Il progetto

Coronavirus, in Italia una rete
per sorvegliare le varianti

di oggisalute | 27 gennaio 2021 | pubblicato in Attualità
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Fare rete e aumentare la capacità di fare sequenziamento per sorvegliare il coronavirus Sars-CoV-2 e le sue mutazioni, intercettare il più precocemente possibile la circolazione di varianti che destano preoccupazione, e accertarsi che le armi, dai vaccini alle terapie, a disposizione continuino a rimanere efficaci. Nasce con questa missione il Consorzio italiano per la genotipizzazione e fenotipizzazione di Sars-CoV-2 e per il monitoraggio della risposta immunitaria alla vaccinazione. Un consorzio che vede la luce nell’ambito del Tavolo tecnico per la sorveglianza viro-immunologica di infezioni emergenti, istituito al ministero della Salute il 19 gennaio su input del viceministro della Salute Pierpaolo Sileri e con il coordinamento e la supervisione dell’Istituto superiore di sanità (Iss).

Il progetto italiano è stato presentato oggi durante un incontro al ministero della Salute e vede il patrocinio dalla Società Italiana di Virologia che si farà parte attiva per riunire le competenze virologiche cliniche, di base, veterinarie e bioinformatiche presenti in Italia. “L’unità di intenti – commenta il presidente dei virologi italiani Arnaldo Caruso – significa in virologia mettere insieme tutte le competenze: umane, veterinarie e ambientali. Perché i virus sono interattivi. Noi li trasmettiamo agli animali ma gli animali li trasmettono a noi e anche le piante trasmettono virus potenzialmente importanti: abbiamo virus di alcuni vegetali che replicano e li troviamo nel sangue e ancora non sappiamo cosa possono causare. E’ atteso dunque che un virus possa circolare e adattarsi a più specie. Ecco perché stiamo vivendo una pandemia”. E “non sarà l’ultima”, come ha sottolineato anche Sileri.

“Possiamo sfruttare” dei campanelli d’allarme “che ci impongono di fare sistema per mettere insieme le risorse che nel Paese ci sono, ma sono estremamente frammentate – ha spiegato Paola Stefanelli, a capo del reparto Malattie prevenibili da vaccino dell’Istituto superiore di sanità – Quando è stata annunciata la variante inglese” di Sars-CoV-2 “con i dettagli forniti dai colleghi del Regno Unito è stato l’inizio di una considerazione dell’utilità della genomica molecolare nelle malattie infettive, che già si fa in maniera estesa”.

“Ma la sequenza di un genoma di un agente infettivo o di parti di esso non è sufficiente se non associamo i dati epidemiologici di ogni caso – ha osservato Stefanelli – ma è importante anche conoscere a fondo il significato biologico delle varianti. E questa iniziativa scientifica spero possa far gemmare una serie di gruppi di lavoro attraverso un comitato scientifico che possa convogliare expertise e risorse, per restituire il maggior numero possibile di conoscenze sull’aspetto genetico e genomico e sulla parte epidemiologica e biologica, ma anche clinica, delle varianti”.

Varianti che, ha aggiunto l’esperta, “ci stanno preoccupando per la possibile inefficacia o parziale inefficacia dei vaccini, ma ci sono anche approcci terapeutici in arrivo come gli anticorpi monoclonali, e conoscere anticipatamente eventuali modificazioni del virus è importante per essere pronti a restituire eventualmente molecole più opportune ed efficaci. Anche la capacità diffusiva” delle varianti è un aspetto “importante perché le variazioni possono incidere sensibilmente e quel che cerchiamo di fare è garantire uno scambio continuo fra i vari attori e con la sanità pubblica. Questa può essere una “chiave di lettura vincente per fare progressi il più velocemente possibile. Avere un consorzio dà l’opportunità di far gemmare progetti su obiettivi specifici che intendiamo portare avanti”.

“Abbiamo invaso habitat propri di specie animali mai venute a contatto con l’uomo e scoperto un vaso di Pandora dal quale stanno fuoriuscendo virus potenzialmente pericolosi – ha ripercorso Caruso – Abbiamo visto parenti stretti di questo coronavirus come la Sars e la Mers che hanno tentato con scarso successo di entrare nella specie umana. Questo virus ci è riuscito bene. E non sarà l’ultimo, perché da quando abbiamo messo gli occhi sul coronavirus nel solo pipistrello ne sono state identificate altre 200 specie”.

Questo monitoraggio e queste competenze “sono importanti oggi ma anche nel futuro”, incalza Caruso. “La virologia è interessata a questa proposta, già avanzata a maggio, di costituire un network fondamentale come fatto anche in altri Paesi. C’è per esempio il consorzio inglese” che è già realtà. “Si parla di una struttura che possa coordinare gli sforzi di tutti noi, con un fine che fa riferimento alla centralità dell’Iss, come collettore. Questo ci consentirà di avere una rete più efficace e veloce dove ognuno fa la sua parte in maniera competente”.

Sulle scene televisive, ha concluso il presidente della Società italiana di virologia, “ci sono state una serie di persone che hanno dato notizie a volte corrette e altre volte meno. Sono state espresse una serie di opinioni che hanno spiazzato e disorientato l’opinione pubblica, dando anche discredito a noi ricercatori. Spero non succeda più e noi vogliamo invitare a far parlare i virologi persone che di questa materia sanno. Sono contento che si parli di un network che guarda alle nuove pandemie. Non bisogna fermarsi qui, ma guardare al futuro e noi daremo pieno supporto a iniziative e collaborazioni mettendo a disposizione quello che abbiamo: lavoro, competenze e professionalità per una buona riuscita” del progetto.

(Fonte: Adnkronos)

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