Allergie e intolleranze alimentari, epidemia per l’Occidente
Tutta colpa di ogm e cibi esotici
Cibo, croce e delizia. A dar da pensare non sono solo l’aumento di peso e qualche disturbo di stomaco, ma è in costante aumento la diffusione delle allergie e intolleranze alimentari. Una vera e propria epidemia per gli Stati Uniti e i Paesi occidentali in generale. E le conseguenze sono potenzialmente anche molto gravi, quantomeno quando si parla di allergie vere e proprie: attualmente rappresentano una delle maggiori cause di anafilassi, quindi reazioni con pericolo di vita. Dati che aumentano sempre di più: si stima che ne siano coinvolti circa il 9-10% a livello pediatrico e 2-3% nella popolazione adulta. Le intolleranze alimentari sono ancora più comuni. E, siccome la mente dell’uomo è piuttosto suggestionabile, sondaggi indicano che il 25% della popolazione crede di avere qualche tipo di intolleranza alimentare. Nel caso specifico dell’Italia, invece, i bambini sono il 7%, vale a dire circa 600 mila soggetti, mentre gli adulti sono il 2-3%, pari a circa 1.300.000 pazienti. La percezione di intolleranze alimentari supera il 40%, le vere allergie alimentari.
Ma qual è la differenza tra allergie e intolleranze alimentari?
Entrambe sono espressioni di “sensibilità al cibo” ed entrambe possono provocare sintomi piuttosto gravi. Nel caso di una allergia, il sistema immunitario reagisce ad un cibo specifico, causando sintomi immediati, ad esempio prurito, eruzioni cutanee e gonfiore. Talvolta questa reazione può essere così grave da provocare uno choc anafilattico potenzialmente letale. L’intolleranza alimentare, invece, non coinvolge il sistema immunitario, ma è una reazione avversa ad un cibo specifico. I sintomi possono essere fastidiosi e in alcuni casi severi, ma in genere non a pericolo di vita.
E come si spiega questa tendenza?
Indubbiamente ciò che più è cambiato in questi anni sono le abitudini alimentari e, prima ancora, in cibo stesso; la prima causa non può dunque che essere rintracciata qui. “Negli ultimi anni si è verificato un importante incremento dell’incidenza di reazioni avverse ad alimenti – spiega il Stefano Pucci, direttore dell’unità di Allergologia dell’ospedale di Civitanova Marche – legato in parte anche ai cambiamenti delle abitudini (introduzione di cibi e spezie provenienti da altri Paesi, utilizzo di ogm), ai nuovi sistemi di coltivazione (produzione di grani più ricchi in glutine) e al mancato rispetto delle norme di conservazione e produzione della filiera alimentare. La complessità di tali patologie richiede competenze di alta specializzazione e l’interazione tra più figure professionali (allergologi, gastroenterologi, pediatri, nutrizionisti) in grado di garantire un approccio diagnostico e terapeutico mirato e l’attuazione di misure preventive efficaci”.
Tra le allergie alimentari, particolarmente diffusa è l’ipersensibilità verso l’Anisakis, parassita che viene a contatto con l’organismo quando si mangia pesce crudo, marinato o poco cotto. Tra gli alimenti introdotti da altri Paesi alcune spezie, come i semi di sesamo, che ormai sono entrati a far parte della nostra alimentazione quotidiana, possono provocare reazioni molto gravi. Il sesamo, inoltre, è uno dei maggiori allergeni in Giordania e in Israele, in quanto qui utilizzato nella dieta per arricchirla di ferro.
“Le allergie più frequenti si verificano in età pediatrica e adolescenziale – aggiunge Giorgio W. Canonica, presidente della Siaaic, la Società italiana di allergologia, asma e immunologia clinica e direttore della Clinica malattie respiratorie e allergologia dell’Università di Genova – Durante i primi anni di vita le allergie più comuni sono al latte e alle uova, ma non occorre preoccuparsi perché generalmente si superano con l’avanzare del tempo e i bambini le tollerano spontaneamente. Per quanto riguarda gli adulti, frutta a guscio e pesce sono gli alimenti più pericolosi, mentre nelle regioni mediterranee è la pesca a destare più preoccupazioni”.
Cosa deve fare un soggetto a rischio?
Chi soffre di un’allergia alimentare grave può essere colpito da una reazione potenzialmente letale chiamata anafilassi. Di solito tali attacchi sono caratterizzati da sintomi quali rapida comparsa di orticaria, gonfiore del viso, della lingua e della gola, difficoltà respiratorie, affanno, vomito e perdita di conoscenza. Il trattamento immediato con un’iniezione di adrenalina può salvare la vita. I soggetti a rischio di anafilassi devono sempre portare con sé una siringa auto iniettabile di adrenalina per autogestire eventuali emergenze.