Malattie rare: policitemia vera,
lo sport frena i rischi di complicanze
La policitemia vera è una malattia mieloproliferativa causata da un’alterazione delle cellule del midollo osseo che determina una crescita eccessiva di alcune cellule del sangue, in particolare dei globuli rossi. Si tratta di una malattia cronica, a decorso lento e progressivo. In quanto patologia rara, la conoscenza di questa patologia è generalmente scarsa, fenomeno che complica sia il processo diagnostico che la gestione della malattia da parte del paziente. In molti casi, infatti, scoprire di essere affetto da policitemia vera innesca una serie di dubbi e difficoltà, che influenzano in maniera negativa la qualità della vita.
Spesso la policitemia viene scoperta per caso, a seguito di analisi del sangue di routine, ed è confermata da una biopsia del midollo osseo. I pazienti possono inizialmente essere asintomatici oppure presentare qualche sintomo generico, come stanchezza, mal di testa ricorrente, prurito e disturbi temporanei alla vista, all’udito e alla sensibilità delle dita di mani e piedi. Possono anche verificarsi perdita di peso, febbre e sudorazione notturna. Con l’evolversi della malattia, può sopraggiungere l’ingrossamento della milza e una serie di altri sintomi collegati, tra cui dolori addominali, senso di sazietà precoce, difficoltà a digerire, diarrea o stitichezza.
La complicanza più seria riguarda, però, l’aumento del rischio di eventi trombotici: gli elevati livelli di ematocrito rendono infatti il sangue più denso e viscoso, che può comportare una occlusione, parziale o totale, dei vasi più grandi. I fattori di rischio più rilevanti in fatto di trombosi sono l’età avanzata, il fumo, il diabete, il sovrappeso, l’ipertensione arteriosa e fattori ereditari. In pazienti affetti da policitemia vera a basso rischio, la possibilità di episodi di trombosi è 2 volte più alta rispetto a soggetti sani, mentre in pazienti ad alto rischio le probabilità arrivano a essere anche 5 volte maggiori (dati Ail). Nonostante ciò, una persona affetta da questa patologia può continuare a condurre una vita quasi normale, a patto di portare avanti regolarmente i trattamenti e di tenere monitorata la sua evoluzione tramite visite di controllo e analisi del sangue.
Uno studio – secondo un articolo pubblicato da ‘Alleati per la Salute’ (www.alleatiperlasalute.it ), il portale dedicato all’informazione medico-scientifica realizzato da Novartis – ha valutato in maniera specifica l’impatto dell’attività sportiva nei pazienti di policitemia vera, arrivando a conclusioni molto incoraggianti in ottica sia del mantenimento di una buona qualità di vita che di riduzione dei rischi di complicanze. Lo sport diventa- come riportato dal sito – un alleato per diminuire il rischio vascolare, se praticato tenendo conto dell’età del paziente e delle sue condizioni generali di salute. Attività consigliate da svolgere quotidianamente sono, per esempio, una camminata di 30 minuti e salire a piedi le scale, invece di servirsi dell’ascensore.
Un’attenzione particolare deve essere posta nella scelta di vere e proprie discipline sportive. In pazienti giovani, possono essere svolte anche attività impegnative, favorendo però quelle con minore contatto fisico o rischio di cadute. Un paziente affetto da policitemia vera, infatti, corre un maggior rischio di emorragie, condizione determinata dalla malattia e che può essere aggravata dall’eventuale assunzione di farmaci antiaggreganti o anticoagulanti. Sport come pugilato o rugby sono quindi da evitare e altri come ciclismo o sci da praticare con cautela e solo con l’uso di caschetto protettivo.
Mantenere il fisico in movimento diventa un aiuto concreto non solo per ridurre il rischio trombotico, ma anche per diminuire il senso di stanchezza che accompagna spesso la malattia e che influenza negativamente la qualità della vita. I pazienti sedentari riportano infatti maggiormente questo sintomo rispetto a coloro che si dedicano all’attività sportiva. Lo sport non deve quindi essere temuto dalle persone affette da policitemia o sconsigliato dai medici, ma utilizzato come importante strumento per guadagnare un maggiore benessere fisico e psicologico.
(Fonte: Adnkronos)