Ricerca: talenti italiani premiati dall’Unione Europea
L’opportunità di competere ad armi pari con colleghi di altri Paesi. Una rincorsa lunga 5 anni, fino a un trampolino di lancio verso ruoli di prestigio e riconoscimenti internazionali. Alberto Mantovani, Gianluigi Condorelli, Gioacchino Natoli ed Enrico Lugli, cervelli di punta dell’Irccs Humanitas di Rozzano, raccontano così la loro storia di talenti italiani premiati dall’Ue. L’impronta di Milano nel mondo con la sola forza delle idee. In occasione dei primi 10 anni di attività dell’European Research Council, gli scienziati dell’Istituto clinico di Gianfelice Rocca spiegano che cosa significa vincere un Erc.
Il primo testimone è l’immunologo Mantovani, direttore scientifico di Humanitas, docente di Humanitas University e cervello italiano più citato nella letteratura scientifica internazionale. Di Erc ne ha vinti 2, per progetti sull’immunità innata: “E’ un programma straordinario che sostiene la ricerca scientifica di altissima qualità in tutta Europa – afferma – ma è anche una cartina di tornasole per la ricerca italiana. Che da un lato può far affidamento su un patrimonio di giovani capaci di vincere, competendo alla pari con ricercatori di altri Paesi. Dall’altro lato, però, non è capace né di attrarre scienziati internazionali né di trattenere i propri talenti dentro i suoi confini”.
“Vincere 2 grant Erc – prosegue Mantovani – è stato fondamentale per condurre, nel mio primo progetto, una ricerca che da preclinica sta avendo una ricaduta clinica diretta sul paziente. Scoprendo, ad esempio, che una mutazione nel gene Ptx3 rappresenta un importante fattore di rischio per alcune gravi infezioni, tra cui quella da Aspergillus. Nel secondo progetto finanziato, in corso, la sfida è ancora più grande: abbiamo scoperto che la molecola oggetto dello studio è un oncosoppressore e regola l’infiammazione in alcuni tumori umani. Questo evidenzia già una possibile futura proiezione clinica dello studio”.
Svelare i segreti del cuore è invece la missione di Condorelli che definisce l’Erc “un trampolino di lancio”. Spiega il direttore del Dipartimento cardiovascolare di Humanitas, docente di Humanitas University: “Molti dei giovani ricercatori che hanno lavorato nell’ambito del mio progetto sostenuto da un grant Erc oggi sono entrati a far parte della faculty di università o enti pubblici di ricerca”.
Ma “al di là del prestigio, che ha influito sulla mia carriera accademica – prosegue – vincere un grant Erc ha avuto anche risvolti pratici, ad esempio la possibilità di programmare e realizzare una serie di studi a lungo termine su un argomento allora ancora poco sviluppato, ma oggi di grande interesse: l’epigenetica delle malattie cardiovascolari. Grazie ai risultati della ricerca finanziata da Erc è stato possibile sviluppare nuove tecnologie, in particolare la bioinformatica, con ricadute rilevanti non solo nell’area cardiovascolare”.
Per Natoli, impegnato sui rapporti fra genomica e infiammazione, “i grant Erc consentono ai vincitori di lavorare in totale autonomia per un periodo di 5 anni, senza restrizione di ambito di ricerca”. Si tratta di “un’opportunità unica di fare ricerca – precisa l’ordinario di biochimica di Humanitas University, vincitore di 2 grant Erc Advanced – Entrambi i miei progetti finanziati, di cui uno in corso, riguardano la regolazione e l’espressione dei geni nell’infiammazione. L’obiettivo è comprendere i meccanismi alla base dell’infiammazione e, quindi, della risposta dell’organismo nello sviluppo di molte patologie tra cui cancro, artrite reumatoide e sclerosi multipla. La comprensione di tali meccanismi permetterà di studiare terapie mirate per questo tipo di malattie”.
Mette infine l’accento sugli orizzonti di una scienza senza confini Lugli, principal investigator del Laboratorio di immunologia traslazionale di Humanitas e responsabile dell’Unità di citometria: “Confrontarsi e competere con i ricercatori di altri Paesi è fondamentale per mantenere alto il livello della propria ricerca e superare i limiti della conoscenza”.
“Vincere un bando così selettivo come l’Erc – continua lo scienziato – significa prestigio internazionale, indipendenza economica nella ricerca e sviluppo delle conoscenze. Ad esempio, il mio progetto finanziato da Erc vuole comprendere i meccanismi molecolari alla base della memoria immunologica di lungo periodo, come accade per alcuni vaccini che ci proteggono per anni o per tutta la vita. E’ il caso del vaccino contro la febbre gialla: una singola dose da giovani basta per essere protetti tutta la vita. Discorso diverso per altri vaccini, che necessitano di richiami”.
“Capire perché è possibile mantenere l’immunità nel lungo periodo – conclude Lugli – ci permetterà di applicare questi concetti all’immunoterapia del cancro, per rispondere a tumori basando le terapie sulla capacità staminale delle cellule di esercitare, nel lungo periodo, la loro funzione antitumorale”.
(Fonte: Adnkronos)