Diabete, danni agli occhi
si scoprono con l’intelligenza artificiale
Una pandemia globale. Così l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) definisce il diabete, mutuando un termine solitamente utilizzato per la maxi diffusione delle malattie infettive. Perché la ‘malattia del sangue dolce’ corre veloce come un virus e oggi sul pianeta vivono già 422 milioni diabetici; 3,2 milioni in Italia secondo l’Istat, pari al 5,5% della popolazione (con punte del 20,3% tra gli over 75). “E’ il più rilevante problema di salute pubblica secondo l’Oms, insieme alle sue complicanze – sottolinea Francesco Bandello, ordinario di Oftalmologia all’università Vita-Salute San Raffaele di Milano – Tra queste una delle più invalidanti è la retinopatia diabetica che rappresenta la principale causa di cecità, soprattutto nei soggetti in età lavorativa tra i 20 e i 65 anni che abitano nei Paesi industrializzati”.
Proprio i danni agli occhi sono stati il focus di un incontro che si è svolto a Milano, per fare il punto su quanto ne sanno gli italiani sul tema e per annunciare la campagna del Mese della prevenzione di retinopatia e maculopatia diabetiche, che nel 2019 diventerà ‘hi-tech’ e verrà realizzata a febbraio con il patrocinio del ministero della Salute su tutto il territorio nazionale: oltre 25 i centri oculistici coinvolti e decine gli specialisti in campo per visite e diagnosi gratuite. Con un alleato tecnicamente non in carne e ossa: l’intelligenza artificiale, in grado di ‘stanare’ spie di danno oculare da una foto della retina, rendendo più agile l’attività di screening.
Sono i numeri a preoccupare gli esperti, spiega Lucio Buratto, direttore scientifico del Centro ambrosiano oftalmico (Camo) di Milano. Perché il futuro sarà al rialzo: se continua il trend fotografato per esempio da una fra le più ampie metanalisi, pubblicata su ‘Lancet’ – casi di diabete quadruplicati in 146 Paesi in 34 anni – nel 2025 si arriverà ad avere 700 milioni di pazienti diabetici. “Un’emergenza – avvertono gli specialisti degli occhi – che rischia di causare il collasso dei sistemi sanitari”. Anche nel Belpaese, dove in un trentennio il numero di pazienti è raddoppiato, complici l’invecchiamento della popolazione e la diffusione di condizioni di rischio, da sovrappeso e obesità a scorretta alimentazione, sedentarietà e disuguaglianze economiche.
Il diabete è una patologia cronica e sistemica. Colpisce tutto l’organismo, dai reni al cuore. L’occhio è l’organo più a rischio – dicono gli esperti – e soprattutto lo è la retina, la sua parte più nobile, ‘casa’ dei recettori della luce. “I dati epidemiologici oggi disponibili – ricorda Buratto – indicano che la retinopatia diabetica si riscontra in circa un terzo dei pazienti diabetici e nel 2% dei soggetti è presente una forma grave di tale complicanza”, che risulta in forte aumento. Alla patologia sono dovuti oltre 900 mila casi di cecità, su un totale di 32 milioni nel mondo.
Corre la malattia, ma anche il progresso scientifico, sulle ali di computer sempre più potenti e di software intelligenti. Nel campo delle patologie oculari il salto in avanti è racchiuso in due lettere: AI, intelligenza artificiale. Esiste un dispositivo di diagnostica, approvato dalla Food and Drug Administration (Fda) statunitense, che si basa proprio su questo. E’ un software, chiamato Idx-Dr, che funziona con un algoritmo capace di leggere la patologia retinica. E’ in grado di rilevare una forma di malattia oculare visionando le foto della retina scattate con una speciale macchina fotografica.
L’algoritmo analizza l’immagine caricata sul computer per determinare se il paziente ha o non ha la retinopatia diabetica. In uno studio clinico che ha utilizzato più di 900 immagini, Idx-Dr l’ha rilevata correttamente in circa l’87% dei casi e potrebbe identificare coloro che non hanno avuto la malattia in circa il 90% dei casi. Per gli esperti la tecnologia basata sull’AI piò essere utilizzata per attuare screening di massa e il rilevamento potrebbe così essere fatto da un infermiere o da un medico non specialista dell’occhio. La chiave è avere una diagnostica più precoce, facile e accessibile. Questa tecnica verrà utilizzata nella campagna programmata per febbraio prossimo dal Camo.
Un’altra novità che verrà portata nella campagna del Mese della prevenzione riguarda il progetto ‘DeepMind Health’ lanciato da Google, che è in grado di processare milioni di informazioni mediche in pochi minuti, velocizzando fra le altre cose gli screening diagnostici. Il progetto consiste nell’analizzare un milione di scansioni di coerenza ottica (Oct, l’esame fondamentale per individuare la maculopatia) di migliaia di pazienti per sviluppare un algoritmo di apprendimento automatico in grado di individuare i segni di patologie come la degenerazione maculare legata all’età e la retinopatia diabetica.
Per quanto riguarda il futuro, sempre Google, insieme a Novartis, lavora alla possibilità di creare delle lenti a contatto che possano monitorare attraverso le lacrime il livello di glucosio nel sangue. Il prototipo di queste ‘smart contact lens’ è già stato presentato e sarà immesso sul mercato tra 5 anni. La tecnologia sarà importante per migliorare la qualità della vita dei diabetici, senza dimenticare il fattore umano, e quindi il rapporto medico-paziente. Paziente che continua però a essere poco informato. Nonostante i numeri, finché non ci si ammala – ma per diverse persone anche dopo – l’universo diabete con le sue complicanze resta sconosciuto, secondo un’indagine commissionata dal Camo in collaborazione con l’ospedale San Raffaele di Milano all’agenzia AstraRicerche.
Il sondaggio nazionale è stato condotto tramite 1.052 interviste a un campione di 50-70enni, tra cui anche 400 pazienti diabetici. Risultato: per il 54% degli interpellati il diabete è una patologia semisconosciuta, e più del 40% (e il 30% dei diabetici) ignora una qualsiasi grave conseguenza della malattia. Il 23% riferisce genericamente di danni agli occhi e solo il 6% cita la retinopatia e la maculopatia diabetiche. La prima è completamente ignota per il 41%, la seconda per il 60% (e per il 41% dei diabetici). Per non parlare di strumenti per la diagnosi (noti solo al 7%) e terapie (9%). “Alla luce di questi dati – conclude Buratto – diventa fondamentale un’azione di informazione e soprattutto di diagnosi su tutto il territorio”.
(Fonte: Adnkronos)