La stima dell'Organizzazione mondiale della Sanità

Nel 2020 la depressione sarà la malattia più diffusa dopo le patologie cardiovascolari

di oggisalute | 18 luglio 2012 | pubblicato in Attualità
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Le stime dell’Oms ci dicono che nel 2020 la depressione sarà la seconda malattia più prevalente nel mondo, dopo le patologie cardiovascolari. E negli ultimi 3-4 anni c’é stata un’esplosione delle malattie mentali, specialmente della depressione, sia per numero di nuovi casi che per intensità”.

A lanciare l’allarme sono alcuni degli esperti che hanno partecipato alla presentazione del nuovo centro di ricerca sulle neuroscienze di Eli Lilly a Erl Wood (Londra). “I disturbi neuropsichiatrici – spiega Andrea Fagiolini, direttore del dipartimento di Salute mentale dell’ospedale universitario di Siena – sono sottostimati. Da soli rappresentano il 28% dei casi del mondo di disabilità, rispetto all’11% del cancro. Tuttavia nessun paese predispone le risorse necessarie a farvi fronte”. Tra le cause della depressione, oltre ad una predisposizione genetica, maggiore o minore in ogni individuo, ci sono anche fattori esterni, come solitudine, avversità, problemi economici e relazioni.

“Gli anziani – continua – che vivono la perdita di un coniuge, magari della casa, dei soldi e della salute, sono tra i soggetti che la sviluppano più spesso, ma anche quelli meno trattati, soprattutto se si trovano in case di riposo”. Eppure ormai è stato dimostrato, prosegue Fagiolini, “che la depressione produce delle alterazioni dei circuiti cerebrali ‘fotografabili’ con la risonanza magnetica funzionale, la tac e ora anche con un test del sangue. Il problema è che, nel caso degli anziani, si pensa che sia normale che siano un po’ tristi e spesso non li si cura”.

Tra le altre patologie che colpiscono il cervello, sicuramente un’altra molto diffusa è l’Alzheimer. Vi sono tuttavia dei fattori con un’azione protettiva, “come l’esercizio fisico – aggiunge Pier Luigi Canonico, presidente della Società italiana di farmacologia – che fatto 3-4 volte a settimana riduce il rischio di demenza del 50%, e anche vivere in un ambiente arricchitto e non isolato. Fattori che stimolano la produzione di neuroni dalle cellule staminali del cervello”.

Commenti

  1. Onita Hettinga scrive:

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