I villaggi di Zanzibar
La prima volta che ho messo piede in Africa – circa dieci anni fa – è stato a Zanzibar. Che poi non è propriamente Africa, ma un arcipelago al largo delle coste della Tanzania. Andavo a lavorare come volontario in un centro di sanità pubblica gestito dal locale ministero della salute e da una fondazione italiana, la Fondazione Ivo de Carneri. Il lavoro consisteva nel coadiuvare il personale locale nella realizzazione di interventi di lotta contro le malattie parassitarie, assai diffuse in quei climi. Mi ero laureato da poco e, con l’entusiasmo della gioventù, volevo “dare una mano”: pensavo soprattutto che il rendermi utile a qualcosa avrebbe suggellato il mio ingresso nella vita adulta.
Era d’estate e presi un volo da Fiumicino che atterrava nel piccolo aeroporto dell’isola principale. Si trattava di un volo charter, pieno di ragazzi e ragazze della mia età che, mi spiegarono, andavano a trascorrere qualche giorno nei numerosi villaggi turistici affacciati sull’Oceano Indiano. Una baraonda allegra e scanzonata che già vedevo abbronzarsi al sole tropicale sotto i rami delle palme da cocco.
Arrivato a Zanzibar, rimasi da solo all’aeroporto in attesa del piccolo aeroplano a elica che mi avrebbe condotto a destinazione, su un’altra isola. Qua la nuova vita, il lavoro, e il contatto con una realtà fatta di povertà e di malattia, ma anche di saggezza e austerità, mi fecero dimenticare per qualche tempo i miei coetanei in vacanza, finché un giorno, per caso, mi tornarono alla mente. Ripensai allora a quanto il mondo dei villaggi turistici e quello dei villaggi veri e propri, in cui mi muovevo io, fossero diversi, pur trovandosi a pochi chilometri di distanza: due realtà che si sfioravano appena senza mai incontrarsi.
Tutto ciò mi parve, allora, un contrasto inaccettabile. Oggi, a dieci anni di distanza, le intransigenze della gioventù sono passate. Rimane però, per tanti di noi in vacanza, in paesi tropicali o non, la possibilità di uscire dal “villaggio turistico” e indagare più a fondo il contesto sociale nel quale ci troviamo, che è in fondo nient’altro che l’opportunità della conoscenza e della consapevolezza. Ecco il mio augurio per l’estate 2012. Buone vacanze!
Albis Francesco Gabrielli
Medical Officer. Department of Neglected Tropical Diseases.
World Health Organization
Avenue Appia 20, Ginevra, Svizzera
http://www.who.int/neglected_diseases/en/
Per contattare direttamente il Dott. Gabrielli inviate una e-mail al seguente indirizzo: gabriellia@who.int
Fondazione Ivo de Carneri Onlus
Viale Monza 44, 20127 Milano
Telefono: +39 02 28900393
Email: info@fondazionedecarneri.it
http://www.fondazionedecarneri.it
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