Coronavirus

È allarme “sindemia”, un milione
di nuovi casi di disagio mentale

di oggisalute | 28 gennaio 2021 | pubblicato in Attualità
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La chiamano ‘sindemia’, un mix tra pericolo ‘clinico’ e sociale. Succede quando la pandemia si trasforma nella ‘tempesta perfetta’: oltre ad avere un impatto sanitario, ha ripercussioni economiche, emotive e culturali tali da agire come un moltiplicatore senza precedenti anche del malessere psichico. Covid-19 ‘contagia’ il corpo e la mente e a lanciare l’allarme sono gli esperti della Società italiana di NeuroPsicoFarmacologia (Sinpf) in occasione del loro XXII congresso nazionale, online da oggi al 29 gennaio. Si prospettano “1 milione di nuovi casi di disagio mentale”, sull’onda della crisi economica, dei lutti, della paura.

“In chi è entrato in contatto con il virus – proseguono gli esperti psichiatri, farmacologi, neurologi e psicologi – aumenta fino a 5 volte la probabilità di sintomi depressivi rispetto alla popolazione generale e si stima che nei prossimi mesi possano emergere fino a 800 mila nuovi casi di depressione (l’incidenza di questa problematica è stimata attorno al 30% dei malati Covid, chiariscono gli esperti, e i contagi a oggi sono già 2,4 milioni)”. In più, “metà delle persone contagiate manifesta disturbi psichiatrici con un’incidenza del 42% di ansia o insonnia, del 28% di disturbo post-traumatico da stress e del 20% di disturbo ossessivo-compulsivo”.

Ma la ‘sindemia da Covid-19’ travolge anche chi non è stato toccato direttamente dal virus: fra i familiari dei circa 86.000 pazienti deceduti, almeno il 10% andrà incontro a depressione entro un anno, elencano gli esperti Sinpf. Per via di “un lutto complicato che si protrarrà oltre 12 mesi, anche a causa delle regole di contenimento del contagio che hanno impedito a molti di poter elaborare il dolore, rivedendo un’ultima volta il congiunto per l’estremo saluto”, spiega Claudio Mencacci, co-presidente della Sinpf e direttore del Dipartimento neuroscienze e salute mentale dell’Asst Fatebenefratelli-Sacco di Milano.

La crisi economica provocata dalla pandemia incrementa a sua volta il disagio mentale in tutta la popolazione: “Il rischio di depressione raddoppia in chi ha un reddito inferiore ai 15mila euro all’anno e triplica in chi è disoccupato”. Si stima così che “saranno almeno 150mila i nuovi casi di depressione dovuti alla disoccupazione da pandemia”, dice Mencacci.

Ad alto rischio soprattutto donne, giovani e anziani; le prime già più predisposte alla depressione e più toccate dalle ripercussioni sociali e lavorative, i secondi che hanno visto modificarsi la loro vita di relazione e patiscono gli effetti della crisi sull’occupazione, e gli anziani, più fragili di fronte ai contagi e disturbi mentali. “Le condizioni sanitarie, economiche, sociali che si sono create a seguito della pandemia di Covid-19 hanno portato a una vera sindemia: alla malattia connessa all’infezione si è aggiunto un impatto enorme sul benessere psichico di tutta la popolazione”, ragiona Mencacci.

“Con il prolungarsi dello stato di emergenza e delle restrizioni alla socialità, al lavoro, alla possibilità di programmare un futuro, anche chi non è stato contagiato è sull’orlo di una crisi di nervi”, aggiunge Matteo Balestrieri, co-presidente della Società italiana di NeuroPsicoFarmacologia e professore ordinario di Psichiatria all’università di Udine. “Dopo una fase iniziale in cui si è fatto il possibile per resistere e si combatteva soprattutto la paura del virus, ora sono subentrati l’esaurimento, la stanchezza, talvolta la rabbia. E ciò che preoccupa è soprattutto l’ondata di malessere mentale indotta dalla crisi economica: le condizioni ambientali e socio-economiche hanno infatti un grosso peso sul benessere psichico della popolazione e la pandemia di Covid-19 sta creando le premesse per il dilagare del disagio”.

Oggi inoltre, prosegue Mencacci, “le famiglie che versano in stato di povertà assoluta sono 2,1 milioni, in continuo aumento. Il disagio economico innesca il malessere psichico, come certifica anche il notevole incremento delle vendite di psicofarmaci registrato negli ultimi mesi. Siamo quindi realmente di fronte a una sindemia di proporzioni senza precedenti, a cui reagire migliorando l’assistenza e le cure dei pazienti. Al contrario di quanto è accaduto nei primi mesi di pandemia, quando le visite e le prestazioni sanitarie nei Centri di salute mentale si sono ridotte, occorre puntare a rafforzare i servizi ed è indispensabile essere più vicini possibile ai cittadini. A partire dai medici di famiglia, che possono intercettare per primi il disagio inviando poi i pazienti dallo specialista”.

Anche nel settore della salute mentale, conclude Balestrieri, “le terapie hanno cambiato volto e sono oggi in grado di migliorare enormemente la qualità della vita dei pazienti con disturbi psichici. A patto però che i farmaci, se necessari, siano sempre prescritti dal medico specialista, che poi deve gestire le cure assieme al medico di famiglia. Il fai da te, che temiamo sia adottato da molti in un momento difficile come quello attuale, rischia di non risolvere i problemi e di esporre anche a rischi per la salute”.

(Fonte: Adnkronos)

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