Evitabili 27mila infarti
con il colesterolo ben controllato
“Si riuscirebbe a ridurre di circa 27 mila casi il numero degli infarti che ogni anno si verificano in Italia – sui 100 mila che si registrano in 12 mesi – se noi riuscissimo ad abbassare i livelli di colesterolo al di sotto di quelli che oggi sono considerati i limiti target”. E’ la stima di Francesco Romeo, direttore della cattedra di Cardiologia dell’università romana Tor Vergata, all’AdnKronos Salute a margine dell’incontro di approfondimento per cardiologi ‘Il colesterolo: un fattore di rischio modificabile? Le tecnologie al servizio del cuore’, che si è svolto oggi a Roma con il contributo non condizionato di Amgen.
Alla base della proiezione dei Romeo i dati del recente studio ‘Fourier’, su 27.564 pazienti, che ha stabilito per la prima volta che ridurre al massimo i livelli di C-Ldl, oltre quanto già raggiungibile con la migliore terapia attualmente disponibile, conduce ad un’ulteriore riduzione di eventi cardiovascolari maggiori, compresi infarto, ictus e rivascolarizzazione coronarica. In particolare il rischio di infarto, ictus e rivascolarizzazione coronarica si riduce rispettivamente del 27%, del 21% e del 22%.
Il limite target da raggiungere, specifica Romeo, varia a seconda delle categorie di pazienti. Per quelli “ad altissmo rischio – precisa – si dovrebbe rimanere al di sotto i 70 mg per decilitro, per quelli ad alto rischio sotto i 100, per quelli a rischio intermedio sotto i 110. Questo oggi è possibile grazie a nuovi farmaci che, in associazione a farmaci tradizionali (le statine), sono riusciti a portare a target anche quei pazienti che per una serie di motivi mostravano una scarsa risposta alle statine tradizionali, e non riuscivano a raggiungere questi target terapeutici”. Oggi inoltre, ricorda ancora Romeo, “si è riusciti a confermare il ruolo del colesterolo, in particolare del colesterolo ossidato, come principale fattore patogenetico nella formazione della placca aterosclerotica, che è la base anatomo-patologica che sottende tutte le manifestazioni cliniche della cardiopatia ischemica. Dall’angina alla sindrome coronarica acuta, all’infarto, alla morte improvvisa coronaria”.
(Fonte: Adnkronos)