Al via ponte sanitario tra Palermo e il Bangladesh

di oggisalute | 9 giugno 2015 | pubblicato in Attualità
filippazzo

Dietro l’acronimo Bondhu c’è un progetto, un sogno che sta per diventare realtà, che parla di assistenza e solidarietà umanitaria, di vite umane da salvare. È nato un ponte fra l’Azienda Villa Sofia Cervello di Palermo e il Bangladesh, il paese che con i suoi 161 milioni di abitanti ha la maggiore densità di popolazione nel mondo e fra i quattro paesi fra Asia e Africa con il maggiore tasso di mortalità infantile.

Un ponte che parte proprio da questa parola, “Bondhu”,  che in lingua bengalese significa “amico”, ma che è anche la sigla di Bond of Nations’ Deeds for Heatlhcare Unit. L’iniziativa, promossa dalla Fondazione per l’Emergenza del Sud del Mondo (FESSM) in collaborazione con l’organizzazione umanitaria internazionale Life and Life onlus e presentata ufficialmente dall’Azienda Ospedaliera Villa Sofia Cervello, ha ricevuto il via libera da parte della Commissione Europea con un finanziamento di due milioni di euro. Adesso Bondhu, che avrà una durata di 42 mesi, passa alla fase della progettazione esecutiva, che sarà sottoposta a nuova valutazione, e potrà quindi diventare operativo ad inizio del 2016.

Anima del progetto è la dottoressa Maria Gabriella Filippazzo (nella foto), presidente della Fondazione ed ex Direttore di Presidio di Villa Sofia Cervello che dal 10 al 16 giugno sarà proprio in Bangladesh per mettere a punto gli aspetti organizzativi. “L’obiettivo – spiega Maria Gabriella Filippazzo –  è quello di costituire una rete territoriale di primo intervento sanitario per le popolazioni povere del Bangladesh. Il target è rappresentato dagli abitanti delle grandi città del paese, che vivono in condizioni di miseria, rendendo disponibile un punto di riferimento nelle aree più povere e degradate dal punto di vista igienico sanitario, in modo da collaborare e potenziare i servizi esistenti”.

La popolazione più specificamente coinvolta sarà quella delle donne in gravidanza e dei bambini entro i 5 anni di età con la collaborazione ed il coinvolgimento dei “family planning center”. In Bangladesh, secondo le ultime statistiche, su 1000 bambini nati, 49 non arrivano al primo anno di vita.

Le municipalità coinvolte sono quattro: a Nord la capitale Dhaka, con 15 milioni di abitanti, suddivisa in 2 settori, poi Faridpur, al centro con 1.7 milioni di abitanti e Gopalgonj, più a Sud, con 1,1 milioni di abitanti. In ciascuna municipalità nasceranno due Centri di primo intervento Bondhu, collegati funzionalmente via telefono e internet con un centro di coordinamento, uno per ogni municipalità (due per Dhaka), chiamato a gestire la mobilità di due ambulanze da trasporto. I Centri Bondhu, aperti giorno e notte, saranno gestiti da infermieri (sempre presenti 1 uomo e 1 donna) che svolgeranno una funzione di triage/primo soccorso in  grado di iniziare trattamenti “semplici” come l’avvio della re-idratazione orale per la diarrea  e indicazioni di igiene “di base”.  Ogni centro coordinatore sarà gestito da un medico e da un infermiere, e avrà sede negli ospedali che hanno aderito al progetto”. “Un progetto – sottolinea il Direttore generale di Villa Sofia Cervello Gervasio Venuti – dal grande valore umanitario che ha trovato immediato accoglimento da parte della Commissione Europea.  Metteremo a disposizione il nostro know how, le migliori risorse umane di Villa Sofia Cervello per intervenire in una delle aree più difficili del pianeta”.

“La fase più delicata del progetto – aggiunge la dottoressa Filippazzo – sarà quella della formazione che dovrà essere di qualità, con la padronanza della lingua inglese, e l’impiego di altre figure come i mediatori culturali di madre lingua Bangladese.  Il personale infermieristico dei Centri Bondhu, scelti fra gli operatori del Bangladesh, sarà selezionato e valutato da personale dell’organizzazione responsabile del progetto per identificarne le competenze per il compito specifico da svolgere.  Saranno selezionati piccoli gruppi di cinque infermieri che svolgeranno un tirocinio di un mese a Palermo con l’aiuto di interpreti di madre lingua bangladese. Gli infermieri formati, una volta tornati in patria faranno a loro volta da formatori dei loro colleghi con l’assistenza degli infermieri e dei medici con cui avranno lavorato a Palermo. Nell’arco di quattro mesi saranno pronte le prime squadre per attivare il servizio”.

Gli infermieri che faranno parte del progetto dovranno essere capaci di svolgere la funzione di triage periferico, valutare la situazione di gravità del caso presentato (frequenza cardiaca, frequenza atti del respiro, colore della cute e delle mucose, febbre, sudorazione e pressione arteriosa),  usare un elettrocardiografo, di effettuare esami di laboratorio “semplici”  glicemia, esame delle urine, test rapidi per la malaria.  I medici e gli infermieri del centro di coordinamento saranno selezionati tra i professionisti disponibili in Bangladesh ed ulteriormente formati per svolgere il ruolo previsto.

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