Coronavirus, verso i tamponi rapidi dai medici di famiglia
In arrivo tamponi rapidi ed ecografie dal medico di famiglia e dai pediatri di libera scelta. Una novità che dovrebbe andare incontro ai cittadini: considerando un test antigenico al giorno per ogni medico di base, infatti, saranno 50 mila in più quotidianamente nel Paese. A permetterlo l’accordo siglato tra ieri sera e questa mattina tra i sindacati dei medici di famiglia e la parte pubblica (rappresentata dalla Sisac). Su quattro sigle sindacali coinvolti nella trattativa, il testo è stato firmato da due (Fimmg e Intesa sindacale) che valgono, però, il 70% in termini di rappresentatività. Dunque, l’accordo è valido per tutti e l’adesione alle prestazioni richieste è obbligatoria, seppure i medici possono delegare l’esecuzione del test ad un’altra struttura o un altro collega che appartiene alla stessa forma associativa.
L’intesa voluta per far fronte alla “grave situazione emergenziale che il Paese sta affrontando e lo scenario epidemico che si prospetta per il periodo autunno-invernale”, vuole “assicurare che la risposta dell’assistenza territoriale sia realizzata in tutte le sue potenzialità per contribuire a mantenere sotto controllo la trasmissione del virus”. Con un investimento che, a conti fatti, arriva a 265 milioni di euro: 235 milioni già stanziati, anche se per il momento non ancora utilizzati, nell’ultima legge di Bilancio per le apparecchiature diagnostiche e 30 milioni che, come si indica anche nell’accordo, dovranno essere stanziati in un prossimo provvedimento che sarà, con tutta probabilità, il decreto ‘Ristori’.
Anche se i fondi non sono tantissimi considerato che, dividendo la cifra per 50mila medici di famiglia il contributo è di circa 600 euro a camice bianco su due mesi. Sul tavolo delle trattive, una remunerazione per i medici di 18 euro per i tamponi eseguiti in studio e 12 euro se il test viene fatto in altre strutture, dalle case della Salute e tutte le strutture complesse dei medici di famiglia, fino agli ambulatori messi a disposizione dalle Asl o nei tendoni della Protezione Civile.
Secondo l’accordo, dal medico di famiglia potrebbero fare i tamponi i contatti stretti di persone positive asintomatiche; pazienti per i quali il medico ritiene necessario il tampone durante una visita; e, in piccola parte, tutti gli altri assistiti. Oltre ai medici di famiglia e ai pediatri, il coinvolgimento nell’esecuzione di tamponi – e nel budget – riguarda anche i medici di continuità assistenziale (ex guardia medica), quelli di medicina dei servizi, quelli delle Usca e i medici dell’emergenza sanitaria territoriale.
Parte integrante dell’accordo, è la diagnostica negli studi dei medici di famiglia (ecografi, elettrocardiografi ecc) che viene considerata uno strumento importante dalla parte pubblica anche per ridurre la pressione sugli ospedali. Per questa parte, già nella scorsa finanziaria, il Governo ha stanziato 235 milioni da destinare agli acquisti di piccole apparecchiature.
Al via libera definitivo dell’accordo mancano alcuni passaggi, che però si prevedono agevoli. Il testo dovrà infatti ripassare al vaglio del Comitato di settore delle Regioni, della Corte dei conti e, infine, in Stato-Regioni per l’ok definitivo.
(Fonte: Adnkronos)