La patologia linfomatosa nel paziente anziano: Strategie terapeutiche
Dott. Michele Spina
Condirettore Divisione di Oncologia Medica A
Centro di Riferimento Oncologico – Aviano (PN)
Con il costante aumento d’incidenza della patologia linfomatosa e con il significativo incremento della spettanza di vita, i linfomi dell’anziano rappresentano già da ora una delle sfide più importanti che oncologi ed ematologi devono affrontare quotidianamente.
Negli ultimi 15 anni si è assistito con l’introduzione di presidi diagnostici più sofisticati e di nuovi farmaci biologici da associare alla chemioterapia ad un miglioramento della sopravvivenza dei pazienti con linfoma. Se questo è vero in quei pazienti anziani in grado di essere trattati in modo adeguato non è ancora dimostrato in quei pazienti che per età o fragilità legata a malattie concomitanti non riescono a ricevere un trattamento standard.
La grande sfida da affrontare non è quella di migliorare i risultati della terapia standard che abbiamo a disposizione (applicabile nei pazienti ultrasettantenni in circa la metà dei casi) ma piuttosto quello di imparare a curare meglio quei pazienti che non riescono ad eseguire tale trattamento.
Diventa quindi fondamentale la possibilità di disporre di strumenti standardizzati e semplici da usare (quella che in ambito oncogeriatrico si chiama valutazione geriatrica multidimensionale o VGM) che possano valutare non tanto l’età anagrafica del paziente (a causa di una patologia concomitante si può essere fragili anche a 50 anni) ma bensì lo stato di validità funzionale dell’anziano, quella che viene comunemente definita età biologica. Abbiamo quindi oggi a disposizione delle scale, ereditate dall’esperienza dei geriatri, in grado di bene stratificare i pazienti in tre gruppi (a funzione buona, a funzione intermedia, fragili) funzionalmente diversi l’uno dall’altro dove strategie terapeutiche diverse devono essere adottate.
Inoltre diventa fondamentale valutare le relazioni familiari e l’ integrazione del paziente anziano nel contesto sociale in quanto possono influenzare in modo significativo la scelta terapeutica. Infatti, la presenza di un contesto familiare adeguato e di supporto permette di poter scegliere strategie terapeutiche diverse: in altre parole è diverso trattare un anziano che vive da solo o con una moglie anziana e magari invalida rispetto a trattare un anziano con una ampia famiglia alle spalle.
L’utilità della VGM nel pianificare il trattamento dei pazienti anziani è stata recentemente confermata da diverse pubblicazioni scientifiche di gruppi italiani che hanno dimostrato il suo importante valore prognostico e soprattutto la possibilità di modulare la terapia per i pazienti ultrasettantenni riducendo significativamente la tossicità, mantenendo allo stesso tempo alti livelli di guarigione. Ciò rappresenta un importantissimo miglioramento delle conoscenze nell’approccio a tali pazienti poiché consente, partendo dallo schema standard, denominato R-CHOP (una combinazione di chemioterapici e di un anticorpo monoclonale), di modificare le dosi e l’utilizzo di alcuni farmaci in rapporto allo stato di validità del paziente anziano e alle comorbidità. Questa strategia permette così di trattare con intento curativo tutti gli ultrasettantenni che giungono alla nostra osservazione evitando la soggettività propria di ogni scelta in modo tale da evitare di sovratrattare o sottotrattare alcuni pazienti. Si tratta in altre parole di quella che gli inglesi chiamano “tailored therapy”, vale a dire una terapia personalizzata o “tagliata su misura”, non in base alle caratteristiche del linfoma quanto alle caratteristiche funzionali del paziente.
Per realizzare tutto ciò è auspicabile che le strutture sanitarie si dotino di ambulatori oncogeriatrici ad hoc con team multidisciplinari che possano valutare a 360 gradi l’anziano con linfoma.
Infine importanti risultati si sono ottenuti nell’ultimo anno nell’approccio al paziente cardiopatico con linfoma ove la sostituzione di un farmaco cardiotossico con uno di recente introduzione meno tossico ha portato a risultati di guarigione simili a quelli dei pazienti non cardiopatici.
Infine, di particolare importanza rivestono due filoni di ricerca clinica che attualmentela FondazioneItalianaLinfomi (FIL) sta portando avanti: da un lato quello di introdurre nuovi farmaci biologici da associare all’R-CHOP per cercare di migliorarne i risultati nei pazienti anziani con ottima valutazione funzionale, dall’altro quello di utilizzare farmaci a tossicità limitata nei pazienti fragili.
In conclusione, la terapia dei linfomi dell’anziano rappresenta una sfida per il futuro ove la sinergia tra le varie componenti mediche e non rappresenta un passo obbligato per un ottimale approccio a tali pazienti.
É possibile contattare il Dott. Michele Spina presso il Centro di Riferimento Oncologico, via Franco Gallini n° 2, Aviano (PN). Tel. 0434/659730-0434/650284. Fax: 0434/659531. email: mspina@cro.it