Santa Lucia Irccs di Roma primo in Italia per studi sulle neuroscienze
Il Santa Lucia Irccs di Roma al primo posto in Italia per produzione scientifica: 556 articoli pubblicati su riviste scientifiche internazionali, per 2.324 punti di Impact factor. I risultati ottenuti nel 2020 dai 60 laboratori di ricerca della Fondazione Santa Lucia Irccs confermano l’ospedale e istituto di ricerca capitolino “al primo posto in Italia per quantità e qualità della produzione scientifica nell’ambito delle neuroscienze. La ricerca è soprattutto al femminile”, sottolineano dal S.Lucia che oggi ha presentato i risultati dell’attività scientifica realizzata nel 2020, raccolti nella 35esima edizione dell’annuario dell’Irccs. L’attività di ricerca ha prodotto 556 articoli su riviste scientifiche internazionali frutto di 116 progetti nel settore delle neuroscienze, di cui 25 condotti in cooperazione con enti di ricerca internazionali, e 20 trial clinici.
“La produzione scientifica totale raggiunge i 2.324 punti di Impact factor, l’indice utilizzato anche dal ministero della Salute per rilevare l’importanza delle singole pubblicazioni e premiare la qualità e non solo la quantità della produzione scientifica – spiega una nota – Sia il numero di pubblicazioni che il valore dell’Impact factor totale confermano l’Istituto al primo posto in Italia nel settore delle neuroscienze e della neuroriabilitazione”. Lavorano al Santa Lucia oltre 250 ricercatori di cui circa 160 dedicati esclusivamente alla ricerca, mentre la restante componente associa l’attività in laboratorio alla cura dei pazienti dell’ospedale di neuroriabilitazione in ottica traslazionale, che prevede la sinergia tra attività terapeutica e ricerca.
I risultati in crescita della ricerca scientifica sono anche il frutto del lavoro di una sempre maggiore componente femminile. Nel 2020 oltre il 70% dei ricercatori del Santa Lucia è rappresentato da donne capaci di attrarre fondi e competere a livello internazionale: tra i 22 grant vinti nel 2020 (bando 2019) per Ricerca finalizzata e i Giovani ricercatori, due terzi dei progetti sono stati ottenuti da équipe di ricerca guidate da donne. La Fondazione si conferma inoltre in grado di attrarre e valorizzare giovani ricercatori: gli investimenti in tecnologie, tra cui nel 2020 si è distinto l’acquisto di una risonanza magnetica a 3 Tesla capace di visualizzare anche gli atomi del sodio e del fluoro, posizionano il Santa Lucia tra gli istituti più avanzati in Europa. Oggi l’81% dei ricercatori ha meno di 50 anni e il 38% è tra i 25 e i 35 anni.
“Il 2020 è l’anno che verrà ricordato per lo scoppio della pandemia di Covid – ha commentato Carlo Caltagirone, neurologo e direttore scientifico del Santa Lucia Irccs – Questo momento storico ha evidenziato quanto sia importante e strategico investire nella ricerca sanitaria. Inoltre, poter contare al Santa Lucia su ricercatori giovani e su un sistema meritocratico che premia le capacità degli individui e la collaborazione tra i gruppi di ricerca ha portato ad accrescere i risultati rispetto all’ultimo triennio. Ancora, il complesso lavoro della direzione sanitaria, che ha permesso di tenere l’ospedale aperto e sempre dedicato alla neuroriabilitazione, ha consentito ai progetti attivi di proseguire e giungere a compimento. Questo lavoro di sinergia tra ricerca e assistenza è il cuore della missione che ci è stata affidata nel 1992 dal ministero della Salute”.
Con oltre 100 mila giornate di degenza erogate, il primo anno della pandemia non ha fermato l’attività dell’ospedale di neuroriabilitazione che ha proseguito sia l’attività di ricerca che di cura a favore delle persone con una severa lesione del sistema nervoso (ictus cerebrale o un trauma cranico), una lesione midollare, una malattia neurodegenerativa (Parkinson, sclerosi multipla o Alzheimer) o altre patologie genetiche o malattie rare di origine neurologica.
Questa continuità nell’assistenza, come rilevato dalla società scientifica Sirn, ha contribuito a contenere i danni dovuti alla riduzione dei posti letto dedicati alle Unità di terapia neurovascolare registrato durante la crisi pandemica per ricavare nuovi posti letto di terapia intensiva. “Questa riduzione di posti letto, come segnalato dall’associazione dei pazienti Alice, ha prodotto una carenza dell’assistenza ai pazienti colpiti da ictus cerebrale, oltre 150mila l’anno – continua la nota – All’interno dei percorsi di neurologia, i reparti di neuroriabilitazione ospedaliera di alta specializzazione hanno invece continuato, anche durante l’emergenza, ad assistere regolarmente i pazienti, contribuendo a migliorare la loro l’autonomia. Hanno così anche contribuito attivamente a ridurre la pressione sulle terapie intensive”.
Al termine della presentazione, l’ingegnere biomedico e ricercatrice Francesca Sylos Labini, ha ricevuto il Premio Amadio. Il riconoscimento, intitolato alla memoria di Luigi Amadio e giunto alla quarta edizione, è assegnato annualmente dal Comitato tecnico scientifico del Santa Lucia Irccs al giovane ricercatore che ha ottenuto il successo di un paper originale pubblicato su una rivista internazionale ad alto impatto nell’ambito delle neuroscienze e della neuroriabilitazione.
(Fonte: Adnkronos)