Sesso protetto in aumento nei giovani,
ma più per gravidanze che malattie
Sì al sesso protetto ma soprattutto per evitare gravidanze. La distinzione tra contraccezione e protezione non è sempre chiara tra i ragazzi. Tanto che la maggior parte continua a usare la pillola anticoncezionale come strumento di prevenzione dalle malattie. Il 92,9% di chi – tra 12 e i 24 anni – ha avuto rapporti sessuali completi, dichiara infatti di stare sempre attento per evitare gravidanze, ma solo il 74,5% si protegge sempre per evitare infezioni e malattie a trasmissione sessuale. E, per informarsi, ai medici e ai farmacisti i giovani preferiscono i media.
È quanto emerge dalla ricerca realizzata dal Censis sulla sessualità dei millennial e dei giovanissimi, con il supporto non condizionante di Sanofi Pasteur-Msd e distribuita da Msd Italia, presentata oggi al Senato. Lo studio, condotto su un campione di 1000 giovani tra i 12 e i 24 anni, rileva, infatti, che il 43,5% dei giovani italiani tra i 12-24 anni ha già avuto rapporti sessuali completi, quota che sale al 79,2% tra i 22-24 anni.
Il 92,9% di chi ha avuto rapporti sessuali completi dichiara, inoltre, di stare sempre attento a evitare gravidanze e il 74,5% di proteggersi sempre per evitare infezioni e malattie a trasmissione sessuale. Il 70,7% usa il profilattico come strumento di prevenzione ma vi è anche un 17,6% che dichiara di ricorrere alla pillola anticoncezionale, collocandola erroneamente tra gli strumenti preventivi e non contraccettivi.
Secondo la ricerca, inoltre, il 93,8% ha sentito parlare di infezioni e malattie sessualmente trasmesse. Solo il 6,2% non ne ha mai sentito parlare (18,7% tra i 12-14 anni). Tra le patologie è l’Aids la maggiormente citata (89,6%). Solo il 23,1% indica la sifilide, il 18,2% la candida, il 15,6% il Papillomavirus e percentuali tra il 15% e il 13% la gonorrea, le epatiti e l’herpes genitale. Ma sono i media ad avere il primato per l’informazione dei ragazzi su infezioni e malattie sessualmente trasmesse. Il 62,3% dei giovani ha come fonte tv, riviste, internet. La scuola contribuisce per il 53,8%. Solo il 9,8% cita i professionisti della salute come i medici di famiglia, i medici specialisti e i farmacisti. Del resto il 57,5% degli intervistati ammette di non essersi mai recato dal medico per problematiche legate alla sessualità.
“Le infezioni sessualmente trasmesse costituiscono un insieme di malattie molto diffuse che interessano milioni di individui, ogni anno, in tutto il mondo – commenta il direttore generale della Prevenzione sanitaria del ministero della Salute, Ranieri Guerra – Il ministero sta puntando molto sull’introduzione di tematiche di salute nell’attività scolastica ma è estremamente difficile cambiare l’ordinamento scolastico, è un’impresa titanica su cui speriamo di fare qualcosa insieme”.
“L’insufficiente conoscenza di queste infezioni e di come prevenirle è tra i principali problemi – dice Andrea Lenzi, professore ordinario di endocrinologia dell’Università La Sapienza di Roma – La maggior parte delle informazioni che i giovani hanno derivano infatti dagli amici, seguiti dai media e dai social network, lasciando spazio a molta spazzatura sul web. Parlando di Papillomavirus e di maschi, per esempio, spesso i ragazzi non sospettano minimamente di poter essere portatori di una infezione che può anche causare un tumore”.
“Il nostro telefono verde Aids e Infezioni sessualmente trasmesse riceve oltre 1.000 chiamate al mese, di queste solo il 10% proviene da parte di giovani (15-24 anni), che risultano avere poche informazioni corrette sulla prevenzione di queste patologie e pensano che siano un problema legato a determinate fasce di popolazione e non causate da comportamenti a rischio – dichiara il presidente dell’Iss, Walter Ricciardi – Ciò richiama l’importanza di attivare canali di informazione pensati specificamente per i giovani, per proteggere la loro salute, la loro fertilità, il loro futuro”.
“Gli adolescenti e i giovani millennial che abbiamo interpellato si muovono in un mondo inondato di immagini e contenuti sessuali sempre più facilmente accessibili, in media a 17 anni iniziano ad avere rapporti sessuali e hanno colmato le tradizionali differenze tra ragazzi e ragazze. Eppure circa il 50% dichiara di avere dubbi in materia di sessualità – dice Ketty Vaccaro, responsabile dell’area Welfare e Salute del Censis – Se in larga misura dichiarano di proteggersi anche dalle infezioni sessualmente trasmesse, non sempre sono consapevoli dei rischi che corrono. Le ragazze hanno una maggior conoscenza del Papillomavirus e della possibilità di prevenzione basata sulla vaccinazione, ma tutti sono ampiamente favorevoli alla sua estensione ai maschi”.
(Fonte: Adnkronos)