chirurgia laparoscopica – spiegano dall’Int – è spesso il principale trattamento in caso di neoplasie ginecologiche, in particolare contro il carcinoma dell’endometrio, con una sopravvivenza a 5 anni superiore al 70% quando la diagnosi è allo stadio iniziale. Ma se la paziente è obesa aumentano le probabilità di complicanze respiratorie e di problemi cardiaci durante l’intervento, il che finisce per indirizzare la donna a interventi invasivi o addirittura a definirla inoperabile. “La tecnica gas-less apre per la prima volta apre la possibilità di offrire l’intervento in laparoscopia anche alle donne obese o fortemente obese, riducendone significativamente le probabilità di rischio associate”, sottolineano gli esperti dell’Irccs lombardo dove “questo metodo viene già utilizzato con enormi benefici”.
“Vengono introdotti ai lati dell’addome, nel sottocute, degli aghi particolari che permettono di sollevare l’adipe senza traumatizzare i tessuti – riferisce Antonino Ditto dell’Unità di Oncologia ginecologica dell’Int – Si ottiene così lo spazio di manovra chirurgica senza la necessità di anidride carbonica, oppure introducendone una minima quantità non pericolosa per la paziente. Studi precedenti non hanno evidenziato differenze significative rispetto alla laparoscopia tradizionale in termini di complicanze, morbilità e risultato estetico”.
Per approfondire i benefici e le potenzialità della laparoscopia gass-less nelle pazienti oncologiche obese, dunque, sta prendendo il via all’Int di Milano una ricerca ad hoc. “Lo scopo è quello di confermare la validità di questa soluzione salvavita – prosegue Ditto, autore dello studio – coinvolgendo le donne con un indice di massa corporea (Bmi) superiore a 35, vale a dire obese e grandi obese con diagnosi di tumore dell’endometrio”.
“Il nostro obiettivo – afferma Francesco Raspagliesi, direttore dell’Unità di Oncologia ginecologica dell’Irccs di via Venezian – è creare all’interno dell’Istituto un percorso virtuoso dedicato alle donne obese, che prevede l’istituzione di un Centro di chirurgia bariatrica onco-ginecologica, primo nel suo genere in Itali. Questo percorso è finalizzato ad affrontare la malattia oncologica con una riduzione significativa delle complicanze legate al peso eccessivo. Oggi sappiamo che le comorbilità, pressoché inevitabili nelle donne obese, rendono più complessa la fase di recupero post-operatoria specialmente nel caso di intervento tradizionale, con problemi a carico del microcircolo e di rallentamento nella cicatrizzazione, per citare solo due tra le complicanze più comuni”.
L’obesità rappresenta un problema importante in oncologia e in particolare in oncologia ginecologica, ricordano gli specialisti. Secondo recenti dati Aiom (Associazione italiana di oncologia medica), questa condizione può essere correlata con il carcinoma della cervice uterina e dell’ovaio in premenopausa ed è oggi responsabile di 4 tumori dell’endometrio su 10. Il rischio di questa forma tumorale nelle donne obese e fortemente obese è 5 volte superiore che nelle donne normopeso.
(Fonte: Adnkronos)