Gabriele Materazzi

Tutti i vantaggi della tiroidectomia robotica trans-ascellare

di gabriele materazzi | 23 maggio 2018 | pubblicato in
gabriele materazzi

Ad oggi la tiroidectomia è uno degli interventi chirurgici più eseguiti al mondo, poiché le malattie della tiroide curabili esclusivamente o quasi solo attraverso la chirurgia sono purtroppo molto frequenti.

La tiroidectomia convenzionale, che viene praticata attraverso un’incisione alla base del collo, è da considerarsi al giorno d’oggi estremamente sicura ed efficace, specialmente se eseguita da mani esperte; tuttavia produce necessariamente una cicatrice che, per ragione della sua posizione, esposta durante tutta la vita di relazione, può essere assai deturpante, specie nei casi in cui per varie ragioni il processo di guarigione della ferita non avviene correttamente come nel caso dei cheloidi. Inoltre, considerando che la patologia tiroidea colpisce donne giovani con maggiore frequenza, va da se che questa problematica ha sempre rivestito una notevole importanza.

Per questa ragione fin dalla fine del secolo scorso molti chirurghi esperti in questo tipo di chirurgia si sono adoperati per cercare di ridurre al minimo la visibilità della cicatrice  (come nel caso della tecnica Mivat, sviluppata a Pisa dall’equipe del professor Miccoli), oppure per spostarla in regioni anatomiche meno esposte, lontane dal collo e facilmente occultabili.

tireidectomia transascellareTra i tanti, nel 2000 Ikeda propose una tecnica endoscopica con incisione a livello ascellare, posizione particolarmente favorevole poiché la cicatrice viene facilmente nascosta dal braccio quando questo rimane in posizione normale, anche nel caso in cui gli indumenti stessi non provvedano a coprirla. Questa tecnica però ha avuto una diffusione non eccezionale, che si è limitata per lo più ai paesi dell’estremo oriente; essa infatti risulta complessa da eseguire, specialmente su pazienti con una massa corporea più pronunciata come quelli occidentali, a causa degli spazi di manovra assai angusti, dell’utilizzo di strumenti rigidi e della visione bidimensionale.

Una svolta si è registrata nel 2007 quando il chirurgo sudcoreano Chung mise a punto una tecnica con il medesimo accesso ma che sfruttava i nuovi robot chirurgici, che in quegli anni iniziavano a diffondersi. L’ausilio di queste macchine semplifica moltissimo la procedura, poiché il chirurgo si può avvalere di una visione tridimensionale amplificata e di speciali strumenti con articolazioni snodabili capaci di assicurare una destrezza vicina a quella della mano umana seppur occupanti spazi minimi.

Grazie a questa innovazione l’accesso ascellare ha iniziato piano piano a diffondersi anche nei paesi europei, dove attualmente è applicata con successo nei maggiori centri di chirurgia tiroidea con centinaia di pazienti trattati. Ormai, inoltre, sono molteplici le pubblicazioni scientifiche che certificano la sicurezza e l’efficacia della tecnica di tiroidectomia robotica con accesso ascellare, realizzate presso sia i paesi orientali dove la tecnica ha avuto origine sia nei paesi europei dove si è affermata più tardi, e sono molteplici le pubblicazioni che ne certificano il risultato cosmetico eccellente.

Un altro punto a favore della tecnica risiede nella possibilità di essere attuata per un largo spettro di patologie chirurgiche della tiroide, che comprende noduli maligni di piccole dimensioni, noduli benigni anche di grandi dimensioni (fino a 6 centimetri, questa è l’unica tecnica in alternativa alla chirurgia tradizionale che permette di trattare noduli così voluminosi), mentre è da evitare in caso di severa infiammazione della ghiandola tiroidea, in caso di volume tiroideo estremamente aumentato e nei casi di noduli maligni di stadio avanzato. Anche il dolore postoperatorio e la degenza ospedaliera dopo l’intervento si sono rivelati sovrapponibili alla chirurgia tradizionale, nonostante la lunga distanza che il chirurgo deve percorrere tra il collo e l’ascella potesse suggerire dei risultati peggiori a livello di questi parametri. Risulta quindi prevedibile che, quando i costi dovuti all’utilizzo del robot caleranno a causa della scadenza dei brevetti, questa tecnica si diffonderà ulteriormente, seppur rimanendo appannaggio dei centri di chirurgia tiroidea con maggior numero di pazienti.

Nel Centro della Tiroide dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana la tecnica di chirurgia robotica con accesso ascellare è praticata fin dal 2011, e fin dal 2013 con cadenza settimanale, con una casistica di più di 350 interventi che si configura come una delle maggiori in Europa, ottenuti per lo più su giovani donne per le quali un risultato cosmetico eccellente è sicuramente più importante. I risultati in termini di sicurezza, efficacia e radicalità si sono dimostrati anche nella nostra esperienza come del tutto sovrapponibili alla tiroidectomia convenzionale, così come eccellenti sono stati i risultati in termini di soddisfazione delle pazienti.

In conclusione, la tiroidectomia robotica con accesso ascellare è ormai considerata, nei casi in cui questa tecnica è applicabile, come una alternativa estremamente vantaggiosa rispetto alla tiroidectomia convenzionale in termini di risultato estetico e soddisfazione del paziente, garantendo gli stessi standard di radicalità e sicurezza.

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Gabriele Materazzi è direttore dell’Unità operativa di Endocrinochirurgia dell’Azienda Ospedaliera-Universitaria Pisana.

 

 

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