Diabete, come curarsi a partire dalla tavola
Le persone affette da alterazioni glicemiche o diabete devono ricevere, preferibilmente da un dietologo o da un dietista esperti in terapia medica nutrizionale (Tmn) del diabete e quindi inseriti nel team diabetologico, una terapia medica nutrizionale individualizzata al fine di raggiungere gli obiettivi terapeutici.
Il calo ponderale è raccomandato per tutti i soggetti adulti in sovrappeso od obesi. Il metodo migliore per ottenere e mantenere risultati positivi è la modificazione dello stile di vita che può essere raggiunta attraverso diverse strategie di terapia medica nutrizionale, attuate attraverso un approccio multispecialistico da un team esperto e formato, necessario per integrare la terapia medica nutrizionale in un più complessivo programma terapeutico. La consulenza dietologica delle persone con alterazioni glicemiche o diabete deve tenere in considerazione le esigenze personali, la disponibilità ai cambiamenti, i target metabolici, il tipo di diabete, il tipo di trattamento ipoglicemizzante, il livello di attività fisica, lo stile di vita.
L’approccio nutrizionale basato sulla dieta prescrittiva personalizzata è utile a convincere il paziente che non è necessario stravolgere le sue abitudini, ma che deve fare alcune variazioni al modo abituale di mangiare per migliorare il controllo della glicemia. È un approccio semplice, utile sul lungo periodo se i pazienti hanno abitudini alimentari molto costanti. Nonostante questo, l’aderenza alla dieta è uno degli aspetti più critici della cura del diabete; spesso rimproveriamo i pazienti per la scarsa osservanza del piano nutrizionale e frequentemente li etichettiamo come “non complianti”.
In realtà la scarsa “compliance” può essere il riflesso della carenza di un training adeguato all’autogestione della terapia nutrizionale. Molte persone con diabete ricevono una educazione alimentare molto limitata o, nella migliore delle ipotesi, una dieta personalizzata prescritta da un dietista ma una sola volta nella vita, in genere al momento della diagnosi. Le raccomandazioni attuali relative alla terapia medica nutrizionale del diabete non si limitano soltanto alla composizione ideale della dieta, ma danno indicazioni più ampie, comprendendo aspetti di natura psicosociale (stile di vita, disponibilità al cambiamento), indicano nuovi tipi di pianificazione alimentare che implicano un forte coinvolgimento del paziente e pertanto vedono un ruolo importante dell’educazione terapeutica come metodo di implementazione delle raccomandazioni nutrizionali.
Gli approcci di terapia medica nutrizionale devono essere finalizzati a promuovere uno stile di vita più salutare incoraggiando la scelta di cibi sani e l’attività fisica regolare. Per determinare un calo ponderale, sia una dieta a basso contenuto di grassi e calorie sia una dieta a basso contenuto di carboidrati sia una dieta mediterranea naturalmente ricca in fibre vegetali possono essere efficaci a breve termine.
Vediamo nello specifico quali sono le raccomandazioni attuali per ogni nutriente. I vegetali, i legumi, la frutta ed i cereali integrali devono far parte integrante della dieta dei pazienti con diabete tipo 1 e tipo 2. È particolarmente importante consigliare cibi ricchi in fibre e con basso indice glicemico.
Al momento non esistono evidenze per suggerire l’uso di diete a basso contenuto di carboidrati nelle persone con il diabete. Sia la quantità sia la qualità dei carboidrati dei cibi possono influenzare la risposta glicemica. Controllare la quantità totale dei carboidrati è una strategia chiave per l’ottenimento del controllo glicemico nel paziente insulino-trattato. Se assunti, gli alimenti contenenti saccarosio e altri zuccheri aggiunti devono sostituirne altri contenenti carboidrati. In chi ha necessità di un apporto calorico controllato deve essere, inoltre, posta attenzione a non superare l’apporto calorico complessivo. L’eccessivo consumo abituale di saccarosio e altri zuccheri aggiunti può comportare aumento di peso, insulino-resistenza e ipertrigliceridemia. L’indice glicemico deve essere considerato nella scelta degli alimenti da introdurre nella dieta della persona con il diabete. Una dieta ricca di cibi a basso indice glicemico può, infatti, determinare un miglioramento del controllo glicemico, riducendo anche il rischio di ipoglicemia.
Le proteine dovrebbero fornire il 10‑20% dell’energia totale giornaliera, nei pazienti senza evidenza di nefropatia. Mentre, nei soggetti con qualsiasi grado di malattia renale cronica, per ridurre il rischio di evoluzione verso l’insufficienza renale terminale, l’apporto proteico deve essere limitato alla razione dietetica raccomandata (0,8 g/kg). Al momento non è possibile raccomandare, nelle persone con diabete, diete ad alto contenuto proteico per favorire il calo ponderale. L’effetto, nel lungo periodo, di una dieta con un contenuto protidico maggiore del 20% negli individui con diabete non è noto.
L’apporto giornaliero di grassi saturi deve essere inferiore al 10%, da ridurre a meno dell’8% se LDL elevato. Inoltre, l’uso di acidi grassi trans deve essere drasticamente ridotto. L’apporto di grassi deve contribuire per il 20-35% all’energia totale giornaliera. L’introduzione di almeno 2 porzioni alla settimana di pesce, preferibilmente azzurro, deve essere raccomandata, poiché fornisce acidi grassi n‑3 polinsaturi.
Una moderata introduzione di alcol, fino a 10 g al giorno nelle femmine (una porzione) e 20 g al giorno nei maschi (due porzioni), è accettabile se il paziente desidera bere alcolici. L’assunzione di alcol dovrebbe essere limitata nei soggetti obesi o con ipertrigliceridemia e sconsigliata nelle donne in gravidanza e nei pazienti con storia di pancreatite. L’assunzione di alcol nei pazienti che sono trattati con insulina deve avvenire nel contesto di pasti che comprendono cibi contenenti glucidi, per prevenire, soprattutto durante la notte, il rischio di pericolose prolungate ipoglicemie. Nelle persone con diabete, un’introduzione moderata di alcol non ha effetti acuti sulla glicemia, ma i carboidrati contenuti nella bevanda alcolica possono avere un effetto negativo sul compenso glicemico.
I dolcificanti acalorici (saccarina, aspartame, acesulfame K, sucralosio) non nutritivi, sono sicuri quando consumati in quantità giornaliere moderate. La supplementazione routinaria con antiossidanti, come la vitamina E e C e Beta-carotene non è consigliata in mancanza di prove di efficacia e di sicurezza a lungo termine, mentre l’introduzione di cibi naturalmente ricchi di antiossidanti, microelementi e altre vitamine deve essere incoraggiata. Per questo motivo il consumo giornaliero di frutta e vegetali deve essere promossa nelle persone con il diabete. Infine, non esistono evidenze per raccomandare l’uso di alimenti “dietetici” per diabetici.
Sergio Leotta, direttore Unità operativa complessa di Dietologia, diabetologia e malattie metaboliche – Ospedale Sandro Pertini – Roma
Maria Altomare, dietista Unità operativa complessa di Dietologia, diabetologia e malattie metaboliche – Ospedale Sandro Pertini – Roma
Silvia Carletti, dietista Unità operativa complessa di Dietologia, diabetologia e malattie metaboliche – Ospedale Sandro Pertini – Roma
Tel.: 06 4143 4420
Email: pertini.counting@tiscali.it
BIBLIOGRAFIA
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- ADA. Standards of Medical Care in Diabetes-2011. Position Statement. Diabetes Care, Volume 34, Supplement 1, January 2011.
Buongiorno!Indirizzo a voi la domanda inviata nei giorni scorsi a “Oggi salute”, confidando nella vostra competenza e nella vostra gentilezza. Vorrei sapere se con una glicemia di 112 mg/dl e un’ emoglobina glicosilata di 7 nel referto di un’analisi di laboratorio e di 8 in uno successivo di un mese, sia necessario intraprendere una terapia farmacologica o sia sufficiente adottare uno stile di vita fondato su esercizio fisico, dimagrimento, adozione di una dieta mediterranea o meglio macrobiotica (come la Ma-Pi2 sperimentata nello studio del professor Mario Pozzillo del Policlinico Universitario Campus Biomedico). Grazie. Ersilia De Feo