Smog killer, 800 mila vittime ogni anno
L’Oms lo inserisce fra i più pericolosi cancerogeni
Coff, coff! Chi camminando per le vie della città non si è mai trovato avvolto in una nuvola nera che pizzica alla gola e per questo ha dovuto tossire? Che lo smog dia fastidio non è certo una novità e neppure che faccia male per la salute in generale e le vie respiratorie in particolare. I numeri, però, lanciano un vero e proprio allarme: secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, infatti, ogni anno nel mondo muoiono 800 mila persone a causa dell’inquinamento, e arrivano addirittura a 1 milione e 300 mila se si considera anche il cosiddetto inquinamento indoor, ovvero quello presente all’interno delle abitazioni. Lo smog, inoltre, è responsabile del 3 per cento di tutti i decessi per malattie cardiovascolari e del 5 per cento di tutti i tumori polmonari. Un’emergenza ‘silenziosa’, dunque, un allarme sordo a cui, nei giorni scorsi, il convegno RespiraMI ha voluto regalare il suono.
L’incontro si è svolto, non a caso, nell’“Anno dell’aria” che l’Unione europea ha dedicato all’inquinamento atmosferico e alle sue conseguenze, e vuole rappresentare “un importante momento scientifico di riflessione e confronto sulla relazione tra inquinamento e malattie respiratorie”, come spiegano i suoi organizzatori: Pier Mannuccio Mannucci, direttore scientifico della fondazione Ca’ Granda Policlinico di Milano, e Sergio Harari, direttore della divisione Malattie respiratorie dell’ospedale San Giuseppe di Milano.
Secondo lo studio Apheis, pubblicato nel 2006 sull’”European journal of epidemiology”, la riduzione delle cosiddette polveri ultrasottili (il Pm 2,5) comporterebbe un risparmio ogni anno di quasi 17 mila morti, che poi si traduce anche in un consistente risparmio anche sui sistemi sanitari nazionali. “Questi dati – aggiungono gli esperti – non possono essere sottovalutati. Una vastissima letteratura scientifica ha ormai chiaramente documentato che non esiste un vero valore soglia di tossicità: qualsiasi livello degli inquinanti causa danni, il loro effetto è presente anche a bassi livelli e aumenta in modo direttamente proporzionale all’aumentare delle concentrazioni degli inquinanti”.
Pier Alberto Bertazzi, direttore della Clinica del lavoro del Policlinico di Milano, ha presentato i risultati di una ricerca in Lombardia in cui si documenta il legame tra il superamento dei livelli soglia di Pm10 e NO2, e il numero di decessi che si registrano ogni anno per cause cardiache, per malattie cerebro-vascolari e per problemi respiratori. “Una riduzione del 20 per cento delle concentrazioni di questi due inquinanti – dicono gli esperti – è raggiungibile, e determinerebbe una riduzione della mortalità a breve termine e dei ricoveri ospedalieri del 30 per cento”. Infine, Bert Brunekreef, dell’Università di Utrecht in Olanda, ha illustrato i dati del primo grande studio finanziato dalla Comunità europea per misurare gli effetti a lungo termine dell’inquinamento atmosferico sulla salute. I risultati, concludono gli specialisti, “documentano una forte associazione tra inquinamento e mortalità, tumore del polmone, infezioni respiratorie in età pediatrica e capacità funzionale polmonare ridotta”.
L’Oms ha dunque confermato ufficialmente una correlazione fra l’inquinamento dell’aria e il cancro ai polmoni, oltre che riconoscere un aumento del rischio di tumore alla vescica, inserendo lo smog nel gruppo 1, quello degli agenti cancerogeni più pericolosi, in compagnia di sostanze quali il fumo, il benzene, l’amianto e l’etanolo. A farlo è stata l’Iarc, l’agenzia di ricerca sul cancro dell’Oms. L’agenzia, in passato, aveva soltanto dichiarato nocivi alcuni componenti dello smog, come i gas combustibili del gasolio. Lo studio dell’Oms si fonda su oltre mille ricerche effettuate sui danni derivanti dall’inquinamento dell’aria in tutto il mondo.
Pur non essendovi – come abbiamo visto – soglie di sicurezza, l’Oms suggerisce dei valori di inquinanti nell’aria di tolleranza, sotto i quali il rischio tumore si mantiene basso, l’Unione europea si mostra invece più elastica, dovendo fare i conti con la realtà economica e sociale del continente, troppo legata a esternalità negative inquinanti: dalle emissioni delle fabbriche a quelle dei mezzi di trasporto. Ciò nonostante sembra che il Parlamento europeo rivedrà al ribasso queste soglie, avvicinandosi maggiormente a quelle suggerite dall’Organizzazione mondiale della sanità.