Curare l’alcolismo con farmaci per diabetici è possibile?
Che l’alcol influisca sul diabete è risaputo, ma che i farmaci antidiabetici possano aiutare a uscire dal tunnel dell’alcolismo non l’avevamo ancora sentito dire. Eppure sembra questa la strada tracciata da alcuni studi condotti da un gruppo di ricercatori coordinati da Roberto Ciccocioppo del dipartimento di Medicina sperimentale e sanità pubblica dell’università di Camerino, che aprirebbero nuove prospettive nel trattamento della dipendenza alcolica.
Nel corso dei lavori della 36esima edizione del Congresso nazionale della Società italiana di farmacologia, Ciccocioppo ha messo in evidenza i risultati di alcuni lavori recentemente pubblicati dai quali emerge come i farmaci agonisti del recettore PPARg, attualmente utilizzati per il trattamento del diabete di Tipo II, avrebbero benefici effetti nella terapia delle dipendenze.
“Dai nostri studi, condotti sull’animale, si dimostra come questi farmaci, attivando i propri recettori, riducono la capacità delle sostanze da abuso di liberare dopamina nelle aree del cervello responsabili del piacere e della gratificazione – dichiara Ciccocioppo – Questo porterebbe, come risultati, la riduzione del consumo di alcol, della dipendenza, delle ricadute, degli effetti dello stress, ma non solo. Abbiamo anche evidenziato un benefico effetto a livello epatico“.
Vari studi clinici hanno, infatti, dimostrato l’efficacia degli antidiabetici nel trattamento di danni al fegato non attribuibili all’alcol, ma questo fa intuire che possano portare gli stessi benefici per i danni epatici dovuti a sostanze alcoliche. Il beneficio sarebbe duplice: da un lato migliorerebbero il quadro clinico del paziente, dall’altro ridurrebbero la motivazione al consumo di alcol.
“Questo – aggiunge Ciccocioppo – dal punto di vista terapeutico sarebbe un elemento molto importante, perché in genere l’alcolista non riconosce la malattia in quanto tale (alcol-dipendenza), quindi spesso ricorre al medico quando si presentano problemi gastrici o epatici. Per questo, poter avere un trattamento farmacologico con benefici effetti sui parametri epatici, e sul sistema nervoso centrale, potrebbe essere una strategia particolarmente efficace.”
Inoltre, questi farmaci potrebbero avere anche un’azione protettiva delle cellule cerebrali: afferma Ciccocioppo che si è visto come “la stimolazione del recettore PPARg riduce in modo assai marcato anche gli effetti neurodegenerativi dell’alcol (danno neurologico, deficit cognitivi e morte cellulare). Il trattamento con questi farmaci avrebbe, dunque, anche un’azione neuro protettiva”.
Attualmente gli studi che indicano l’efficacia dei farmaci agonisti del recettore PPARg nell’abuso di alcol sono stati pubblicati sulle riviste Biological Psychiatry e Alcolism: Clinical and Experimental Research. In quest’ultimo lavoro viene dimostrato comel’attivazione di questo recettore potenzi l’effetto di un’altra molecola, antagonista dei recettori oppiacei, attualmente in uso per la terapia contro l’alcolismo e la dipendenza da oppiacei. L’uso combinato di questi due composti potrebbe, dunque, avere un effetto migliorativo delle attuali terapie in uso.
“Ora abbiamo un terzo lavoro in revisione – commenta Ciccocioppo – sull’utilizzo degli agonisti del recettore PPARg nella dipendenza da oppioidi. In questo caso abbiamo evidenze sui benefici nel trattamento della dipendenza da eroina, in quanto questi farmaci ridurrebbero, non solo la motivazione al consumo della stessa, ma anche lo sviluppo della ‘tolleranza’ all’azione analgesica degli oppioidi”.
Sulla base dei dati pubblicati sono state avviate quattro sperimentazioni cliniche, ora in corso negli Stati Uniti, che dovrebbero portare nel giro di un paio d’anni ai primi dati sull’uomo. La sperimentazione umana è resa più agevole dal fatto che questi farmaci vengono già usati sull’uomo seppur con finalità diverse, per il diabete, appunto.