Ministero: troppi parti cesarei in Italia
In Italia si fa ancora un eccessivo ricorso al parto cesareo, anche quando non servirebbe, sottoponendo così madre e nascituro a tutti i rischi connessi all’intervento chirurgico. Lo rivela il ministero della Salute nell’ottavo Rapporto CeDAP – Analisi dell’evento nascita. In
media, si legge nel rapporto, il 38% dei parti avviene con taglio cesareo, con notevoli differenze regionali. Si registra un’elevata propensione all’uso del taglio cesareo nelle case di cura accreditate (il 58,3% dei parti) contro il 35% negli ospedali pubblici.
Il cesareo è più frequente nelle donne con cittadinanza italiana rispetto alle donne straniere, nel 28,6% dei parti di madri straniere si ricorre al taglio cesareo mentre si registra una percentuale del 40,1% nei parti di madri italiane. L’età media al primo figlio è per le
donne italiane quasi in tutte le Regioni superiore a 31 anni con variazioni sensibili tra le regioni del nord e quelle del sud.
Le donne straniere partoriscono il primo figlio in media a 27,5 anni. Delle donne che hanno partorito nell’anno 2009 il 45,0% ha una scolarità medio alta, il 33,7% medio bassa ed il 21,3% ha conseguito la laurea. Fra le straniere prevale invece una scolarità medio bassa (52,0%). Nel 92,27% dei casi la donna ha accanto a sè al momento del parto (sono esclusi i cesarei) il padre del bambino, nel 6,37% un familiare e nell’1,16% un’altra persona di fiducia.
La presenza di una persona di fiducia piuttosto che di un’altra risulta essere influenzata dall’area geografica. Occhi puntati anche sugli
esami diagnostici durante la gravidanza: nell’84,2% delle gravidanze il numero di visite ostetriche effettuate è superiore a 4 mentre nel 73,2% delle gravidanze si effettuano più di 3 ecografie.
La percentuale di donne italiane che effettuano la prima visita oltre la 12° settimana è pari al 2,9% mentre tale percentuale sale al 15,0% per le donne straniere. Le donne con scolarità bassa effettuano la prima visita più tardivamente rispetto alle donne con scolarità
medio-alta: si sottopongono alla prima visita oltre la 12° settimana il 12,3% delle donne con scolarità bassa, mentre per le donne con scolarità alta la percentuale èdel 3,1%.
Per le donne più giovani si registra una frequenza più alta di casi in cui la prima visita avviene tardivamente (12,9% nelle madri
con meno di 20 anni). In media, inoltre, sono state effettuate 14,2 amniocentesi ogni 100 parti. A livello nazionale alle madri con più di 40 anni il prelievo del liquido amniotico è stato effettuato in quasi la metà dei casi (40,69%).
Per circa 6.786 parti si è fatto ricorso ad una tecnica di procreazione medicalmente assistita (PMA), in media 1,23 ogni 100
gravidanze. La tecnica più utilizzata è stata la fecondazione in vitro con successivo trasferimento di embrioni nell’utero (FIVET), seguita dal metodo di fecondazione in vitro tramite iniezione di spermatozoo in citoplasma (ICSI).
Infine, i dati relativi ai neonati: l’1% ha un peso inferiore a 1.500 grammi ed il 6,1% tra 1.500 e 2.500 grammi. Nei test di valutazione
della vitalità del neonato tramite indice di Apgar, il 99,2% dei nati ha riportato un punteggio a 5 minuti dalla nascita compreso tra 7 e 10. Sono stati rilevati 1.578 nati morti corrispondenti ad un tasso di natimortalità, pari a 2,83 nati morti ogni 1.000 nati, e 5.529 nati con malformazioni. L’indicazione della causa è presente rispettivamente solo nel 19,4% dei casi di natimortalità e nel 51,2% di nati con
malformazioni.