Maria Letizia Boccia

Retinopatia diabetica, malattia dei ricchi
I nuovi esami e le terapie più efficaci

di maria letizia boccia | 12 febbraio 2014 | pubblicato in
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È una delle cause principali di ipovisione e cecità. In Italia circa due pazienti diabetici su tre, dopo venti anni di malattia, sono affetti da retinopatia diabetica in stadi di differente gravità. Il diabete è una malattia cronica in cui il valore della glicemia (ossia la concentrazione nel sangue di uno zucchero chiamato glucosio) è superiore alla norma. La riduzione del rischio di complicanze si ottiene anche attraverso controlli sistematici da parte del diabetologo e dell’oculista. È una delle malattie più diffuse oggi sulla terra; colpisce senza distinzione di sesso e di razza con la massima prevalenza nei paesi più industrializzati: per questo è chiamata la malattia dei ricchi.

I pazienti con diabete sono più soggetti a sviluppare malattie oculari come la cataratta, il glaucoma o alterazioni della cornea, ma la malattia che colpisce la retina (quella sottilissima membrana che ricopre la parte più interna dell’occhio e che è costituita da cellule nervose deputate alla percezione delle immagini) è la retinopatia diabetica, ovvero quella più grave per le conseguenze invalidanti che comporta.

Questa complicanza si manifesta, come detto, in genere intorno a vent’anni dall’esordio della malattia. Viene clinicamente divisa in due stadi: una forma non proliferante (lieve, moderata e grave), che rappresenta la fase iniziale della malattia, e una forma proliferante, che si manifesta nella fase più tardiva. Nel primo caso, la parete dei piccoli vasi (capillari) viene danneggiata a causa di una interazione dei costituenti della parete stessa con lo zucchero che circola in eccesso nel sangue. Ciò determina un indebolimento delle pareti dei capillari, fino a creare dei veri sfiancamenti (detti microaneurismi) o arrivando anche a rompersi, formando piccoli sanguinamenti (emorragie) più o meno estesi.

La trasudazione della parte liquida del sangue comporta un rigonfiamento, un ispessimento della retina (edèma). L’edema della macula si associa a un importante disturbo visivo. Le gravi alterazioni della circolazione della retina, che si manifestano nella fase tardiva, portano ad una carenza di ossigeno in questo distretto e alla formazione di aree ischemiche, cioè poco irrorate dal sangue (microinfarti con ischemia di zone circoscritte). Per mantenere la circolazione efficiente, la retina sviluppa al suo interno nuovi microvasi sanguigni (neovasi) che crescono in modo caotico distruggendo il tessuto “nobile” nervoso. Questi neovasi purtroppo sono molto fragili e si rompono facilmente determinando emorragie sempre più gravi che possono diffondersi al corpo vitreo provocando un possibile distacco di retina. A questo punto la retinopatia diabetica viene chiamata “proliferante”: diventa molto grave e inarrestabile sino alla cecità.

Un’altra grave complicanza è il glaucoma neovascolare, che comporta una forte sintomatologia dolorosa oltre che una grave perdita funzionale. L’occhio, la retina in particolare, risulta maggiormente colpita perché è ricca di vasi, che non confluiscono tra di loro ma scorrono isolati. Essa è inoltre costituita da cellule nervose. Altri fattori possono influire in maniera più o meno determinante: alcool, fumo, alcuni farmaci, ipertensione arteriosa, nefropatie.

In caso di diabete l’occhio può ammalarsi “di nascosto”. Anche in assenza di disturbi della vista, è bene sottoporsi a regolari visite oculistiche con esame del fondo oculare, con una certa periodicità o a discrezione dell’oculista. Il paziente diabetico deve sapere che l’efficacia della terapia delle complicanze oculari è strettamente correlata alla precocità della diagnosi. Ne consegue che la prevenzione secondaria (diagnosi precoce) è di fondamentale importanza. Questo perché spesso le alterazioni della vista sono sempre tardive rispetto all’insorgere della malattia che per tanto tempo può evolvere asintomatica.

La diminuzione della vista, infatti, si ha solo quando la malattia coinvolge la sua parte centrale, e cioè la macula. Se necessario si ricorrerà ad un esame strumentale di tipo invasivo, più sensibile, capace di svelare anche le più piccole anomalie ischemiche del circolo sanguigno retinico: la fluorangiografia. Consiste nell’iniettare per via endovenosa  una sostanza colorante gialla, la fluoresceina, che, entrando in circolo, permette di evidenziare le alterazioni morfologiche e funzionali dei vasi retinici. Un esame di recente introduzione è l’Oct (Tomografia a coerenza ottica), che misura gli spessori della retina mettendo in risalto un possibile edema causato dal diabete.

Una terapia molto utile a contrastare la progressione della retinopatia diabetica è quella laser. Messo a fuoco sulla retina determina una “bruciatura” del tessuto con sua distruzione e successiva cicatrizzazione. Le zone colpite dopo il trattamento funzionano meno ma questo è un “sacrificio” necessario per consentire un controllo della malattia. Il laser quindi, non guarisce né rigenera la retina malata, ma semplicemente blocca la progressione della malattia. Non ridà la vista perduta ma cerca di mantenere quella che si possiede.

La terapia chirurgica viene attuata nelle fasi avanzate quando si sono formate emorragie che invadono il vitreo oppure si è creato un distacco di retina. In questi casi la vitrectomia (rimozione del vitreo e sua sostituzione con sostanze trasparenti e tamponanti) può ridare una certa funzionalità visiva. Ci sono sperimentazioni su farmaci capaci di ostacolare la progressione della retinopatia. Si tratta di iniezioni, rapide e poco dolorose, di sostanze che contrastano la crescita di neovasi e la fuoriuscita di liquido in eccesso dal circolo retinico.Spesso sono necessarie iniezioni ripetute nel tempo per ottenere un risultato duraturo.

Maria Letizia Boccia
Medico oculista, referente regionale Aimo per la Calabria
maletiziaboccia@yahoo.it
www.studiooculisticomediterraneo.com

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