Primo reimpianto del braccio al ‘San Giuseppe’ di Milano
All’Ospedale San Giuseppe di Milano (MultiMedica) è stato effettuato con successo il primo macroreimpianto di arto della storia di questo ospedale.
A renderlo noto è lo stesso istituto dopo che, a 30 giorni dall’intervento, i rischi si possono dire superati.
“Dopo l’intervento il paziente è stato mantenuto sotto osservazione in terapia intensiva post operatoria per 48 ore circa – dice Giorgio Pajardi Responsabile Unità Operativa di Chirurgia della Mano – Da subito si è rilevata l’ottima vascolarizzazione dell’arto e non sono state riscontrate
problematiche sistemiche.
Tuttavia solo oggi mi sento di dire che l’intervento e’ stato un successo. Il paziente sta bene e il decorso clinico è ottimale”. Il paziente è un agricoltore bresciano che il 12 marzo, mentre lavorava con la sua macchina agricola, si è visto “strappare” il braccio.
La macchina gli ha procurato l’amputazione completa con disarticolazione del gomito sinistro (meccanismo da strappamento). Subito dopo l’incidente, il paziente è stato portato in altri ospedali, che avendo valutato l’entità del danno subito l’hanno indirizzato all’unica equipe Lombarda in grado di affrontare questo caso, quella di Giorgio Pajardi. In meno di due ore dall’accaduto il paziente è giunto al S.Giuseppe. L’intervento è cominciato alle 13,30 ed è durato 5 ore durante le quali sono state effettuate riparazioni vascolari, nervose, ossee e muscolari.
Il complesso intervento e stato eseguito dai dottori Andrea Ghezzi ed Erica Cavalli che hanno lavorato sotto la guida del prof. Giorgio Pajardi e in sinergia con il gruppo di Anestesisti rianimatori del dottor Andrea Albertin.
“In accordo con le linee guida internazionali, abbiamo impostato da subito la fisioterapia per l’arto reimpiantato – continua Pajardi – e poichè c’era anche un trauma toracico importante è prevista anche una riabilitazione respiratoria”. La cura del paziente sarà completata eseguendo un ulteriore intervento finalizzato alla copertura cutanea delle lesioni residue, o tramite sostituti dermici, oppure utilizzando segmenti di cute bioingegnerizzata.