“Linee guida su singole malattie
possibile ‘boomerang’ per i medici”
“Le linee guida elaborate per singole patologie rischiano di diventare un boomerang” per i camici bianchi, “perché raccomandano terapie spesso non indicate nei pazienti con patologie multiple”. A lanciare l’allarme è la Fondazione Gimbe che, in occasione dell’approdo del Ddl sulla responsabilità professionale del personale sanitario alla Camera per l’approvazione finale, sottolinea “l’inderogabile necessità di un approccio orientato alla multimorbidità”.
L’articolo 5 del disegno di legge – ricorda il Gimbe – prevede che ‘Gli esercenti le professioni sanitarie, nell’esecuzione delle prestazioni sanitarie con finalità preventive, diagnostiche, terapeutiche, palliative, riabilitative e di medicina legale, si attengono, salve le specificità del caso concreto, alle raccomandazioni previste dalle Linee guida’. “Le Linee guida – evidenzia Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione – forniscono raccomandazioni basate sulle evidenze scientifiche e norme di buona pratica clinica per informare le decisioni di tutti i professionisti sanitari. Tuttavia occorre tenere sempre ben presente che non si tratta di protocolli rigorosi da applicare in maniera indiscriminata, ma è necessario considerare sempre le caratteristiche cliniche del paziente individuale, oltre che le sue aspettative e preferenze”.
In particolare, precisa Cartabellotta, “nei soggetti con multimorbidità il bilancio tra rischi e benefici dei trattamenti è spesso incerto, visto che le prove di efficacia derivano per lo più da trial condotti su popolazioni selezionate, che tendono a escludere pazienti con patologie multiple. Di conseguenza, le Linee guida elaborate per singole malattie raccomandano test diagnostici e trattamenti potenzialmente non indicati nei pazienti con multimorbidità, aumentando i rischi, peggiorando la qualità di vita e generando ingenti sprechi”. Considerata “la necessità di riorganizzare l’assistenza sanitaria per i pazienti con patologie multiple”, la Fondazione Gimbe ha realizzato la versione italiana delle Linee guida del National Institute for Health and Care Excellence, il Nice britannico, per l’identificazione e il trattamento dei pazienti con multimorbidità.
Il problema, rileva il Gimbe, è che “oggi la maggior parte dei pazienti con una patologia o condizione cronica è affetto da almeno un’ulteriore cronicità: la multimorbidità, di fatto la norma tra gli anziani, riduce la qualità di vita e aumenta mortalità, polifarmacoterapia, reazioni avverse a farmaci e accessi non programmati ai servizi sanitari. I pazienti affetti da patologie multiple rappresentano inoltre un’ardua sfida per i servizi sanitari, perché vengono spesso assistiti in maniera frammentata da vari professionisti attraverso diversi setting (cure primarie, specialistica ambulatoriali, ospedale, domicilio eccetera), con inevitabili problemi di coordinamento e comunicazione”.
“È inaccettabile – precisa Cartabellotta – costringere i pazienti con patologie multiple a rimbalzare tra vari specialisti, servizi e setting assistenziali: occorre abbandonare l’approccio basato sulla gestione della singola malattia in favore di quello orientato alla multimorbidità, indipendentemente dalla variabilità dei modelli organizzativi regionali e aziendali per gestire la cronicità”.
Per la Fondazione Gimbe, “l’approccio orientato alla multimorbidità richiede innanzitutto di definire le priorità della persona, di valutare l’impatto delle singole patologie, condizioni e terapie, e di definire insieme al paziente un piano terapeutico personalizzato, riportando nella documentazione clinica le azioni da intraprendere: dall’individuazione del coordinatore del piano terapeutico all’introduzione, interruzione, sostituzione di farmaci e terapie non farmacologiche, dalla riorganizzazione dei controlli periodici all’identificazione precoce di variazioni dello stato di salute, dal follow-up per rivalutare il piano terapeutico condiviso alla valutazione di altri aspetti rilevanti per il paziente”.
“In questo processo – conclude Cartabellotta – è molto importante condividere copia del piano terapeutico con il paziente e, previo consenso, con altri soggetti coinvolti nell’assistenza (professionisti sanitari, familiari, caregiver). Questa raccomandazione diventa fondamentale per la tutela medico-legale, perché alla maggior parte dei pazienti con patologie multiple le Linee guida, anche se di elevata qualità, non sono applicabili e rischiano di trasformarsi in un boomerang”. La versione integrale delle Linee guida è disponibile online su www.evidence.it/multimorbidita.
(Fonte: Adnkronos)