Tiroidectomia senza cicatrici, nuova tecnica mininvasiva
Per circa un secolo, la chirurgia della tiroide è stata eseguita più o meno nello stesso modo: incisione sul collo ed asportazione della ghiandola con apposizione di numerosi fili e lacci per controllare i vasi sanguigni. La crescente necessità di migliorare i risultati è stata assecondata dallo sviluppo tecnologico e l’avvento di strumenti ad energia (ultrasuoni, radiofrequenze o entrambe combinate) ha permesso l’ideazione di nuovi approcci chirurgici, in sicurezza.
Così, circa venti anni fa, è stata introdotta, dalla Endocrinochirurgia di Pisa, la tiroidectomia mini-invasiva video-assistita (Mivat): questo intervento prevede l’utilizzo di una telecamera Hd con un set chirurgico appositamente ideato e permette di ridurre al minimo l’incisione cutanea (lasciando una cicatrice di 15-20 millimetri) e di ridurre significativamente il dolore post-operatorio. La tecnica si è diffusa successivamente in tutto il mondo, essendone stata dimostrata sicurezza ed efficacia. Ma la sua applicazione è limitata dalle dimensioni della tiroide e del nodulo.
Successivamente è stata proposta la tiroidectomia robotica (Rt): essa è eseguita da un chirurgo che opera da una consolle, comandando le braccia di un robot che esegue l’intervento, assicurando una eccellente visione tridimensionale e una maggior precisione delle manovre chirurgiche. A questo si unisce il vantaggio estetico, in quanto la cicatrice viene spostata nel cavo ascellare. E’ un intervento attualmente eseguito in pochi centri ad alto volume.
Del tutto recentemente, negli ultimi tre anni circa, è stata proposta una nuova tecnica, trans-orale. La Toetva (il cui significato tradotto dall’acronimo inglese è Tiroidectomia Endoscopica Trans-Orale con Approccio Vestibolare) segue la filosofia di eseguire interventi chirurgici attraverso orifizi naturali del corpo, senza lasciare alcuna cicatrice.
Una piccola incisione di 10 millimetri viene eseguita nella parte interna del labbro inferiore ed una telecamera Hd viene inserita da qui fino ad arrivare nel collo: altre due piccole incisioni di 5 millimetri permettono di inserire nello stesso spazio gli strumenti necessari per l’intervento, che sono gli stessi utilizzati quotidianamente negli interventi eseguiti in laparoscopia. Il chirurgo opera guardando un monitor in cui l’immagine ad alta definizione permette di ingrandire significativamente le delicate strutture anatomiche da conservare, come i nervi laringei e le ghiandole paratiroidi. Al termine dell’intervento residuano tre piccole ferite nascoste nella parte interna del labbro inferiore, che scompariranno completamente nei giorni successivi, in quanto la mucosa del labbro ripara senza cicatrici residue.
Il paziente sembra avere meno dolore (probabilmente perché non ci sono incisioni cutanee né sezioni muscolari) e può mangiare la sera stessa dopo l’intervento. Non essendoci ferite cutanee può lavarsi come sempre e può tranquillamente esporsi al sole. L’assenza di cicatrice previene, ovviamente, anche tutte le complicanze legate alla ferita, come la infezione di ferita, la deiscenza, la formazione del cheloide e di cicatrici rilevate ed assicura un perfetto risultato estetico.
La tecnica è agli inizi ma uno studio pubblicato su Jama Surgery ha asserito che la maggior parte degli endocrinochirurghi prevede che avrà una larga diffusione nel mondo, sia perché tecnicamente permette di vedere accuratamente il campo operatorio, bilateralmente e simmetricamente, sia perché sembra essere efficace e sicura. Dal momento che richiede l’uso di strumenti consueti, anche il costo dell’intervento è contenuto. Inoltre, le complicanze non sembrano essere superiori a quelle dell’intervento tradizionale.
Questo intervento richiede, però, di combinare due abilità: la chirurgia della tiroide con la perfetta conoscenza dell’anatomia del collo e la chirurgia video-laparoscopica che permette il corretto utilizzo di telecamera e strumenti dedicati; per tali motivi deve essere eseguito in centri specializzati.
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Andrea Casaril è responsabile dell’Unità di Endocrinologia dell’ospedale Pederzoli di Peschiera del Garda.
L’Unità di Endocrinochirurgia dell’Ospedale Pederzoli di Peschiera del Garda (Verona), responsabile dottor Andrea Casaril, utilizza la tecnica tradizionale, la Mivat e la Toetva, mirando a personalizzare il più possibile l’intervento chirurgico. La possibilità di scegliere tra vari tipi di approcci per rimuovere la ghiandola permette di scegliere il tipo di trattamento più adatto ad ogni singolo paziente. Questa filosofia è così perseguita che il dottor Casaril, con la sua equipe e altri prestigiosi colleghi italiani (come il professor Dionigi di Messina, ed il professor Materazzi di Pisa) ed internazionali (dottor Anuwong di Bangkok e dottor Karakas di Dusseldorf), ha organizzato un congresso che si terrà a Verona il prossimo novembre dal titolo “Tiroide su Misura” ed un corso internazionale a livello europeo, per insegnare la Toetva ad altri chirurghi.